Cultura & Società

Film, telefilm, soap opera e telenovelas

DI ANDREA FAGIOLIDi rapporti tra cinema e televisione si parla da tempo e tutte le volte si è cercato di stabilire somiglianze e differenze tra i due mezzi. Sul piano strettamente teorico alcune differenze, al di là del dibattito tuttora in corso e di quello svoltosi negli anni passati, sono sostanziali: in primo luogo la diversa natura linguistica dei due mezzi. Da un punto di vista tecnico l’immagine cinematografica è di tipo fotomeccanico, mentre quella televisiva è di tipo elettronico. Oltre all’aspetto tecnico, anche da un punto di vista psicologico e sociologico è completamente diverso il modo di fruizione dei due mezzi. Altre differenze possono essere individuate soprattutto quando si affronta il discorso della diretta e del montaggio, mentre un secondo ordine di problemi riguarda l’uso che la televisione fa dei film sfruttandoli come un’attrattiva particolarmente forte sullo spettatore. Una tendenza allargatasi a macchia d’olio con le tv private, alle quali la Rai si è presto adeguata, fino alle recenti tv satellitari a pagamento con più canali di film 24 ore su 24, che stanno registrando un successo superiore al previsto per quanto riguarda il numero di abbonamenti raggiunti nei pochi mesi seguiti all’acquisto di Tele+ e di Stream da parte di Murdoch e dalla conseguente fusione e trasformazione in Sky.

C’è però un genere nato specificamente per la tv. Si tratta dei telefilm, ovvero di quella serie di cortometraggi che in Francia hanno preso il nome di petit-film e in Italia, appunto, quello di telefilm.

Nel nostro Paese il telefilm è arrivato con la tv. I cortometraggi, che ancora non si chiamano telefilm, provengono dall’America e la loro qualità è assai scarsa, ma il genere diventerà ben presto popolarissimo con l’arrivo del caposcuola Perry Mason e di Rin Tin Tin. Il noto avvocato interpretato da Raymond Burr arriva alla tv italiana nel ’59 e va regolarmente in onda fino al 1967.

Anche Rin Tin Tin approda in Italia alla fine del ’59. E’ un cane il protagonista dell’omonima serie accanto al piccolo Rusty (Lee Aarker), soldato-mascotte in forza ad un reggimento di cavalleria di stanza nel Far West. Da allora il successo dei telefilm è andato aumentando raggiungendo indici d’ascolto eccezionali con i serial (o soap opera) alla Dallas, cui seguì Dynasty, un sottoprodotto del primo, che si annunciava come un coinvolgente spettacolo di lotte di potere, intrighi e storie d’amore, retroscena dell’alta società, donne bellissime e uomini senza scrupoli. Anche Dynasty ebbe il suo successo e allora si diede il via a Falcon Crest, altro prodotto statunitense.

Al terzo tentativo, però, gli eccezionali indici d’ascolto raggiunti da Dallas cominciarono a diminuire pur mantenendosi ad un livello notevole che consentì di importare in Italia le lunghe telenovelas dell’America Latina, in qualche modo simili ai telefilm, ma girate con tecniche molto poco cinematografiche, in studio con limitate ambientazioni, attori di modesto livello e non concluse in sé ad ogni puntata. Per di più, la lunghezza e la fretta di trasmetterle hanno imposto in Italia un doppiaggio approssimativo, senza rumori d’ambiente e senza sincronia tra i movimenti delle labbra degli attori e il parlato dei doppiatori.

Scoperto un nuovo spazio (la fascia oraria tra le 13 e le 15) e un nuovo gusto (soprattutto femminile) abbiamo assistito ad un bombardamento di telenovelas del tipo Anche i ricchi piangono che hanno lanciato la piccola star Veronica Castro.

Dalla bagarre delle telenovelas, che coinvolgeva le tv private a tutti i livelli, la Rai all’inizio rimase fuori. In viale Mazzini si contava, per la fascia dell’ora di pranzo, sui telegiornali seguiti da vecchi film. Ma la cosa non funzionò alla perfezione e allora anche la Rai, nel settembre ’83, si buttò nella mischia aggiudicandosi Capitol, prodotto dalla Cbs come Dallas. Capitol era la summa degli ingredienti di successo di Dallas e simili, da una parte, e delle telenovelas, dall’altra.

C’è infine il vasto campo, sia pure di recente sviluppo, dei film nati per la tv e che in alcune circostanze vengono sfruttati prima dal cinema: è il caso, ad esempio, della Meglio gioventù, passato nei giorni scorsi sul piccolo schermo dopo essere uscito nelle sale e in videocassetta. Un fenomeno dunque opposto al precedente e che annovera prodotti di grande impegno finanziario e prestigio come quelli realizzati dalla Lux Vide di Ettore Bernabei soprattutto per quanto riguarda i numerosi episodi della Bibbia.