Cultura & Società

La Toscana dei mulini a vento

di Carlo LapucciUna delle fonti di energia naturale di grande consistenza è il vento e l’uomo vi è ricorso spesso fino dai tempi più antichi con grande vantaggio, come nel caso della navigazione; oppure ottenendo un aiuto modesto ma costante come i contadini nella mondatura dei cereali. Più difficile è stato lo sfruttamento di questa forza per muovere macchine da lavoro, sollevare acqua, generare altra energia. Mentre in certe zone le pale giravano nel vento con una certa frequenza, in altre per millenni la forza eolica è servita a malapena per far girare gli arrosti.

La ragione di questo fatto interessa particolarmente oggi che ci si propone di sfruttare le energie naturali per evitare spese e inquinamento. Il libro Mulini a vento in Toscana. «Macchine artificiose» poco diffuse in Italia di Roberto Baldini e Massimo Casprini dell’Editore Pagnini, Firenze (pagg. 112, euro 14,00), risponde in parte già nel titolo a questa curiosità. La lettura ci rivela come Toscana e Sicilia siano state le più propense allo sfruttamento del vento e in Toscana solo due zone hanno visto la presenza di qualche mulino a vento, senza peraltro che ne sia nata una tradizione o una cultura: la costa tirrenica e la Val di Sieve.

La risposta più logica è quella ovvia: manca il vento, ossia non c’è con quella forza, quella misura, quella continuità che sono necessarie per avere una fonte energetica sulla quale contare al momento del bisogno. Per questo le pale a vento sono state spesso collegate a pompe di drenaggio o di rifornimento d’acqua, dove le vasche facevano da volano al lavoro intermittente.

Di fatto anche nella Val di Sieve pochi ricordano d’aver visto un mulino a vento. Per la molitura erano presenti un numero considerevole di mulini ad acqua impiantati sui vari torrentelli che immettono nella Sieve, come il Bosso, la Botena, il Rimaggio, che ne aveva ben due. Era il mulino più antico, quello a pale orizzontali, il più dispendioso di energia, ma anche il più adatto per luoghi in cui i salti d’acqua necessari erano piuttosto rari. La ruota verticale, quella per intendersi che vediamo in montagna, paradossalmente usa meno acqua laddove ce n’è di più anche d’estate provenendo dallo scioglimento delle nevi.

Il volume documenta con incisioni e fotografie, con opportune spiegazioni, i vari tipi di macchine che nel tempo l’uomo ha ideato per imbrigliare e sfruttare il vento, estendendo la ricerca sia nel passato antico, sia nelle altre zone dell’Europa, come l’Olanda dove il mulino a vento è divenuto un connotato tipico del paesaggio. Interessante è il capitolo che riguarda disegnatori, progettisti, inventori di modifiche e meccanismi, come del resto la parte dedicata all’energia eolica oggi. Non mancano bibliografia, notizie necessarie alla comprensione del lavoro di mulini.Particolarmente stimolante è la sezione che riguarda i mulini a vento nelle tradizioni, nella letteratura e nell’arte, a partire dal Don Chisciotte, a Daudet a Bruegel e molte altre notizie interessanti alle quali suggeriamo di notare che la devozione dei mugnai, oltre che per Santa Caterina delle Ruote, era anche per Santa Cristina di Bolsena, annegata nel lago con una macina al collo. E aggiungerei che nel cinema una delle apparizioni più suggestive del mulino a vento è il film di Dreyer Il vampiro.

Gli autori offrono anche un sommario elenco che non ha la pretesa di essere un censimento dei mulini a vento in Italia. Sono comunque riportati quelli dei quali hanno trovato una documentazione e altri di cui sono state rintracciate le antiche strutture. È interessante conoscere dove si trovano questi rari reperti che possiamo chiamare ormai archeologici.

• Ardenza (un mulino).• Colle Salvetti (un mulino).• Colline Livornesi (mulini della valle del Chioma; altri cinque mulini).• Colline Pisane (Orciano Pisano; Montalto di Fauglia; Lorenzana; Castellina).• Isola d’Elba (Casa dei Mulini; Mulino di San Martino; Mulino di Forte Longone).• Isola del Giglio (un mulino).• La Verna (una pala eolica).• Livorno (un mulino).• Lucarelli (Mulino di Grace).• Lucignano (mulini della Fortezza).• Orbetello (Mulino Spagnolo; cinque mulini alla Porta al Mare; altri quattro mulini).• Orciatico (Mulino di Fonte Rossa; Mulino dei Fornelli).• Pelago (Mulino di Poggiolino).• Pontassieve (Mulino di Monterifrassine).• Rignano sull’Arno (Mulino di Torre a Cona; Mulino di Volognano).• Rosignano Marittimo (Mulino di Collina Alta a Casteinuovo; Mulino di Poggio d’Arco al Gabbro; Mulino di Rosignano).• San Piero a Sieve (Mulino della Fortezza di San Martino).• San Vincenzo (Mulino di Terranova; Mulino della Torraccia).• Siena (due mulini sul monte Martini).• Sorano (Mulino della Fortezza Orsini).• Valle Benedetta (Mulini dello Huygens).