Cultura & Società

La ricerca della bellezza protagonista al Siloe Film Festival

Quel “fazzoletto” di collina su cui si adagia il monastero di Siloe, a Poggi del Sasso (Grosseto), già da solo parla di bellezza, di quella bellezza “tanto antica e così nuova”, che Agostino d’Ippona, nelle sue Confessioni, con struggente nostalgia si rammarica di aver incontrato ed amato troppo tardi. La collina di Poggi del Sasso, un lembo dell’entroterra maremmano, è una terrazza sull’infinito, da cui è possibile scorgere la pianura, il mare, i campi ordinatamente disegnati come un arabesco di colori, di sfumature e di profumi. Naturale che questo luogo, scelto dalla comunità monastica per vivere un “faccia a faccia” personale e comunitario con Dio, ispiri bellezza, cerchi bellezza, richiami bellezza e attragga i tanti “viandanti” del bene e del vero. Un po’ meno scontato che un luogo tanto appartato, lontano anche dalle più “battute” mete di “vacanza spirituale” sia la sede di un Festival del cinema: il Siloe Film festival, che – partito giovedì 17 luglio – si conclude questa sera con le premiazioni. La manifestazione per tre giorni ha animato con immagini, incontri, scambi la comune “ricerca della bellezza”. È stato questo, infatti, il tema scelto quest’anno per l’iniziativa culturale ideata e organizzata dal Centro Culturale San Benedetto, con sede presso la comunità monastica di Siloe, in collaborazione con l’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali, il Progetto Culturale della Cei, la Fondazione Ente dello Spettacolo, la Fondazione Bertarelli e l’Acec. Dodici i film in rassegna, proiettati nove al giorno a gruppi di tre e ricco il programma, scandito anche dagli interventi degli autori, incontri con registi, intellettuali, filosofi.

Custodia del creato e delle relazioni. Il Festival è uno dei momenti della Festa del Creato, promossa ormai da alcuni anni dalla comunità monastica di Siloe, con lo scopo di far crescere un nuovo umanesimo, che intrecci la custodia del creato con quella delle relazioni umane e risponda alla domanda di Dio all’uomo: chi sei? cosa cerchi? dove vai? “Con incontri e linguaggi diversi – spiega fra’ Roberto Lanzi, monaco di Siloe e responsabile del Centro culturale San Benedetto – viene proposta l’attenzione alla missione di ogni uomo ad esercitare la custodia del disegno di Dio, quindi ad essere custodi dell’altro, dell’ambiente, del tempo, dell’accedere di Dio nella storia”. “Noi monaci – continua – siamo persone, sì in ‘fuga’ dalla mondanità del mondo, ma non in fuga dal mondo e, quindi, non in fuga dall’umanità, che sulle strade del tempo consuma la fatica esperienziale della scoperta della propria vera identità, che fin dall’inizio dei tempi il creatore di tutte le cose ha ‘nascosto’ nel creato. Quello cinematografico è uno dei tanti linguaggi attraverso cui si può dare voce e narrare anche di questi percorsi che, nella ‘tortuosità’ delle umane erranze, sono tutti percorsi verso la verità”.

“Un cenobio della condivisione di idee”. Così fra’ Roberto sente di poter definire questa prima edizione del Festival, che ha condotto verso il Monastero di Siloe un pubblico eterogeneo, per età, provenienza geografica, sensibilità culturali. “La parola festa e il termine similare greco – spiega il monaco – significano banchetto, il momento ed il luogo in cui ci si incontra, ci si accoglie e ci si dona i beni l’un con l’altro. Questo è stato il Siloe Film Festival: il buon cenobio della condivisione delle idee. Con questa prima edizione – prosegue il religioso – è iniziato uno spazio di condivisione che ci ha messi tutti nell’atteggiamento di una sana ricerca della verità, che ogni uomo deve poter fare”.

Poliedricità della bellezza. Il linguaggio delle arti, compresa quella cinematografica, è forse il mezzo non solo più efficace, ma anche maggiormente capace di raccontare la poliedrica dimensione della bellezza, come via verso il bene e verso la verità. Lo ha sottolineato anche il filosofo Carlo Sini, intervenuto alla tre giorni del Festival per parlare del “Bene-Bello come orizzonte dell’umano”. L’arte, secondo il filosofo, ha il compito arduo di aiutarci ha recuperare la grazia che abbiamo perduto, l’armonia, la raffinatezza d’animo. Le arti, tutte le arti, insomma, “non sono uno svago o una uscita dalla vita” anche se oggi si tende a ridurle quasi ad un’appendice bizzarra e a confinarli in spazi angusti, per pochi. Mentre invece c’è un bisogno enorme di parlare e di ricercare la bellezza, c’è una necessità urgente di recuperarne il senso vero.

“Un termine ambiguo”. Ne è convinto anche il direttore artistico del Festival, il regista Fabio Sonzogni, entusiasta per l’esordio di questa manifestazione e per il luogo che l’ha ospitata e fatta sua. “Dobbiamo uscire dall’ambiguità, tipica di questo tempo, di accostare il termine ‘bellezza’ all’estetica, mentre la bellezza ha un valore in se stessa, che supera il solo aspetto esteriore. Il monastero di Siloe si è rivelato il luogo adatto ad accompagnare questa ricerca: qui ho avvertito un rapporto sano con la natura e ho avvertito un senso di protezione. Tutti, infatti, abbiamo bisogno di guardarci negli occhi e abbiamo bisogno di proteggerci reciprocamente dalla bruttezza e dalla stupidità”.

“La bruttezza è l’arresto del divenire”, diceva Platone “ma se il cinema – continua Sonzogni – riesce a raccontare la possibilità di riprenderci questo bisogno di ricercare la bellezza e di recuperare il ruolo pedagogico dell’arte, c’è anche la possibilità di guarire i nostri sguardi malati e di recuperare una visione nuova della realtà. Questo è ciò che abbiamo tentato di fare con il Siloe Film Festival”. La manifestazione ha ottenuto il patrocinio della Diocesi di Grosseto, della Regione Toscana, della Provincia di Grosseto, del Comune di Cinigiano, della Banca della Maremma e di Toscana Oggi.