Cultura & Società

Musical, al teatro Verdi di Firenze arriva «Flashdance»

Un manifesto generazionale appunto che tanto ha segnato la sua epoca da uscire prepotentemente dal grande schermo e infondere a milioni di ragazze e ragazzi in tutto il mondo la voglia di ballare e salire su di un palcoscenico, il che ci porta al presente, perché oggi Flashdance rivive proprio sulle assi dei teatri, anche italiani, con la produzione firmata dal colosso europeo dello spettacolo dal vivo Stage Entertainment, che dopo aver registrato oltre 70mila spettatori nella scorsa stagione a Milano è ora in tour lungo la Penisola e dal 16 al 18 novembre toccherà Firenze, ospite del Teatro Verdi.

A questo titolo, come ad altri celebri talent movie o serie anni ottanta (Dirty Dancing, Saranno famosi, per esempio) si lega in qualche modo anche il successivo fenomeno della nascita di tante scuole di danza e sopratutto delle «accademie» e talent televisivi. Non è dunque forse un caso che la stessa protagonista della versione italiana, la bella e talentuosa Valeria Belleudi sia passata proprio da questa strada. Diplomatasi presso il primo liceo linguistico coreutico, all’epoca privato, sorto in Italia è stata poi protagonista della quarta stagione di «Amici» di Maria de Filippi, ma la sua carriera è decollata dopo un ulteriore lungo periodo di formazione in America.

«Arrivare a interpretare questo ruolo  – ci racconta – è un sogno che si realizza. Per noi addetti ai lavori Flashdance è un master, anche se non mi appartiene come generazione, poiché sarei nata solo due anni dopo la sua uscita nelle sale americane. Tuttavia la storia che vi si racconta, se vista sotto la lente delle ansie che animano i giovani nella loro voglia di fare e di affermarsi, non perde di attualità».

Proprio questo aspetto ha contraddistinto il lavoro di regia, qui affidato a una delle migliori interpreti del teatro musicale italiano: Chiara Noschese. «Chiara – prosegue Valeria – ha puntato molto sull’interiorità dei personaggi, sui loro sentimenti, proprio per avvicinarli ai ragazzi di oggi, che sicuramente sono molto distanti da quelli degli anni ottanta nel modo di vivere la quotidianità. Insomma all’epoca non esistevano i telefonini né sopratutto i social e i rapporti erano più diretti, ma quello che si agita dentro difficilmente cambia nel tempo, come difficilmente cambiano la determinazione nel volersi affermare o il senso di frustrazione per un insuccesso. Nel musical sono curate molto le vicende personali di tutti i personaggi  non solo quella della protagonista ed è proprio questo che poi porta il pubblico a entrare nella storia, a seguire la trama anche al di là delle reminiscenze del film stesso. Durante lo spettacolo è possibile per gli spettatori riprendere alcune parti, purtroppo ci siamo dovuti adeguare alla contemporaneità, ovviamente senza usare il flash, ma è proprio quando spuntano i cellulari e poi invece notiamo che piano piano calano, vengono posati, che si ha la netta impressione che la vicenda che rappresentiamo dal vivo prenda il sopravvento persino sull’ansia ormai spasmodica di voler documentare tutto. Ecco questo credo sia una bella vittoria!».

Poi ovviamente ci sono le musiche. «È un coinvolgimento emotivo continuo, le canzoni sono quelle originali, alcune in inglese, altre in italiano, le basi sono quelle originali. Il teatro alla fine balla». Per chiudere due battute della regista proprio su questo.

«Oltre alla regia ho curato i costumi e l’adattamento – spiega la Noschese – le liriche e sopratutto il testo italiano, proponendo un copione inedito che dà vita a uno spettacolo pieno di numeri danzati e cantati, immagini, proiezioni, luci sorprendenti, ma fondamentalmente è tutto accessorio a una gran bella storia, quella di un sogno, il sogno che può cambiare la vita ma che fa paura. La paura è quella di non essere all’altezza, di sentirsi soli nel cammino per conquistare quello che sentiamo di essere o di meritare. Cosa c’è di più attuale di tutto questo, anche per il pubblico giovanissimo che ormai e per fortuna affolla i musical?».

Bene dunque, molto lo abbiamo detto, il resto è tutto da vedere e l’invito finale è a sognare e ballare assieme, al teatro Verdi di Firenze da venerdì 16 a domenica 18 novembre.