Cultura & Società

Dal 22 maggio I due Foscari di Verdi al Festival del Maggio. Plácido Domingo festeggia la 4100esima recita della sua carriera

La regia dell’opera, alla sua prima rappresentazione al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino e che a suo tempo fu eseguita per la prima volta a Firenze al Teatro della Pergola nel gennaio del 1845, è firmata da Grischa Asagaroff, scene e costumi d’ispirazione d’epoca sono di Luigi Perego, le luci di Valerio Tiberi e la coreografia è curata da Cristiano Colangelo.  

In locandina una compagnia di canto che schiera per iniziare uno dei più celebri nomi del panorama lirico mondiale: Plácido Domingo che è Francesco Foscari, Doge di Venezia.  Suo figlio, Jacopo Foscari, è interpretato da Jonathan Tetelmanal suo debutto al Maggio è considerato uno dei più promettenti tenori della sua generazione. Un altro nome di caratura internazionale e grandissima voce verdiana è il soprano María José Siri che interpreta Lucrezia Contarini, moglie di Jacopo; il basso Riccardo Fassi al suo debutto fiorentino interpreta Jacopo Loredano, membro del Consiglio de’ Dieci.

Completano il cast, quattro artisti dell’Accademia del Maggio: Joseph Dahdah è il senatore Barbarigo, Xenia Tziouvaras nel ruolo di Pisana, Lulama Taifasi come Fante del Consiglio de’ Dieci e Adam Jon come Servo del Doge. Il Coro del Maggio è diretto dal maestro Lorenzo Fratini

 

Altre quattro le recite in cartellone: il 25, 31 maggio e 3 giugno alle ore 20 e il 28 maggio alle ore 17.  

 

Grazie alla Fondazione CR Firenze, la recita del 03/06/2022 è in vendita con uno sconto del 50% su i biglietti di ogni settore. 

 

Per il ciclo “Oltre il sipario”, conferenze sulle opere del Festival realizzato in collaborazione con Publiacqua, venerdì 20 maggio alle ore 17:30 il musicologo Giuseppe Rossi parlerà dell’opera. L’incontro si svolgerà nel Foyer di galleria del Teatro con la partecipazione dei cantanti e dei pianisti dell’Accademia del Maggio Musicale Fiorentino. 

 

Il maestro Carlo Rizzi, giunto alla sua quarta produzione al Maggio dopo le recite in forma di concerto di Un ballo in maschera La Traviata di Verdi, entrambe dirette nel luglio del 2020 e il concerto tenuto insieme a Juan Diego Flórez nel settembre dello stesso anno, è uno dei direttori più apprezzati della scena internazionale e nel corso della sua carriera ha legato il suo nome ad alcuni dei teatri più prestigiosi come il Metropolitan di New York e il Covent Garden di Londra; è dotato di un repertorio ampio che si estende dai capisaldi operistici di Verdi, Puccini e Rossini alle rarità di Bellini, Cimarosa e Donizetti e a Giordano, Pizzetti e Montemezzi. Ha collaborato con orchestre del calibro della London Philharmonic, la Filarmonica della Scala, l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e la Hungarian National Philharmonic. Anche il maestro Rizzi affronta per la prima volta I due Foscari, e non nasconde le sue emozioni nel tornare al Maggio: “Dopo Traviata Un Ballo in Maschera dell’estate del 2020 sono davvero felice di ritornare al Maggio con I Due Foscari, questa volta nella nuova sala Zubin Metha. Una sala dall’acustica viva ma non spigolosa e che permette un rapporto molto diretto tra la buca e il palcoscenico: qui è possibile percepire tutte le sfumature che Verdi ha inserito in quest’opera, dal pianissimo mormorato del tema affidato al clarinetto all’esplosione violenta a tutta che sottolinea l’incubo di Jacopo Foscari in prigione. È un’ opera relativamente breve dove le scene si susseguono e il dramma si svolge rapidamente, mettendo a nudo i diversi stati d’animo dei personaggi che Verdi sottolinea anche con dei ‘ leitmotiv’ ante litteram. È la prima volta che dirigo i Foscari e sono particolarmente contento di poterlo fare con il coro e l’orchestra del Maggio che hanno un’innata affinità con questa musica e con un cast di grandissimi artisti”. 

La regia è curata da Grischa Asagaroffgiunto alla sua seconda produzione per il Maggio dopo le due messe in scena di L’elisir d’amore per i bambini, riduzione per ragazzi del capolavoro di Donizetti andate in scena a febbraio e ottobre 2020 dirette da Gianna Fratta.  “Non è la prima volta che affronto una composizione verdiana, come ErnaniRigoletto o Otello, dice il regista, è però la prima volta che affronto I due Foscari e devo dire che più che mi addentravo nella conoscenza di quest’opera, più me ne sono assolutamente innamorato, anche grazie ai vari leitmotiv che mi hanno ricordato lo ‘stile wagneriano’. Anche la musica stessa è molto cupa, triste addirittura in molte sfumature. L’opera stessa ‘vive’ di personaggi come Loredano per esempio, permeati da una personalità cupa e quasi ‘sinistra’. Anche con Luigi Perego, che ha curato le scene e i costumi, abbiamo pensato di cercare di sfruttare quanto più spazio possibile e questo ci è stato possibile anche grazie alla scenografia: ci siamo ispirati alla tomba di Foscari, nella Chiesa dei Frari a Venezia; è la nostra ‘torre scenica’, che gira e che crea gli spazi in cui i cantanti si muoveranno. Abbiamo anche avuto il modo di creare gli spazi per il balletto, che reputo molto importante perché unico momento dell’opera in cui le atmosfere cupe riescono ad allentarsi, prima del terribile finale. Un altro aspetto che ho apprezzato molto di quest’opera è la rivalità fra le famiglie Foscari e Loredano: impossibile non trovare un rimando alla spietata rivalità familiare che fa da sfondo a Romeo e Giulietta.” Grischa Asagaroff ha lavorato in numerosi teatri d’opera tra cui quelli di Monaco, Dortmund e la Staatsoper di Vienna, dove ha lavorato a stretto contatto, tra gli altri, con Jean-Pierre Ponnelle. Dal 1979 lavora stabilmente al Teatro dell’Opera di Zurigo dove è stato anche direttore artistico e ha diretto numerose produzioni tra cui Maria Stuarda (Donizetti), Il barbiere di Siviglia (Rossini), I Puritani e La Sonnambula (Bellini), Ernani (Verdi), Fedora (Cilea), L’elisir d’amore (Donizetti) e Evgenij Onegin (Tchaikovsky). Ha inoltre diretto Der ring des Nibelungen (Wagner), Così fan tutte e Idomeneo (Mozart), Carmen (Bizet), L’amico Fritz (Mascagni), Simon Boccanegra (Verdi) che ha messo in scena in alcuni dei festival e teatri più importanti come Vienna, Atene, Buenos Aires, Dresda, Madrid, Monte Carlo e Salisburgo.

 

Nel ruolo del Doge di Venezia, padre di Jacopo, il grande Plácido Domingo, che nel corso della sua carriera ha interpretato il personaggio numerose volte. Fra i più apprezzati, acclamati e famosi tenori del XX secolo, Domingo è stato capace, nel corso degli ultimi anni, di imporsi, non solo come direttore d’orchestra ma anche come baritono. Nei suoi quasi sessant’anni di attività musicale Domingo ha costruito uno tra i più ampi ed eclettici repertori musicali del Novecento. La sua grande poliedricità vocale, unita alla profonda conoscenza e sensibilità musicale e a una naturale propensione per lo studio professionale e le lingue gli hanno infatti permesso di affrontare un numero sconfinato di ruoli, oltre 130 diversi. Innumerevoli le sue collaborazioni, inclusa un’imponente discografia, con alcuni dei più grandi direttori dello scorso mezzo secolo tra cui Claudio Abbado, Riccardo Muti, Zubin Mehta, Leonard Bernstein, Carlos Kleiber e Bruno Bartoletti. Con la recita del 22 maggio, Plácido Domingo taglia un suo personale traguardo: sarà la 4.100esima recita della sua luminosa carriera. Di questo ruolo, Plácido Domingo ha detto: “Ho avuto la grande gioia di impersonare i “due Dogi”: prima nel Simon Boccanegra e poi, qualche anno più tardi, ne I due Foscari

Penso che sia un’opera di Verdi assolutamente straordinaria, anche se, magari, poco conosciuta: è straordinario pensare inoltre che quest’opera sia stata scritta quasi in contemporanea all’altra uscita nello stesso anno, Ernani, nel 1844. Un personaggio, da un punto di vista drammaturgico, davvero stupendo. Vedo molto, nel personaggio di Francesco, del dolore che Verdi possa aver provato in quel periodo, segnato dalla perdita dei figli e della moglie. È inoltre un ruolo straordinario di baritono, che sono orgoglioso di aver portato anche a Los Angeles.  Anche il cast è davvero stupendo: da Maria José Siri, che conosco bene perché abbiamo cantato spesso assieme e poco tempo fa eravamo proprio qui al Maggio per Nabucco, quando lei ha debuttato il ruolo di Abigaille. Maria è una cantante splendida; Jonathan Tetelman pure è un tenore straordinario. In questa produzione il lavoro del regista Asagaroff è semplice ma davvero efficace, e straordinario è pure poter collaborare con il maestro Carlo Rizzi, con cui ho lavorato al Metropolitan nel settembre del ‘99  in una produzione di Cavalleria e Pagliacci.  Quindi devo dire che sono davvero felice e divertito di tornare al Maggio, in questa produzione che segna mia recita numero 4100 come cantante! Iniziai con Traviata, appena diciottenne, quasi coetaneo di Alfredo Germont e ora, a 81 anni compiuti interpreto Francesco Foscari, che proprio da libretto ha la mia età. Ho avuto il piacere di sostenere questo ruolo in più di 30 recite. Penso proprio che il personaggio di Francesco mi si addica molto, e come già accennato per me, questo è stato il secondo ‘Doge’, dopo il “Simone”, mio primo ruolo assoluto quando nel 2009 passai dal registro di tenore a quello baritonale.”

 

Jonathan Tetelman interpreta Jacopo Foscari: al suo debutto assoluto sulle scene del Teatro del Maggio, ha compiuto gli studi presso l’American Boychoir School di Princeton. Dopo la laurea presso la Manhattan School of Music – come baritono – Tetelman ha proseguito gli studi universitari presso la Mannes School of Music, dove ha iniziato il graduale passaggio al registro tenorile. In seguito ha studiato con Mark Schnaible, che è stato determinante nel finalizzare il processo di transizione vocale. Nel 2016 è arrivato in finale al “Mildred Miller International Voice Competition”  mentre l’anno successivo ha trionfato al “New York Lyric Opera Theatre Competition”. Considerato dalla critica come uno dei tenori più dotati e promettenti della sua generazione, ha recentemente firmato un contratto in esclusiva con la Deutsche Grammophon; nonstante la giovane età ha già affrontato numersi titoli operistici fra i quali Madama ButterflyFrancesca da RiminiPagliacciToscaCarmen Werther.  “È meraviglioso essere qui a Firenze, al Maggio Musicale Fiorentino, per la prima volta e poter cantare con questo cast meraviglioso, ha detto il tenore, credo che ciò che Verdi definiva la ‘parola scenica’ sia nato con il ruolo di Jacopo Foscari e che quest’opera stessa, e il mio personaggio, siano stati d’ispirazione a Puccini per Cavaradossi. È un grande privilegio essere qui e spero che tutti si divertiranno”.

 

Il ruolo di Lucrezia Contarini, moglie di Jacopo, ha la voce di María José Siri: fra le più apprezzate interpreti pucciniane e verdiane degli altimi anni, è una presenza costante nei cartelloni dei più importanti festival e teatri internazionali come il Teatro alla Scala, il Gran Teatre del Liceu, la Staatsoper di Vienna, la Staatsoper di Berlino e i Festival dell’Arena di Verona e del Maggio Musicale Fiorentino. In Italia ha debuttato nel 2008 al Teatro Carlo Felice di Genova sotto la direzione musicale di Bruno Bartoletti ne Il Trovatore di Giuseppe Verdi, sulle scene fiorentine, dopo il debutto avvenuto nel 2011 per l’Aida diretta da Zubin Mehta per la regia di Ferzan Ozpetek, è stata recentemente fra le protagoniste di Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea, opera inaugurale dell’83º Maggio Musicale diretta da Daniel Harding per la regia di Frederic Wake Walker. Commentando il suo ritorno sulle scene fiorentine, María José Siri non ha nascosto le sue emozioni: “Tornare al Maggio è sempre una grande soddisfazione, sia professionale che personale: adesso ho l’opportunità di farlo interpretando Lucrezia, in assoluto fra le protagoniste verdiane più incisive per carattere, temperanza e resistenza. È una vera e propria ‘tigre’, che combatte sino all’ultimo per difendere i ‘suoi’ Foscari, una nobile dall’animo umano ma al contempo battagliero, che non teme di affrontare il temuto Consiglio de’ Dieci pur di proteggere coloro che ama”.  

 

Jacopo Loredano, membro del Consiglio de’ Dieci, è interpretato da Riccardo Fassi: al suo debutto al Festival del Maggio, Riccardo Fassi inizia il suo percorso artistico nel 2014 debuttando come Masetto nel Don Giovanni con la regia di Graham Vick presso il Teatro Sociale di Como. Da quel momento, nel corso degli anni, debutta in numerosi teatri internazionali come la Wiener Staatsoper, il Teatro alla Scala di Milano, il Teatro dell’Opera di Roma, il Teatro Regio di Torino o L’Arena di Verona. Il suo repertorio spazia tra Mozart, belcanto e Verdi inquadrandosi in una vocalità di basso cantabile, spaziando da personaggi quali Figaro da Le Nozze di Figaro, Don Giovanni e Leporello da Don Giovanni, il Conte Rodolfo de La Sonnambula, o Colline ne La Bohème sono alcuni dei ruoli che contraddistinguono la sua carriera. Parlando del suo personaggio, vero antagonista dell’opera di Verdi, Fassi ha espresso la sua grande soddisfazione nel dare voce ad un ruolo così particolare, da lui già affrontato in carriera: “Reputo il ruolo di Loredano ottimo per approcciarsi al repertorio verdiano: è il motore drammaturgico dell’opera e risulta davvero divertente da interpretare. Essendo il ‘cattivo’ egli stravolge il destino degli altri personaggi e dipana la trama, grazie alla spietata vendetta da lui stesso orchestrata. Debuttare al Festival del Maggio, inoltre, mi dà una grande soddisfazione.” 

Completano il cast quattro fra i talenti e gli ex-allievi dell’Accademia del Maggio Musicale: Joseph Dahdah nel ruolo del senatore Barbarigo; Xenia Tziouvaras come Pisana, amica e confidente di Lucrezia; Lulama Taifasi come Fante del Consiglio de’ Dieci e Adam Jon nel ruolo del Servo del Doge. Xenia Tziouvaras e Joseph Dahdah saranno inoltre fra i protagonisti dell’imminente Ayda – Amore fatale, spettacolo di Venti Lucenti tratto dall’Aida di Verdi in programma dal 4 all’8 giugno nella Cavea del Teatro del Maggio.  

 

Nell’analisi dei costumi e delle soluzioni scenografiche adottate, il costumista e scenografo Luigi Perego si ha sottolineato soprattutto la funzione evocativa che un’opera come questa, nella sua ambientazione storica, riesce a trasmettere: “Venezia è da sempre una fonte inesauribile di creazioni evocative: il fatto stesso che sia una città destinata a scomparire sprofondando nelle acque, evidenzia perfettamente quello che è il cuore del capolavoro verdiano. Il mondo del Doge Francesco Foscari che svanisce letteralmente davanti a lui. Per quanto riguarda le scene mi sono lasciato ispirare dal “Monumento al Doge Francesco Foscari” nella Basilica dei Frari a Venezia, penso che sia perfetto: elaborando scenograficamente il monumento come se fosse una grande torre, facendolo girare esso crea gli ambienti dell’opera.”  Anche Valerio Tiberi, che cura le luci, ha evidenziato di come anche il lavoro svolto sia stato ‘al servizio’ della struttura drammaturgica: “La luce in questo allestimento ha il compito principale di valorizzare drammaturgicamente la scenografia e la regia messa in opera. Anche la luce avrà delle sfumature psicologiche, nella prigione per esempio, cosi come nel finale alla morte del Doge. L’ispirazione estetica principale deriva invece da Rembrandt, per quanto essa possa essere rappresentabile in uno spettacolo operistico e dinamico.” 

In contrapposizione alle sfumature visive cupe per il fato che attende i protagonisti, Cristiano Colangelo, che firma la coreografia, ha parlato di come essa aiuti ad allentare in parte l’atmosfera in scena: “La Barcarola del III atto, preceduta dall’introduzione, è sicuramente un momento in cui nell’opera si allentano le cupe atmosfere legate alla tragedia del racconto. Durante la creazione della coreografia e attraverso i movimenti dei ballerini ho cercato di immaginarmi quattro vigorosi gondolieri che nella fase di regata raggiungono delle giovani ragazze, in palpitante attesa di essere accolte e trasportate sulle loro gondole. Di ispirazione puramente neoclassica sarà interpretato da otto danzatori. 

L’opera

Sesto titolo del catalogo verdiano realizzato durante gli ‘anni di galera’, I due Foscari, opera in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave, debutta al Teatro Argentina di Roma il 3 novembre del 1844. La première, come riferì Verdi stesso, si rivelò «un mezzo fiasco», dovuto in parte a un cast vocale impreparato e in parte ai limiti del soggetto scelto. Eppure in prima battuta Verdi si era entusiasmato per quel «bel dramma, bellissimo, arcibellissimo» – così lo aveva descritto a Piave – il cui soggetto era ispirato all’omonima opera teatrale di Lord Byron, salvo poi rendersi conto in fase di composizione che mancava totalmente d’azione, risultando monotono e ripetitivo. Il dramma è infatti costruito interamente sul contrasto tra amor paterno e amor di patria del Doge Francesco Foscari e sulle pene di suo figlio Jacopo, accusato ingiustamente di omicidio e di aver tramato contro la Repubblica di Venezia. Nel corso dell’opera non accade nulla di più di quanto già espresso all’inizio e anche le aggiunte di Piave quali l’apparizione del fantasma di Carmagnola, o la scena madre di Lucrezia che irrompe coi figli al seguito dinanzi al Consiglio dei Dieci per difendere il marito, in realtà non riescono a movimentare una trama priva di elementi narrativi capaci di tenere viva l’azione teatrale. Ma pur mancando della vivacità d’azione e del nerbo dei drammi verdiani precedenti, I due Foscari si distingue per alcune soluzioni compositive nuove e sperimentali. L’orchestrazione, ad esempio, si fa più sottile e accurata, con un posto di primo piano riservato all’arpa e ai legni che restituiscono una tinta strumentale elegiaca e notturna perfettamente aderente all’immagine di Venezia descritta da Byron, i finali d’atto si concludono senza la tradizionale stretta e compaiono in maniera sistematica i motivi di reminiscenza; a ogni personaggio è associato infatti un motivo musicale che ricompare, come un biglietto da visita, ogni volta che i protagonisti tornano in scena. 

 

La locandina

 

I DUE FOSCARI 

 

Tragedia lirica in tre atti 

Libretto di Francesco Maria Piave 

Musica di Giuseppe Verdi 

Edizione: Edwin F. Kalmus & Co., Inc., Boca Raton, Florida 

Nuovo allestimento 

 

Maestro concertatore e direttore Carlo Rizzi 

Regia Grischa Asagaroff 

Scene e costumi Luigi Perego 

Luci Valerio Tiberi 

Coreografia Cristiano Colangelo