Cultura & Società

Mostre: «Onorevole e antico cittadino di Firenze». Il Bargello per Dante

“Questo Dante fue onorevole e antico cittadino di Firenze di porta San Piero, e nostro vicino; e ‘l suo esilio di Firenze fu per cagione, che quando messer Carlo di Valos de la casa di Francia venne in Firenze l’anno MCCCI, e caccionne la parte bianca, come adietro ne’ tempi è fatta menzione, il detto Dante era de’ maggiori governatori della nostracittà e di quella parte, bene che fosse guelfo; e però sanza altra colpa co la detta parte bianca fue cacciato e sbandito di Firenze, e andossene a lo Studio a Bologna, e poi a Parigi, e in più parti del mondo”. Con queste parole lo storico e mercante fiorentino Giovanni Villani introduce la figura di Dante Alighieri nella sua opera più celebre, Nuova Cronica, scritta tra il 1322 e il 1348, tracciando la prima sintetica biografia del poeta. Ed è da quelle stesse parole – che restituiscono all’Alighieri e alla sua opera l’importanza e la dignità di cui era stato privato a causa delle ripetute condanne – che parte il progetto scientifico che anima «Onorevole e antico cittadino di Firenze». Il Bargello per Dante, la mostra che il Museo Nazionale del Bargello in collaborazione con l’Università di Firenze dedica al sommo poeta dall’11 maggio all’8 agosto 2021, nell’anno in cui si celebra il settimo centenario dalla sua morte. 

La mostra è dedicata alla ricostruzione del rapporto tra Dante e Firenze, dagli anni immediatamente successivi alla morte del poeta fino agli anni Cinquanta del Trecento, presentandone gli attori, le iniziative, i luoghi e i temi. Curata da Luca Azzetta, Sonia Chiodo e Teresa De Robertis, professori dell’Università di Firenze, «Onorevole e antico cittadino di Firenze». Il Bargello per Dante, nasce nell’ambito di una collaborazione istituzionale sottoscritta tra i Musei del Bargello e i Dipartimenti di Lettere e Filosofia (DILEF) e di Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo (SAGAS) dell’Università degli Studi di Firenze e annovera tra i membri del comitato scientifico esperti filologi e storici dell’arte, quali Andrea De Marchi, Giovanna Frosini, Andrea Mazzucchi, Marco Petoletti, e Stefano Zamponi.  L’esposizione ha ricevuto un contributo e il patrocinio del Comitato Nazionale Celebrazioni 700° anniversario della morte di Dante Alighieri e il patrocinio del Comitato “700 Dante” coordinato dal Comune di Firenze.

La mostra è articolata in sei sezioni (1. I luoghi della condanna, il tempo del riscatto; 2. Dante e la Commedia a Firenze negli anni ’30 e ’40 del Trecento; 3. Artisti e copisti della Commedia; 4. Leggere Dante a Firenze; 5. La costruzione della memoria; 6. La lingua documentaria a Firenze dopo Dante) e vede esposti oltre cinquanta tra manoscritti e opere d’arte provenienti da biblioteche, archivi e musei di assoluto prestigio internazionale – dalla Galleria dell’Accademia di Firenze, alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, alla  Biblioteca Medicea Laurenziana e alla Biblioteca Riccardiana, – enti co-promotori della mostra– dalla Biblioteca Apostolica Vaticana alla Biblioteca Trivulziana di Milano, e ancora dalla Bibliothèque nationale de France di Parigi, all’Archivo y Biblioteca Capitulares di Toledo e al Metropolitan Museum of Art di New York e altri ancora – e presenta le tappe e i protagonisti della ricostruzione postuma del rapporto tra Firenze, l’Alighieri e la sua opera, nel secondo quarto del Trecento. Si tratta di copisti, miniatori, commentatori, lettori, volgarizzatori, le cui vicende professionali e umane si intrecciano fittamente, restituendo l’immagine di una città che sembra trasformarsi in uno scriptorium diffuso, al centro del quale campeggia la Divina Commedia, e in cui i libri circolano con abbondanza e prendono vita nuove soluzioni artistiche e codicologiche proprio in relazione al poema dantesco. Tra le opere in mostra anche il Lignum Vitae di Pacino di Bonaguida, capolavoro su tavola della Galleria dell’Accademia di Firenze eccezionalmente concesso in prestito al Museo Nazionale del Bargello, realizzato dal pittore e miniaturista tra il 1310 e il 1315, che traduce per immagini, in modo insolitamente dettagliato, i temi del testo letterario Lignum vitae, trattato scritto da san Bonaventura da Bagnoreggio nel 1274. Nel percorso le parole che gravitano intorno alla figura di Dante, oltre a mostrarsi visivamente nei codici e nelle opere d’arte, si trasfigurano in suono e accompagnano il visitatore. Grazie ad un accordo istituzionale con la Fondazione Teatro della Toscana e con l’Associazione Oltrarno, che ha curato e prodotto una serie di registrazioni audio, alcuni testi, selezionati dai curatori della mostra, risuonano nell’ultima sezione e contribuiscono ad animare i versi di Dante e i diversi registri della lingua fiorentina del Trecento attraverso le voci dei giovani attori della scuola diretta da Pierfrancesco Favino. Il Museo Nazionale del Bargello è luogo dantesco per eccellenza a Firenze e sede ideale per la mostra che ripercorre il complesso rapporto tra Dante e la sua città natale: nella Sala dell’Udienza dell’allora Palazzo del Podestà (oggi Salone di Donatello), il 10 marzo 1302, il sommo poeta venne condannato all’esilio definitivo; nell’attigua Cappella del Podestà, solo pochi anni dopo (tra il 1333 e il 1337), Giotto, con la sua scuola, impostava il suo ultimo capolavoro pittorico, ancora poco noto al grande pubblico, e ritraeva per la prima volta il volto di Dante, includendolo tra le schiere degli eletti nel Paradiso. Proprio attorno a questo ritratto, la prima effigie nota del padre della lingua italiana, si delinea così quel processo di costruzione della memoria che permetterà a Firenze di riappropriarsi dell’opera e della figura di Dante. La Cappella, dove si trova il volto affrescato, parte integrante del percorso della mostra, è stata recentemente oggetto di un intervento di diagnostica e manutenzione conservativa su alcune parti del Paradiso, grazie ad un’elargizione della Fondazione il Bargello onlus tramite ArtBonus e alla collaborazione istituzionale tra i Musei del Bargello e l’Opificio delle Pietre Dure, che ha curato le indagini diagnostiche e il restauro. In occasione della mostra è possibile anche vedere la nuova illuminazione e un’anteprima del nuovo allestimento della Cappella e della annessa sagrestia. Le quattro vetrine presenti sono sufficienti a comprendere i criteri secondo i quali è stata organizzata la collezione delle oreficerie, privilegiando le funzioni di questa suppellettile che, per quanto preziosa in sé, era comunque primariamente strumento liturgico e di devozione. Tra le opere esposte in sagrestia spicca il fregio firmato da Andrea Pucci Sardi da Empoli e datato 1313. Il fregio, opera capitale dell’arte orafa a Firenze nel primo Trecento, in dialogo con le invenzioni giottesche, viene qui presentato dopo un delicato restauro dell’Opificio delle Pietre Dure.  Frutto di ricerche condotte negli ultimi decenni, «Onorevole e antico cittadino di Firenze». Il Bargello per Dante è stata preceduta da un ciclo di seminari di filologia dantesca tenuti presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze, aperto alla partecipazione di studenti e studiosi provenienti da tutta Italia, e sarà accompagnata nel corso del 2021 da analoghe iniziative scientifiche e didattiche, tra cui la serie di laboratori gratuiti “Dante per tutti” per i bambini e ragazzi, realizzati grazie ad un contributo della Fondazione CR Firenze (che ha anche contribuito alla realizzazione della mostra) che si terranno al Bargello, e dedicati alla scoperta di Dante e della Firenze del Trecento. 

Tra gli enti promotori, che hanno contribuito in maniera determinante alla realizzazione dell’evento concedendo in prestito un nucleo significativo di manoscritti, figurano la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, la Biblioteca Laurenziana e la Biblioteca Riccardiana. L’Accademia della Crusca e l’Opificio delle Pietre Dure sono stati interlocutori istituzionali fondamentali nell’articolazione del progetto scientifico.