Cultura & Società

Festival delle religioni: ebrei e islamici, dialogo per accettare le diversità

«Il tempo rappresenta la dimensione entro la quale un ebreo può trasformare la sua esistenza e quella di chi è intorno a lui dal profano al sacro. Il tempo è lo strumento attraverso il quale l’ebreo, con una serie di azioni che sono contraddistinte e scandite proprio da esso, eleva la persona dalla materialità e la spiritualità». Lo ha dichiarato ieri Amedeo Spagnoletto, rabbino di Firenze, durante l’incontro «Il tempo nell’islam e nell’ebraismo», uno degli appuntamenti della quarta edizione Festival delle religioni all’Abbazia di San Miniato al Monte, a Firenze. «Nell’ebraismo – ha continuato – il sabato rappresenta il momento più importante e va interamente dedicato al Signore. Questa giornata, che testimonia l’adesione al concetto di creazione dell’universo, richiama però anche il concetto di uguaglianza: nessuno lavora. Ma anche quello di libertà, perché ci sottrae alle attività oppressive della settimana». Spagnoletto ha quindi parlato di come la religione ebraica guardi all’islam: «Le religioni inserite nel patto di Abramo hanno molti punti di condivisione. Ma sono le differenze che ne fanno la propria identità, il proprio carattere». «In questo senso dialogare vuol dire accettare le diversità, il carattere dell’altro, le identità altrui», ha concluso il rabbino di Firenze.

«Dialogare con le altre religioni per la storia dell’Islam è stato spesso un travaglio ma anche un grande beneficio. L’uomo ha per sua natura l’esigenza di aprirsi al mondo, scoprendo differenze e similitudini. La sfida di oggi, alla luce anche del documento firmato da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, ad Abu Dhabi, che condanna il terrorismo e la sua violenza, è proprio quella di riconoscersi fratelli, e in quanto tali di allearsi perché determinati valori di fede possano essere garantiti liberamente e dignitosamente». Così si è espresso Yahya Pallavicini, imam di Milano, sempre durante l’incontro «Il tempo nell’islam e nell’ebraismo». «L’obiettivo di tutte le religioni, non solo di quelle monoteiste – ha proseguito  – dev’essere dunque quello di lavorare insieme per la pace, di rispettarsi e addirittura di proteggersi reciprocamente. Anche per difendersi da una delle nuove aggressioni della società moderna, ovvero l’indifferenza del post-materialismo e della secolarizzazione che rende tutto privo di umanità». A margine della sua riflessione l’imam di Milano, ha infine parlato delle radici del fondamentalismo islamico: «Nasce da una lotta di potere di persone aggressive e profondamente ignoranti della natura religiosa e della sacralità della vita. E’ una lotta di quartieri di periferia sia dell’Oriente che dell’Occidente, in cui alcuni ideologi, vogliono destabilizzare il sistema, strumentalizzando la religione per legittimare una violenza che è atroce e criminale».