Cultura & Società

Cremona, in mostra al Museo del violino la liuteria toscana del ‘900

Sabato 8 febbraio, alle 10,45, la rassegna sarà inaugurata da un incontro di approfondimento con Paolo Sorgentone e dall’audizione del violino Alfio Batelli del 1945 suonato dal solista e camerista Duccio Ceccanti. Saranno esposti 20 strumenti, appartenenti al Museo del Violino, al Comune di Cremona ed a collezioni private. Alcuni intersecano la storia di Cremona, come il violino e la viola di Igino Sderci, vincitore della Mostra Concorso promossa in occasione delle celebrazioni stradivariane del 1937 o la viola di Piero Badalassi, premiato con medaglia d’oro al primo concorso Triennale nel 1976. Altri testimoniano l’abilità di importanti costruttori quali Giuseppe Scarampella, Oreste Cavallini, Giuseppe e Alfredo Del Lungo, Lapo Casini, Giuseppe Bargelli, Luigi Maggiali e Dario Vettori. Non mancheranno le curiosità, come il controviolino (1914) di Luigi De Zorzi, la viola d’amore di Silvio Vezio Paoletti e la viola tenore di Fernando Ferroni copia dello strumento stradivariano appartenente alla Collezione Medicea.

La scuola toscana Toscana, ancorché non riconducibile né ad uno stile preciso, né all’impronta di un “capostipite”, assume un ruolo particolarmente importante nel panorama liutario italiano. Fin dalle sue origini, infatti, ha saputo accogliere esperienze diverse per elaborarle con il gusto artistico e l’abilità artigianale che da sempre albergano nella regione.

Questa formula dell’accoglienza di stili differenti è riscontrabile costantemente nella Liuteria Toscana. Autori come i Gragnani sono legati alla liuteria olandese, i Gabrielli più vicini alle linee germaniche, Giuseppe Scarampella fu allievo di Nicolò Bianchi a Parigi, Igino Sderci è legato a doppio filo alla Lombardia dei Bisiach. In tutti gli autori toscani è facilmente rilevabile l’influsso di qualche scuola lontana… eppure tutti sono riusciti a distinguersi, ad elaborare la tradizione di cui sono eredi.

La ricchezza stilistica dei liutai toscani trova riscontro anche nei diversi metodi costruttivi utilizzati. Nelle botteghe si ricorreva all’uso della forma interna come di quella esterna, si procedeva filettatura a cassa chiusa o in fase di scultura, erano diverse forme e dimensioni dei tasselli interni e delle controfasce… Da questa diversità deriva una ricchezza ancor viva nei laboratori contemporanei e sicuramente foriera di un contributo importante alla liuteria italiana, tracciando e percorsi di osmosi e contaminazione che la mostra al Museo del Violino sa indagare con rigore storico e analitico.

La partecipazione alla conferenza ed all’audizione e la visita alla mostra sono incluse nel biglietto di ingresso del Museo.