Cultura & Società

Gli acrobati del cielo

DI ENNIO CICALIUn rombo e via, quasi non le senti arrivare e sono già sulla tua testa: è il biglietto da visita delle Frecce tricolori, la pattuglia acrobatica dell’aeronautica militare che dal 1950 rappresenta l’Italia nelle principali manifestazioni nazionali e internazionali, diventata celebre per le sue figure. I piloti della Pan (la sigla, appunto, della Pattuglia acrobatica nazionale) sono noti in tutto il mondo e le loro esibizioni entusiasmano il pubblico internazionale incantato dalle formazioni a triangolo rovescio, looping, tonneau lenti a sinistra e a destra, trasformazioni a dardo. A questo punto, quando sembra che l’esibizione sia finita, una sezione di tre aerei si stacca allontanandosi per poi ricongiungersi agli altri sei e rientrare, in fila, con fumate tricolori. Le figure, assai eleganti, si susseguono senza interruzioni, preludendo allo spettacolare «cardioide» e alla «bomba» con l’incrocio dei nove velivoli a quote diverse. Normalmente opera un decimo velivolo, il cosiddetto «solista», autonomo dal resto della formazione. Certi effetti spettacolari, vere e proprie finezze stilistiche, sono frutto di un lavoro paziente, di mesi e mesi di prove. L’acrobazia è una specializzazione a livello superiore che si aggiunge alla normale attività di un pilota militare. Un pilota acrobatico deve essersi previamente distinto in ogni forma di addestramento, dalla navigazione aerea a contatto visivo con il terreno o in condizioni di non visibilità di giorno o di notte, all’impiego bellico.L’acrobazia aerea singola o in formazione, oltre allo spettacolo, è indice della potenzialità e creatività dell’industria aeronautica nazionale. Infatti, la Pan dopo avere adottato per molti anni un aereo di costruzione nazionale, il Fiat G. 91, è poi passata al Macchi 339 Pan, una variante provvista di impianto fumogeno, ma per il resto del tutto uguale agli altri velivoli della normale linea di volo.

L’acrobazia aerea italiana vanta una tradizione di tutto rispetto: la prima scuola è nata a Campoformido nel 1930 con una formazione di cinque aerei che concludeva le sue esibizioni con un ardito carosello finale che prese il nome di «bomba». Da quel giorno la spettacolare manovra ha sempre chiuso il programma di tutte le pattuglie acrobatiche italiane.

Così nacque l’acrobazia collettiva in Italia che riprese nel dopoguerra. Dal 1950 al 1960 il nostro paese è stato rappresentato nelle varie manifestazioni nazionali e internazionali da pattuglie acrobatiche che erano costituite annualmente presso i vari reparti da caccia. La prima pattuglia del dopoguerra nasceva in seno alla 4ª Aerobrigata «Francesco Baracca» – quella del «cavallino rampante» – poi divenuta il 4° Stormo oggi dislocato sull’aeroporto di Grosseto. Si esibì per la prima volta con i suoi quattro DH 100 Vampire, di costruzione britannica, non sfigurando affatto, nel cielo di Bruxelles per la prima manifestazione della Nato.

Nel 1953 al Cavallino rampante succedette la pattuglia dei Getti tonanti, con gli F 84G, che partecipò a manifestazioni in Italia, Germania, Francia e Italia. La successiva formazione (1955-56) fu quella delle Tigri bianche della 51ª Aerobrigata, sempre con gli F. 84G, che si esibì anche in Francia, Paesi Bassi e Germania. Nel ’56 fu nuovamente la volta del Cavallino rampante con gli F. 86E, seguita, nel ’57 dai Diavoli rossi della 6ª Aerobrigata. Questa formazione fu anche invitata negli Stati Uniti dove si esibì con successo al 1° congresso mondiale del volo. Nel 1958-59 fu costituita la pattuglia dei Lancieri neri e nell’anno successivo furono ancora i Getti tonanti che si esibirono nel cieli europei.

Con questa formazione si concludeva il ciclo delle pattuglie acrobatiche inserite nei reparti operativi. Alla fine del ’60 si costituiva la Pattuglia acrobatica nazionale (Pan) con sede all’aeroporto di Rivolto, nel Friuli, in quella zona che aveva visto nascere la «grande acrobazia» italiana.

Nel 1961 era creato il 313° addestramento acrobatico che aveva in dotazione i caccia F 86E Sabre, sostituiti nel ’63 con gli aviogetti Fiat G. 91 con una colorazione blu notte e il motivo delle frecce tricolori – da qui il nome della pattuglia – stilizzate lungo la fusoliera e la superficie inferiore dell’ala nei tre colori nazionali. Da alcuni anni la formazione è equipaggiata con i Macchi MB 339, un ottimo tipo di aereo per le necessità della Pan, che non sarà facilmente dimenticato dalle folle che, in Italia e all’estero, l’hanno ammirato nelle esibizioni delle Frecce tricolori.Alessandro, la «freccia» toscana