Cultura & Società

E la Laurenziana mette on line le collezioni dei Medici

di Sara D’Oriano

Sfogliare i classici dai manoscritti originali seduti comodamente sulla poltrona di casa. È la straordinaria, e unica in Europa, operazione messa in atto dalla Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, grazie al finanziamento del Ministero dei beni e delle attività culturali, che, entro il 2010, metterà a disposizione gratuitamente su internet un patrimonio di 3900 manoscritti, digitalizzati pagina per pagina per un totale di un milione e 350 mila immagini.

La prima tappa di questo progetto, che vale più di un milione e mezzo di euro, è stata presentata lo scorso 19 novembre alla presenza del sindaco di Firenze, Matteo Renzi. Al momento, sono fruibili gratuitamente, all’indirizzo http://teca.bmlonline.it, 1655 manoscritti, provenienti dalla più antica collezione della Biblioteca Medicea Laurenziana. Si tratta di testi integralmente riprodotti e indicizzati, corredati dalle informazioni di carattere scientifico (segnatura, secolo, autore e libro) provenienti dai tre principali cataloghi a stampa settecenteschi che descrivono i codici appartenenti alla collezione e che sono perfettamente integrati con il catalogo in linea della biblioteca. È così possibile, ad esempio, leggere Petrarca e Boccaccio direttamente dalle loro pagine autografe, conoscere Virgilio dal più antico esemplare completo, risalente al V secolo, e sfogliare i rari codici fatti cercare in lungo e in largo per l’Europa da speciali collezionisti, come Lorenzo De’Medici.Il fondo Pluteo, questo il nome della collezione riprodotta in questo progetto, è infatti una delle testimonianze più rare e uniche, non solo della biblioteca e della città, ma dell’Italia intera e sicuramente una delle più preziose a livello europeo. In questo tesoro sono infatti conservate alcune delle testimonianze più importanti della storia e dell’evoluzione del Rinascimento Fiorentino. Manoscritti in ebraico, siriaco, greco e latino, tra cui il «Vangelo di Rabbula», scritto alla fine del VI secolo in un monastero della Mesopotamia, i «Dialoghi di Platone», donati da Cosimo il Vecchio a Marsilio Ficino perché li traducesse in latino e oggi il più antico testimone di alcuni testi platonici; il «Tacito», esemplare unico degli Annali dello scrittore latino, che si credevano dispersi.

Un tempo letteralmente incatenati ai banchi di consultazione della Biblioteca, per garantirne la conservazione in loco e ad uso esclusivo degli «addetti ai lavori» (paleografi, linguisti, filosofi e filologi), oggi la grande rivoluzione sta nello spalancare le porte di questo patrimonio a tutti e soprattutto a coloro che non possono recarsi fisicamente in Biblioteca: «Questa operazione – ha ribadito Agostino Paravicini Bagliani, presidente della Società internazionale per lo studio del Medioevo Latino – ha un valore anche politico, che permette di dimostrare quanto la ricerca sia fondamentale per dare un senso al nostro immenso patrimonio culturale. Senza questi testi, non potremmo conoscere infatti le nostre radici e la nostra attualità, ed è giusto che un simile patrimonio diventi di pubblico dominio, al pari di un Michelangelo o di un Botticelli».

Per questo immenso lavoro la biblioteca si è avvalsa della collaborazione scientifica della Società internazionale per lo studio del Medioevo Latino (Sismel), mentre i servizi di digitalizzazione e di indicizzazione sono stati affidati all’associazione temporanea di imprese Cesepi-Siav. Una rete che ha permesso di ottenere dei risultati eccellenti, a beneficio, veramente, dell’intera collettività.