Cultura & Società

Firenze, «La Pietà» di Piovani al Teatro del Maggio

Lo Stabat Mater di Jacopone da Todi è l’opera letteraria che da sempre funge da meditazione del dolore della Madonna ai piedi della croce dove il Figlio è crocifisso ed è simbolo che dà  voce al dolore ancestrale, straziante e immenso della madre che ha perduto il proprio figlio. Nel corso dei secoli questo testo ha ispirato vari musicisti, a partire dal Rinascimento con calibri come lo stesso Palestrina, per poi proseguire nel Sei e Settecento con (fra gli altri) Alessandro Scarlatti, Antonio Caldara, Antonio Vivaldi, Domenico Scarlatti, Giovanni Battista Pergolesi, Tommaso Traetta.

Anche il periodo del Classicismo (seconda metà del XVIII secolo) ha visto questo soggetto ispirare autori come Joseph Haydn, Luigi Boccherini, Antonio Salieri e Giovanni Paisiello, mentre nel Romanticismo (XIX secolo) è stata la volta di Gioachino Rossini, Saverio Mercadante, Franz Schubert, Franz Liszt, Antonín Dvořák e anche  Giuseppe Verdi. Nel XX secolo ricordiamo  Lorenzo Perosi, Karol Szymanowski, Francis Poulenc, Krzysztof Penderecki, Arvo Pärt, fino ai nostri ben noti Marco Frisina e Domenico Bartolucci.

Anche Nicola Piovani, compositore Premio Oscar ha affrontato il tema, con testo di Vittorio Cerami e lo porterà sul palcoscenico del Teatro del Maggio sabato 17 novembre alle 20. Il suo personalissimo Stabat Mater per due voci femminili, voce recitante e orchestra  è intitolato La Pietà e ripercorre la forma dello Stabat Mater classico, ma con qualche modifica nel contenuto.  Dice Piovani che «La prima versione de La Pietà, per piccola orchestra, è del 1999. È stata rappresentata in quegli anni a Orvieto, Betlemme, Tel Aviv, Roma, Siracusa. Il piccolo organico era funzionale a una necessaria agilità logistica e produttiva. Quando il Teatro del Maggio mi ha chiesto di rappresentarla a Firenze, ho colto con felicità l’occasione per scriverne una definitiva versione sinfonica, cercando, nel riorchestrare, di potenziarne quei connotati espressivi che venivano fatalmente sacrificati nella partitura per organico ridotto».

Sul palcoscenico, diretti dal compositore, ci saranno Amii Stewart, il soprano Maria Rita Combattelli e Gigi Proietti, a cui è affidata la voce recitante. Protagoniste della rivisitazione di Piovani e Cerami sono due madri, ambedue affrante per la perdita del proprio figlio. La prima madre (Maria Rita Combattelli), in un Paese opulento e consumista, ha visto suo figlio ucciso dalla droga, da un’overdose, dall’abbondanza; vittima di una società smarrita nei miti sbagliati del benessere e nella perdita del sentimento della trascendenza. La seconda, che invece ha la voce soul di Amii Stewart, ha perso il figlio ucciso dalla carestia, dalla fame, dalla scarsità di un Paese dalla profonda Africa non ha risparmiato il ragazzino. »Due madri, chine sul dolore, cercano conforto nel pianto », spiega Piovani.

Le lacrime che solcano il volto della Madonna sono le stesse che solcano il volto di ogni madre in ogni luogo e in ogni tempo: questa è l’ispirazione alla base della Pietà di Nicola Piovani, un intenso affresco sonoro – che dallo Stabat Mater prende le mosse – di quel dolore viscerale e inconsolabile, condiviso da due donne dei nostri giorni, lontane nello spazio ma unite nell’afflizione per la perdita del loro bene più prezioso. Così i sei movimenti della Pietà scandiscono le tappe di un viaggio nella sofferenza più profonda in cui una voce recitante, un soprano e una cantante soul dipanano il filo di un racconto al tempo stesso antico e moderno, tra accenti di crudo realismo linguistico e momenti di dolce contemplazione sonora.