Cultura & Società

Elena, la madre di Costantino che ritrovò la santa Croce

di Carlo LapucciSant’Elena ha la sua leggenda, ma appartiene alla storia e direi in maniera quasi esagerata, essendo la madre dell’imperatore Costantino il Grande. Come tale non c’è bisogno di ricerche particolari per indicarla come figura realmente esistita, documentata e ricordata in opere della cultura cristiana contemporanea alle sue imprese. Il suo volto comparve anche sulle monete.

Elena Flavia Giulia Augusta non nacque nobile e neppure ricca, a differenza di molte sante del suo tempo che furono principesse, ma giunse ai più alti fastigi dell’impero dall’umile condizione di figlia di un oste, ed essa stessa forse lavorò nella locanda paterna. Sant’Ambrogio dice appunto che era stabularia. Nacque a Drepane (Drepanum) in Bitinia, intorno alla metà del III secolo. Dobbiamo immaginare che fosse bella, se il tribuno Costanzo Cloro nel 270 se ne innamorò e la sposò, non si sa se come sposa effettiva o come concubina: erano allora ambedue pagani e i matrimoni erano ambedue possibili. Da loro nacque Costantino e l’unione continuò fino al 293, quando Costanzo Cloro venne nominato Cesare da Diocleziano, che lo obbligò a ripudiare Elena, essendo incompatibile per la sua nobiltà acquisita l’unione coniugale con persona d’origine plebea.

Elena subì l’umiliazione, con la perdita della sua famiglia, del marito, del figlio e della rilevante posizione sociale che aveva, ma si ritirò in silenzio e umiltà, senza recriminare, conducendo vita esemplare. Tuttavia, quando Costantino nel 306 fu acclamato Augusto a York dalle legioni della Britannia, la sua vita mutò ancora e, improvvisamente chiamata a corte dal figlio, fu posta nella più alta dignità, come nobilissima foemina. Quindi quando Costantino divenne totius orbis imperator, ebbe il titolo di Augusta.

Come e quando avvenne la conversione al Cristianesimo della madre e del figlio non è molto chiaro: lo storico Eusebio afferma che fu lui a convertire lei, ma potrebbe essere un atto di cortigianeria. In effetti, vedendo le opere dell’uno e dell’altra, parrebbe che le cose andassero in modo opposto: Costantino attese l’avvicinarsi della morte nel 337 per ricevere il battesimo.

Cristiana e potente, Elena interpretò la sua nuova parte nel senso migliore: potendo attingere al tesoro imperiale se ne servì facendo del bene: nei suoi viaggi soccorreva quanti avevano bisogno, provvedendo alle necessità addirittura di città intere. Dalle sue mani passavano fiumi di beni, alimenti, indumenti, denaro per i bisognosi e provvide a liberare prigionieri dalle carceri, dalle miniere, a rimpatriare esiliati. A questo accompagnò una vita esemplare, una modestia, una grande umiltà, disdegnando il lusso e gli agi della sua condizione. Vestiva modestamente e si confondeva con la gente comune per partecipare alle funzioni religiose, invitando gl’indigenti alla sua tavola e servendoli con le sue mani, come un giorno faceva alla locanda paterna.

Dovette avere anche una certa cultura, una notevole vita interiore e coltivare con amore le sacre scritture e la figura di Cristo, se in tarda età sentì il bisogno di partire per l’Oriente e visitare i luoghi dove era vissuto Cristo e dove era nato il Cristianesimo.

I suoi viaggi avvennero realmente. Intorno a lei, credo, doveva essersi formato un gruppo di ricercatori, studiosi, religiosi dediti a pratiche particolari del culto, per i quali i luoghi, gli oggetti, i segni concreti della vita del Salvatore, costituivano altrettanti simboli o vie d’interpretazione del messaggio cristiano. Seguendo un interesse diffuso e con grande intuizione, Elena inizia nella Terra Santa un’attività non più estemporanea o casuale come quella dei pellegrini, ma una ricerca quanto possibile sistematica e organizzata, disponendo praticamente di risorse illimitate. Ripercorre così i luoghi della vita del Signore, individuandoli con scavi, ricerche e definendoli con edifici. Inizia così a proteggere i reperti e procede alla costruzione di basiliche nei punti fondamentale della vita di Cristo: la Basilica dell’Anastasis sul sepolcro, la Basilica della Natività a Betlemme, la Basilica dell’Ascensione sul Monte degli Ulivi. In pratica il pellegrino che anche oggi visita i luoghi santi si appoggia all’opera di Sant’Elena e segue la sua prima traccia. A questi tempi ne vanno aggiunti altri a Costantinopoli e a Roma, dove fece edificare Santa Croce in Gerusalemme.

La leggendaQui comincia la parte della sua vita che si fonde con la leggenda e riguarda non tanto i vari ritrovamenti e gli scavi da lei ordinati, ma il frutto più importante di questi: la scoperta, detta invenzione, della Croce su cui Cristo era morto. Su questo ritrovamento s’innesterà poi, soprattutto nel periodo medievale, un materiale leggendario sul lignum crucis, che è uno dei più fascinosi e misteriosi miti cristiani.

La storia si trova narrata nella Leggenda aurea di Jacopo da Varagine che la raccoglie da altri. Dice che Elena, giunta a Gerusalemme, chiese alle autorità se conoscevano il luogo nel quale si trovava la Croce della Passione di Cristo. Solo un tale di nome Giuda lo sapeva e fu costretto a rivelarlo calandolo senza cibo in un pozzo. Si scavò nel luogo indicato dove vennero fuori tre croci che furono esposte nella piazza di Gerusalemme. Ora avvenne che passò di là un funerale e Giuda suggerì di porre sulle tre croci il cadavere. Deposta la salma sulla prima croce non accadde nulla, così quando si provò sulla seconda, ma sopra la terza il morto riprese vita e si conobbe quale fosse la Croce di Cristo.

Fu ancora Giuda a ritrovare anche i chiodi della Crocifissione. La loro destinazione è controversa, ma la più nota è che Elena con questo ferro fece fare un morso per il cavallo di Costantino e un diadema, che oggi si vuole sia la Corona Ferrea. La stessa Leggenda Aurea suggerisce altre destinazioni per i chiodi, così come per quello che riguarda la Croce, della quale la stessa Elena avrebbe preso una parte per portarla al figlio, collocandola nella basilica romana fatta da lei innalzare. Il resto, racchiuso in una teca preziosa, fu lasciato a Gerusalemme. Secondo un’altra tradizione la Croce rimase intera a Gerusalemme.

Elena morì presumibilmente tra il 338 e il 330, assistita dal figlio, a circa ottanta anni in un luogo che è rimasto sconosciuto. Il corpo venne trasportato a Roma e posto in un mausoleo di forma rotonda, con cupola. Si trovava sulla Via Labicana, ad duos lauros (Torpignattara) e il corpo era racchiuso in un sarcofago di porfido.

Subito venne venerata come santa e ne testimoniarono la virtù S. Ambrogio, Eusebio, S, Paolino e si sa che i pellegrini che giungevano a Roma non mancavano di onorarla.Sulla fine delle sue reliquie ci sono diverse tradizioni. Niceforo Callisto riferisce che dopo due anni Costantino tolse il corpo della madre dalla Via Labricana e lo portò a Costantinopoli, nel mausoleo che aveva edificato per se. Il canonico Aicardo nel 1212 lo avrebbe poi preso e trasportato a Venezia.

Una seconda tradizione vuole che il presbitero Teogisio abbia preso le spoglie da Costantinopoli, portandole in Francia nell’840, nell’Abbazia di Hautvilliers presso Reims. Dopo la Rivoluzione Francese sarebbero state trasportate nella Cappella della Confraternita di Santa Croce nella Chiesa di Saint Leu a Parigi.

Per un’altra testimonianza il corpo di Elena sarebbe stato posto nella Basilica dell’Ara Coeli, a Roma, dal Papa Innocenzo II nel 1140.

Il simbolo e l’esempioLa festa si celebra il 18 agosto, ma la riforma del calendario liturgico ne ha tolto l’ufficialità. La Chiesa greca la festeggia il 21 maggio. Bisogna dire che Elena ha seguito la strada della santità nella posizione più difficile nella quale uno si possa trovare: quella della ricchezza, del potere, della gloria, del lusso, tutte cose che seppe tenere a bada, non considerare e volgere al fine migliore della carità e del culto. Non disprezzò quindi i talenti che il Signore le aveva dato e ne fece tesoro, seguendo la virtù proprio là dove è più difficile e dove risiede il fulgore vano della felicità terrena che abbaglia gran parte degli uomini.Forse, portati come siamo a giudicare le cose più con la retorica del tempo che con la mente non riusciamo ad apprezzare quanto merita questa figura che si presenta davanti a noi senza i titoli, oggi sfolgoranti, della persecuzione e della povertà. La nostra mentalità non sa apprezzare abbastanza una testimonianza così preziosa, di chi è passato indenne attraverso la reggia imperiale, che è un crogiolo di tentazioni.

Ancor prima di essere cristiana Elena aveva mostrato mitezza e disinteresse per le cose del mondo accettando la sventura, ritirandosi al momento del ripudio senza recriminare, senza usare espedienti, segno che poco potevano le seduzioni della potenza e della ricchezza sulla sua anima sostanzialmente sana, onesta e forte. Divenuta cristiana seppe trasformare un ruolo decorativo, una vita destinata al piacere, una posizione di potere in un esercizio delle virtù, proprio in quell’ambiente e in quella posizione che avevano visto le gesta di Agrippina, Messalina, Poppea.

Nell’arteNonostante l’alta collocazione nella gerarchia imperiale, non abbiamo un’immagine coeva di lei, una statua come abbiamo invece di molti imperatori e imperatrici. Un’idea del suo volto si può avere da alcune medaglie e monete dove si nota una notevole somiglianza con il figlio Costantino.Il Veronese ne ha data l’immagine meno convenzionale, di donna pensosa e meditativa nel quadro La visione di Elena, che si trova nelle Città del Vaticano. Il ciclo più importate della leggenda di Sant’Elena è dovuto a Piero della Francesca nella chiesa di San Francesco ad Arezzo.Notevoli sono i rilievi del contrafforte della Cattedrale di Reims, gli affreschi di Agnolo Gaddi in Santa Croce a Firenze, così come le tavole della scuola di Piero Lorenzetti nel Museo dell’Opera del Duomo di Siena.

I temi più trattati sono gli episodi riguardanti la scoperta e l’identificazione della Croce, sui quali esistono infinite opere, disegni, incisioni, affreschi.

L’Invenzione della CroceSant’Elena è la protagonista dell’Invenzione della Santa Croce che è stata dipinta mirabilmente in un ciclo d’affreschi da Piero delle Francesca, il quale pare seguire la narrazione della Leggenda aurea di Jacopo da Varagine, raccolta probabilmente tra il 1260 e il 1263, forse integrandola, o forse già integrata, con elementi apologetici e d’ingenua devozionalità. Doveva essere materia anche conosciuta se si trovano anche numerose sacre rappresentazioni popolari che trattano il Mistero della Croce. Il racconto però ha un nucleo antico tutt’altro che ingenuo, che tenta una sintesi mitica della storia cristiana della Salvezza, partendo da un simbolo di grande potenza: l’Albero cosmico, che appartiene alle più antiche speculazioni di carattere religioso.Questo messaggio, con molte suggestioni iniziatiche, mostra d’essere stato mirabilmente compreso da Piero della Francesca, il quale compone i momenti fondamentali di questa vicenda negli affreschi del Coro della Basilica di San Francesco d’Arezzo, uno dei luoghi più alti di ogni rivelazione artistica.

Il pittore infatti pone al sommo della storia, nel lunettone in alto a destra, la pianta che sorge dalla tomba di Adamo, il primo uomo colpevole del primo errore, dal cui sepolcro sorse il legno, destinato ad essere lo strumento del felice futuro riscatto. L’Albero di Adamo cresce, diviene immenso: Salomone ne ricava un ponte e la Regina di Saba, che giunge là dal suo regno, predice che quel legno sarà la salute per i cristiani e la fine del regno dei Giudei. Salomone, temendo per il suo popolo, lo sotterra, ma la tavola nascosta opera miracoli e infine riappare. Viene così presa per fare la croce di Cristo e scompare di nuovo per altri duecento anni, finché la scopre Sant’Elena (Invenzione della Croce, che si festeggia il 3 Maggio), madre dall’Imperatore Costantino il quale, vedendo in sogno il simbolo, si converte e con quel segno vince Massenzio. La croce, ritrovata da Elena grazie ai suoi miracoli, viene custodita in Gerusalemme per trecento anni, finché il re persiano Cosroe Parviz, conquistando la città santa, la ruba e la usa per il suo trono. Quattordici anni dopo, nell’anno 628, gliela toglie l’imperatore Eraclio, che lo vince in battaglia e riporta umilmente la Croce a Gerusalemme: è quella che si chiama l’Esaltazione della Croce (festa il 14 settembre) la cui rappresentazione appare nel lunettone in alto, di fronte a quello nel quale è iniziata la sacra storia.

Poi del legno della croce si persero definitivamente le tracce allorché nel 1187 il vescovo di Bethlem volle portarla alla battaglia di Hattin in Galilea. Così, misteriosamente come già altre volte, il Lignum Crucis scompare, questa volta per lungo tempo come altre volte era accaduto.Queste continue scomparse e apparizioni riconducono a miti come il Graal, simbolo segreto e nascosto, che scompare e riappare solo ai più degni, secondo un misterioso disegno. Vi era in tutto questo una materia esoterica. Piero della Francesca sentì profondamente il senso genuino della parabola sacra seguendo il testo della leggenda fino nei particolari, trasfigurando in simboli gli esseri umani e la cose, tutti chiamati a partecipare al mistero della creazione, della caduta e della redenzione. Gli attori di questa vicenda sono come folgorati da una luce interiore e, così quotidiani e così semplici, stanno in una dimensione lontana come quella del mito, dove tutto avviene perché tutto è già predetto e deciso. Gli attributi di Sant’ElenaÈ di solito rappresentata anziana, con le insegne regali, ma si trovano anche rappresentazioni nelle sembianze di una donna giovane e bella, quale dovette essere e come dice anche la Leggenda Aurea.Porta la corona imperiale.Ha il manto regale e abiti sontuosi, segno della regalità.Regge una croce molto grande. Porta a volte tre chiodi e un martello.Regge il modello di una chiesa, ricordando alla sua attività di edificazione.Regge il Santo Sepolcro.È rappresentata spesso col figlio Costantino.Talvolta è rappresentata con la sua visione di angeli che portano nel cielo una croce. Le protezioni e i patrociniÈ protettrice di Ascoli Piceno e Pesaro.È molto venerata nel Nord Europa, dove si semina il lino nel giorno della sua festa perché così viene lungo e fino come i suoi capelli. In particolare il suo culto è vivo in Germania, Francia, Colonia, Treviri, Bonn. Protegge in particolare:Tintori.Fabbricanti di chiodi e aghi.Aiuta coloro che cercano le cose smarrite, condividendo questa funzione con Sant’Antonio da Padova. Protegge da:Il fuoco.Le tempeste.Dall’epilessia e dal cancro che erano ritenuti di origine diabolica. Le grandi sante: le precedenti puntateSi conclude con sant’Elena la serie, curata da Carlo Lapucci, dedicata alle «Grandi sugli altari». Questo l’elenco completo dei servizi usciti sul settimanale. 1) Agata, la santa del mistero della vita, n° 5 del 2 febbraio 2003.2) Lucia, la santa della luce interiore, n° 12 del 23 marzo 20033) Santa Caterina d’Alessandria tra culto e mito, n° 20 del 25 maggio 2003.4) Mustiola, la santa che camminò sulle acque, n° 25 del 29 giugno 2003.5) Cristina di Bolsena, la martire fanciulla, n° 28 del 20 luglio 2003.6) Agnese, santa della forza e della mitezza, n° 31 del 7 settembre 2003.7) Perpetua e Felicita, le martiri madri, n° 38 del 26 ottobre 2003.8) Cecilia, la santa della bellezza spirituale, n° 43 del 30 novembre 2003.9) Barbara, la santa oppressa dall’amore materno, n° 4 del 25 gennaio 2004.10) Bibiana, la santa della fede semplice, n° 11 del 14 marzo 2004.11) Apollonia, la donna forte di Alessandria, n° 17 del 2 maggio 2004.12) Maria Egiziaca, la santa della solitudine e della penitenza, n° 22 del 6 giugno 2004.13) Santa Giulia, il silenzio dell’operosità, n° 30 del 1° agosto 2004.14) Santa Dorotea, grazia e dolcezza nella sofferenza, n°40 del 7 novembre 2004.15) Maria Maddalena, caduta e redenzione di una santa, n° 45 del 12 dicembre 2004.