Cultura & Società

Erboristeria, cresce la passione ma guai al «faidate»

di Andrea BernardiniIl ginseng dà buonumore, la vetriola e la borragine sono indicate, fra le altre cose, per curare le infiammazioni. Le qualità curative della salvia si riassumono nel motto salvia salvatix naturae conciliatrix, mentre per le sue potenzialità antisettiche l’aglio procurò agli egiziani (che ne facevano largo consumo) l’appellativo di «fetidi».Le piante officinali sono antesignane della medicina allopatica. Dalle prime la seconda ha ereditato molto. Un esempio su tutti: l’acido salicilico della comunissima aspirina richiama il salice.

Salice, Achillea, salvia, timo, mirto, origano, camomilla, biancospino, iperico e molte altre, sono piante spontanee comunissime anche nel nostro territorio. Le foglie fresche di Achillea, ad esempio, sono usate sulle ferite come emostatico e cicatrizzante. Il mirto è ottimo per usi cosmetici (in particolare per detergere pelli grasse) ma è utilizzato anche nella preparazione di liquori, mentre il decotto per uso medicinale è sedativo della tosse. L’iperico (o erba di San Giovanni) è una pianta con molti usi medicinali: l’oleolito contro le ustioni, le ferite, le abrasioni, in polvere o tintura è ottimo come antidepressivo. Il biancospino aiuta il sonno, è un tonico blando per il cuore e un lieve sedativo. La menta è valida per aromatizzare le vivande, per uso medicinale è ottima per la digestione, mentre nelle nostre campagne si mastica per alleviare il mal di denti.

Un utilizzo fai da te delle erbe officinali è però sconsigliabile: ogni pianta, poiché ricca di principi attivi, se usata in maniera sconsiderata, può anche nuocere all’uomo.

Figure professionali in aumentoMeglio affidarsi a figure professionali. Erboristi ce ne sono e sono sempre più preparati: se, infatti, fino a qualche anno fa, era loro richiesto (ma non obbligatorio) un semplice diploma conseguito ad Urbino al termine di un corso di formazione di alcuni mesi, dal 2001 i futuri erboristi si preparano in un corso di laurea triennale – così come previsto dalla riforma universitaria. Anche se purtroppo non esiste ancora una legge che regolamenti la materia.Sono 26 i corsi universitari in tecniche erboristiche attivati in Italia. Generalmente sono inseriti all’interno della facoltà di farmacia. A Pisa, Firenze e in altre tre località del nostro paese sono realizzati in collaborazione tra le facoltà di Farmacia e di Agraria.

Ne hanno parlato di recente in un convegno promosso da Enaip toscana (l’ ente di formazione professionale delle Acli) accademici e studiosi del settore.

In particolare – come ci dice la professoressa Luisa Pistelli, presidente del corso di studi in tecniche erboristiche all’università di Pisa – in Italia gli studenti iscritti a corsi di questo tipo sono attualmente tremila.

Un business da 2 miliardi di euroE del resto, quello delle erbe officinali sta divenendo un bel business: 4mila 400 gli ettari coltivati, 1200 produttori, 10mila addetti, 4.600 negozi e 17mila farmacie specializzate, per un giro di affari di circa 2 miliardi di euro al quale dà il suo apporto (ritagliandosi almeno il 35% del fatturato) l’impiego dell’erbe nella cosmesi.Università, Regione ed Enaip Toscana hanno lanciato, in queste settimane, un nuovo modulo professionalizzante in tecniche erboristiche: 1000 ore di formazione, tra chimica, biochimica, chimica organica, coltivazione delle piante medicinali destinate agli studenti di Agraria e del corso di laurea in tecniche erboristiche. E stage in farmacie, erboristerie e laboratori delle province di Pisa Lucca, Livorno. Vademecum per la raccolta e l’usoDa quali consigli è possibile dare ad un consumatore che si avvicina ad un’erba officinale? Lo abbiamo chiesto al dottor Claudio Bargellini, esperto del settore (bargellini@woow.it ). «Intanto evitare di raccogliere lungo le strade – dice Bargellini – perché le erbe che nascono qui contengono piombo. E poi essere certissimi della pianta che abbiamo di fronte: per il suo riconoscimento meglio farsi aiutare da esperti. Raccogliere solo nel tempo balsamico della pianta: solo in questo periodo essa sviluppa pienamente i suoi principi attivi».

E una volta portata la pianta a casa? «Esistono – spiega ancora Bargellini – diverse preparazioni per identici e diversi tipi di piante: decotti, tinture, distillati, oleoliti, tisane. Difficile la definizione della dose: bisogna ricordare che alcuni principi attivi sono pericolosi come lo sono le medicine da cui derivano».

Insomma: «per un uso corretto di un erba officinale ci vuole molta esperienza e passione. Se non c’è meglio rivolgersi a degli esperti».

Iniziative al femminileLa fitoterapia? Piace più alle donne medico. È quanto emerge da un’indagine condotta dall’Agenzia regionale di sanità. Secondo lo studio, tre medici donna su cento sono anche diplomate in fitoterapia, esattamente il doppio dei colleghi maschi. Il 22% dei medici di famiglia donne consiglia la fitoterapia, contro l’11% dei maschi; il 34% delle donne medico l’ha usata per sé, contro il 22% degli uomini.

Inoltre ben il 70% delle donne medico vorrebbe un insegnamento di medicine non convenzionali all’Università, contro il 54% degli uomini. E sulle erbe al femminile il Centro di medicina naturale dell’Asl 11 di Empoli diretto dal dottor Fabio Fiorenzuoli ha organizzato un seminario di aggiornamento rivolto a medici, farmacisti, infermieri ed ostetriche. Il seminario si terrà mercoledì 8 marzo, festa della donna, nei locali del Centro di formazione dell’Asl 11 a Empoli in piazza Ristori 1. Occasione per parlare dell’impiego delle erbe tra le donne e per le donne, in particolare di quelle consigliate in gravidanza e durante l’allattamento o per il trattamento della sindrome premestruale e della menopausa. E per illustrare le proprietà medicinali della mimosa, emblema della festa della donna e della perilla, una pianta giapponese indicata nella prevenzione di molti disturbi femminili.

Ed alla vigilia della festa della donna, la mattina di lunedì 7 marzo, merita segnalare una iniziativa della Coldiretti di Livorno, ospite dell’azienda agricola «Il Poggetto» (poggettoerbe@libero.it ) a Valle di Lazzaro (Portoferraio), 5mila metri di coltivazioni di erbe aromatiche: mimosa, rosmarino, origano, nepitella, maggiorana, melissa e lavanda ed una titolare di azienda, Alessandra Ferrà appassionata di etnobotanica. Ovvero quella scienza che si occupa dell’uso delle piante nella tradizione locale: in cucina, nella cosmesi, nei rimedi ai piccoli malanni.

Carrara, le novità da «erbexpo»Un italiano su quattro fa uso di prodotti erboristici. Le erbe medicinali tirano. Se ne è avuta una prova in occasione di Erbexpo, il salone dell’erboristeria e del termalismo, a Carrara dal 18 al 20 febbraio. Unica manifestazione del genere nell’Italia centrale, Erbexpo ha coinvolto circa 150 espositori, in rappresentanza di 15 regioni, una fotografia esauriente dell’Italia erboristica e termale. Ricchissimo il programma culturale: 45 congressi, convegni, dibattiti, corsi e conferenze divulgative, in media 15 appuntamenti al giorno capaci di risvegliare e appagare ogni genere di curiosità. Tra quelli di maggior rilievo, il convegno le medicine complementari per curare i bambini in età pediatrica ed il forum sul termalismo europeo, protagonisti i rappresentanti dei governi francese, tedesco, spagnolo, ungherese, russo e italiano chiamati a confrontarsi dall’Associazione medici italiani (Ami). L’ultima frontiera dell’erboristeria, arma segreta contro l’invecchiamento della pelle e le malattie cardiovascolari (ed assoluta protagonista ad Erbexpo) si chiama Prilla Frutescens, pianta tanto comune in Oriente quanto sconosciuta in Occidente. In Giappone ed in Cina usano la Prilla esattamente come da noi si usa l’insalata. Cotta o cruda, condita o meno, se la mangiano. Fabio Fiorenzuoli, direttore a Empoli della prima struttura pubblica ospedaliera di fitoterapia, commenta: «In laboratorio la Perilla ha effettivamente dato risultati eccezionali. I semi forniscono infatti l’olio più ricco in assoluto di acidi grassi polinsaturi, in particolare degli Omega 3 (acido alfa-linoleico etc…) i quali, come noto, hanno sull’organismo funzione particolarmente benefica». In sintesi: la Prilla Frutescens è ottima per il sistema cardiovascolare, è antiallergica e può essere usata in creme, nella preparazione di ovuli vaginali, ma soprattutto può essere assunta per via orale. Secondo Fiorenzuoli, questa pianta olifera sarà presto al centro di una rivoluzione del mercato. Destinata a soppiantare gli estratti di ribes, di borragine e delle altre piante allogene. Il sondaggio: Sono le impiegate cinquantenni ad usare di più l’altra medicinaDonna tra i 50 e 60 anni, residente al centro-nord, professione impiegata. Ecco l’identikit dell’italiano che più è orientato verso il nuovo mondo delle medicine complementari. Lo certifica un sondaggio via web coordinato dall’equipe del professor Benigno Passagrilli e presentato a Erbexpo di Carrara. Nove le domande del questionario. In totale sono state raccolte 1177 risposte. Ecco i risultati. Fanno uso di medicine complementari più le donne (62% del campione) degli uomini (38%). L’età prevalente oscilla tra 30 e 60 anni. In particolare, il 30% dichiara di avere fra 30 e 50 anni e il 35% fra 50 e 60. I più anziani (60-70 anni) sono quelli che meno si interessano alle nuove metodiche (15%). I più giovani (20-30 anni) sono invece il 20%.

La maggioranza delle risposte (49%) appartiene alle regioni del nord, il 37% al centro, il 14% al sud. Quanto alla professione, tra i 1177 che hanno risposto al questionario c’è una predominanza di impiegati (28%) seguiti dai pensionati (27%). I liberi professionisti sono il 17%, gli imprenditori 11%, gli artigiani 10%, altri 7%. Piuttosto sorprendenti le risposte circa l’uso che delle medicine complementari si fa in famiglia: il 68% dichiara che le utilizzano tutti i componenti, il 22% solo la moglie, il 7% il marito, i figli 3%. Alle medicine complementari si arriva per semplice curiosità (21%), per condivisione della filosofia alla base di queste tecniche (48%), per volontà di fuga dalla medicina ufficiale (31%). Quanto alle informazioni ottenute dai media il 60% le giudica sufficienti, il 25% vorrebbe averne di più, il 15% le ritiene inadeguate. Infine un dato che le norme sull’etichettatura dei prodotti in commercio appena varate dovrebbero aver risolto: per il 60% le etichette sono poco chiare, il 25% le boccia e solo il 15% le giudica positivamente.

La schedaLe erboristerie in Italia: 4599Le erboristerie in Toscana: 346Firenze: 103Livorno: 45Pisa: 38Siena: 33Pistoia: 31Lucca: 27Grosseto: 23Arezzo: 19Prato: 18Massa Carrara 10