Cultura & Società

Internet e ragazzi, è più di un gioco

“È più di un gioco, è la tua vita”. È questo lo slogan scelto quest’anno per il “Safer Internet Day”, la giornata – celebrata oggi, 8 febbraio, in tutta Europa – per promuovere l’uso sicuro di internet specialmente tra i bambini e i giovani. Proprio la Commissione Europea, attraverso il Safer Internet Programme, ha finanziato Eu Kids Online un progetto di ricerca che ha coinvolto 25 mila bambini e ragazzi, insieme ai loro genitori, in 25 Paesi europei. Secondo i dati raccolti “un quarto dei ragazzi italiani dagli 11 ai 16 anni dice che è più facile essere sé stessi su internet piuttosto che di persona”. Una tendenza che – secondo i ricercatori – per quanti, circa il 5%, riesce ad essere sé stesso quasi esclusivamente online potrebbe comportare dei rischi.

Per analizzare questi dati e cercare di capire quali sono i rischi presenti oggi in rete il SIR ha intervistato Giovanna Mascheroni, membro di Osscom (l’Osservatorio sulla Comunicazione dell’Università Cattolica) e del progetto EU Kids Online.

Quale vuol essere il senso del Safer Internet Day?

“Con lo slogan: non è un gioco, è la tua vita, l’UE ha voluto richiamare l’attenzione non solo dei ragazzi, ma specialmente di genitori, insegnanti ed educatori su quello che il tema della relazione tra mondo virtuale e reale. Mondi che non sono in contrapposizione ma sempre più complementari. Oggi la comunicazione online ed, in particolare, i social network sono diventati parte della vita dei ragazzi. La ricerca ha dimostrato come per il 20% degli intervistati sia più facile essere sé stessi in internet rispetto alla vita reale. È importante far capire loro che la rete rappresenta una grande opportunità ma ci sono dei rischi. Un discorso che riguarda soprattutto quel 5% di ragazzi che afferma di riuscire ad essere se stesso quasi esclusivamente on line”.

Quali altri dati sono emersi dalla ricerca?

“Questa ricerca è molto complessa data la mole di dati (25 mila interviste a ragazzi e ai loro genitori ndr), per questo abbiamo scelto di procedere con una serie di report che affrontano di volta in volta aspetti diversi. In questo caso ci siamo occupati della relazione tra mondo digitale e mondo reale. In generale possiamo dire che, soprattutto per i ragazzi italiani, la maggioranza (82%) tende ad avere relazioni online con persone che già conosce. Solo il 10% comunica con sconosciuti che, nella quasi totalità dei casi, sono loro coetanei”.

Di fronte a questi dati positivi, concentrarsi sui rischi significa fare allarmismo?

“Assolutamente no. Se è vero che i dati sono positivi, c’è sempre quel 5% di bambini e ragazzi più vulnerabili che vanno messi in guardia dai rischi che possono correre in rete e che sono reali”.

Quali sono i più comuni?

“Direi principalmente di due tipi. Da un lato c’è il bullismo di cui sono vittima il 2% dei ragazzi italiani. Si tratta di violenza psicologica fatta di offese, violazione della privacy,diffusione di informazioni false o immagini rubate. Dall’altra parte c’è, invece, il rischio di entrare in contatto o essere adescati da persone sconosciute tra cui possono nascondersi malintenzionati”.

Qual è la realtà italiana rispetto agli altri Paesi europei?

“In Italia abbiamo una minore esposizione ad internet, rispetto ai Paese nordici. L’età media del primo accesso alla rete è di 10 anni e qualche mese, contro i 7-8 anni dei Paesi scandinavi. Così come vi è un minor utilizzo della rete. Questo, nonostante denoti una minor competenza informatica, fa sì che i ragazzi che accedano ad internet siano meno esposti ai rischi”.

La giornata di oggi ha tra gli obiettivi quello di stimolare la promozione di misure legislative a sostegno della sicurezza online. A che punto siamo in UE e in Italia?

“Per quanto riguarda l’UE, la scelta è stata quella di lasciare ai Paesi la possibilità di autoregolamentarsi. Sono state però tracciate, in occasione del Safer Internet Day dell’anno scorso, una serie di linee guida. Alcune di queste sono state accettate e firmate dai principali provider mondiali di internet. Per esempio si è stabilito che tutti i profili dei minori pubblicati su internet debbano restare privati. Un modo per rendere i social network più sicuri. Questo, però, non sempre è seguito”.

Qual è la sensibilità in Italia a queste tematiche?

“Diciamo che l’Italia è un po’ in ritardo ma ci sono segnali incoraggianti. Proprio oggi verrà lanciata una campagna che vede la collaborazione tra Save the Children, Adiconsum e molti altri partner, pubblici e privati, per promuovere il Safer Internet Day attraverso un apposito portale www.sicurinrete.it dove si trovano informazioni per bambini ma anche per gli adulti”.

a cura di Michele Luppi