Cultura & Società

Omonimi: gioie e dolori del «nostro» Marco Masini

In attesa che qualcuno possa vantare, in futuro, un’omonimia nei nostri confronti (quando saremo famosi…), siamo noi a fregiarci, da qualche anno, di includere nel nostro staff un personaggio «illustre». Si tratta nientepopodimenoché di Marco Masini, stesso nome e stesso cognome del cantante fiorentino scivolato ormai un po’ nell’oblìo dopo anni di successo. Ma il «nostro» no davvero: lui si tiene sempre a galla, non solo nel suo lavoro di grafico, ma anche, perché no, in campo musicale, come membro della band «Note scalze», recentemente premiata a «Pelago on the road». Con i suoi compagni d’orchestra, Marco miete successi a sagre e matrimoni, spingendosi talvolta anche all’estero per qualche gemellaggio. E in passato ha suonato (alle tastiere) e cantato con altri… cognomi illustri, come Morandi e Tozzi. Peccato che anche loro si chiamassero Marco: ma se il primo poteva almeno vantare l’omonimia con il figlio dell’inossidabile Gianni, l’altro ha rimediato creandone una «ex novo» quando è diventato padre chiamando Umberto il proprio bambino.

In passato, quando il cantante fiorentino andava per la maggiore, annunciare nei locali «Stasera c’è Marco Masini» – cosa che nessuno poteva smentire – era sufficiente a far accorrere le fans. Ma non sono state tutte rose e fiori: la celebrità, anche se «usurpata», crea a volte qualche noia. Così nel ’93 il nostro Marco si è dovuto sorbire, ad esempio, le moleste attenzioni di una giovane signora di Desio che lo ha sommerso di telefonate, lettere e cartoline, smettendo soltanto davanti alla minaccia di un intervento dei Carabinieri.

Ora, tramontata la stella del suo illustre omonimo, non telefona più nessuno. Marco non se ne lamenta, anzi: tanto più che tra le sue passioni non c’è solo la musica, ma anche l’archeologia, che porta eccellentemente avanti nell’area fiesolana assieme a un ottimo gruppo. L’unico cruccio, purtroppo, è la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre. E proprio la situazione di quest’anno gli ha fatto riscoprire alcuni successi del suo «originale», primo fra tutti «Disperato», che sempre più spesso è indotto a cantare a squarciagola alla fine dell’ennesima partita andata male. Per la verità, ancor più frequentemente intona un altro cavallo di battaglia masiniano, dedicandolo soprattutto a Cecchi Gori, ma la censura ci impone di sorvolare sul titolo….L. P.

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