Cultura & Società

La Toscana nella Tabula Peutingeriana

di Lorella PellisFin dall’antichità l’uomo sentì l’esigenza di tracciare percorsi sul territorio. A questa esigenza rispose il genere degli «itinerari», guide funzionali in forma espositiva (itineraria scripta) o grafica (itineraria picta) contenenti elenchi di località e relative distanze su determinati percorsi. La Tabula Peutingeriana appartiene al genere degli itineraria picta e, nonostante errori, lacune o confusioni, rappresenta il più importante monumento cartografico dell’antichità. Addirittura, è stata individuata quale emblema del progetto «Cento itinerari più uno», iniziativa-pilota rivolta ai giovani che si svolge nella zona dell’Empolese-Valdelsa.

Al progetto, finanziato dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, collaborano gli 11 Comuni del circondario e l’istituto Fermi di Empoli. Scoperta alla fine del XV secolo dall’umanista viennese Konrad Celtes in una biblioteca di Worms e da lui rimessa nelle mani di Konrad Peutinger, un antiquario di Augusta (dal quale la Tabula deriva il suo nome), la carta è attualmente conservata presso la Biblioteca nazionale di Vienna. È dipinta su pergamena ed era originariamente divisa in 12 segmenti, il primo dei quali è andato perduto.

L’unione dei fogli costituirebbe un rotolo lungo poco meno di 7 metri e alto 34 centimetri. Quanto alla datazione, si ritiene che si tratti di una copia medievale di un documento di età tardo-antica, la cui datazione è in parte controversa (III-V secolo d. C.). Nella Tabula è raffigurato l’intero mondo conosciuto dagli antichi con i tre continenti Europa, Asia e Africa separati tra loro dai tradizionali confini del Mediterraneo, del Tanais (Don), del Nilo e circondati dal grande Oceano. Realizzata per scopi pratici, la Tabula conteneva una grande quantità di informazioni utili a chi viaggiava: circa 100 mila chilometri di strade tracciate, 3 mila indicazioni di luoghi, disegni relativi alla morfologia del territorio e alla popolazione, oltre a numerose raffigurazioni allegoriche.

Se cerchiamo la figura dell’Italia, essa sembra quasi irriconoscibile, stirata e allungata come è nello spazio del rotolo. Salta però subito agli occhi la vignetta che rappresenta Roma come una figura umana in trono; la racchiude un doppio cerchio dal quale si irradiano le vie che ancora oggi conservano il nome antico: Appia, Latina, Flaminia, Aurelia. Il nostro Paese, che occupa più di un terzo dell’intero rotolo, si sviluppa per 5 segmenti (pari a 2,10 metri), con una ricchezza di informazioni geografiche ben superiore a ogni altro luogo.

Strade, fiumi e isoleDI MARCO LAPIPoche ma buone, come si addiceva ai tempi. Le vie toscane, anzi etrusche, riportate nella Tabula Peutingeriana sono essenzialmente i grandi percorsi di attraversamento da sud a nord, nel rispetto dell’ottica «romanocentrica» dell’antica carta stradale. La più riconoscibile e, si può dire, immutata nei tempi è sicuramente l’Aurelia, che dall’attuale confine tosco-laziale raggiunge Luni (Lune) superando centri ben identificabili come Cosa, Talamone (Telamone), Populonia (Populonio), Vada (Vadis Volateris), Pisa (Pisis) e altri oggi misteriosi, come Saleborna (presso l’attuale Marina di Grosseto), Maniliana (all’altezza di Follonica), Turrita (forse verso Collesalvetti), Ad Taberna Frigida (Massa).

La Cassia, invece, raggiungeva Firenze (Florentia Tuscorum) non via Siena ma con un tracciato sorprendentemente non troppo distante dall’attuale Autostrada del Sole. Superata Bolsena (Volsinis) e il fiume Paglia (Pallia flumen), raggiungeva Chiusi (Clusium) e poco più avanti mandava una diramazione per Arezzo (Adretio) che poi rientrava nel percorso principale all’altezza dell’Ombrone (Umbro flumen), forse presso Rapolano Terme o Castelnuovo Bergardenga, anticipando mirabilmente… il percorso della Due Mari! Ma, ad onor del vero, va sottolineato che nella relazione tra strade e fiumi gli antichi cartografi della Tabula furono tutt’altro che precisi. Se infatti la rappresentazione del territorio è decisamente deformata grossomodo sulla direttrice nord-sud rispetto alla est-ovest (tanto da ottenere solo l’effetto di una successione schematica di luoghi separati l’uno dall’altro dal numero di miglia puntualmente indicato) proprio questa sproporzione finisce per sfalsare a tal punto i due assi da separare nettamente il corso dei fiumi (diretti per lo più, in questo caso, da ovest a est) da quello delle strade e, quindi, delle località da esse toccate, forzatamente riportare in direzione nord-sud.

Così la foce del Magra (Macra) risulta presso Pisa, il torrente Avenza (Aventia) addirittura a sud della città, il Versilia (Vesidia) verso Vada mentre l’Arno non tocca né Firenze né Pisa ma, distantissimo dalle due città, taglia quasi ortogonalmente la strada che le unisce, anche questa rappresentata più o meno sull’asse nord-sud, pressoché parallelamente all’Aurelia. L’Ombrone sembra avere un corso più lungo e anche fortemente sinuoso mentre cortissimo appare quello dell’Albegna (Albinia). Un po’ più precisa, rispetto alle strade e alle località, sembra la collocazione dei crinali montuosi delle Apuane e degli Appennini, nonché l’isolato rilievo del Monte Amiata.Ma torniamo alle strade per dire infine della mancata rappresentazione di qualsivoglia via transappenninica tra Toscana ed Emilia, mentre è da notare il percorso che da Firenze si porta a Luni (Lune) per Pistoia (Pistoris), Lucca (Luca) e una località detta Foro Clodi in prossimità delle Apuane, forse all’altezza dell’attuale Foce dei Carpinelli tra Garfagnana e Lunigiana e tra Appennino e Apuane. Nessuna traccia, invece, della futura Francigena: Siena (Saena Iulia) è toccata solo dalla diramazione che da Chiusi si porta verso il Golfo di Follonica toccando anche le Aque Populonie, ossia le Terme di Populonia. E a testimoniare l’importanza delle terme nell’antichità è anche la diramazione da Vada e le Terme di Volterra (Aquas Volaternas), recentemente riscoperte presso Castelnuovo Val di Cecina e qui citate e raffigurate a scapito della stessa città etrusca, che invece non compare. Da ricordare infine la via Clodia, che dal Lazio si porta a Saturnia e si innesta nell’Aurelia presso Cosa (Succosa), mentre da Cosa un’ultima diramazione conduce a Port’Ercole (Portus Herculis). E le isole? Detto che Corsica e Sardegna appaiono spostate incredibilmente a nord, presso Luni, e ridotte ai minimi termini rispetto alla stessa Etruria (del resto, non contavano niente per le… comunicazioni stradali dell’epoca!) va però notata la rappresentazione di Portoferraio (Ango Portus) nell’Elba. Ben distante, ovviamente, da Populonia.