Cultura & Società

Pistoia, incontro su «La guerra di Giuseppe» scoperta dagli studenti del Bottegone

Nuovo atto per la storia del soldato Giuseppe Ferri e dei ragazzi che nella scuola media «King» di Bottegone hanno lavorato, in un laboratorio pomeridiano di tempo prolungato, sul suo diario di guerra, nella campagna di Russia del 1942, trasformandolo in un libro.

Il volume «Il cuore batte nel pensiero» viene presentato questo sabato 6 ottobre (ore 17) in Sala Bigongiari della Biblioteca San Giorgio a Pistoia, nell’ambito della rassegna «Leggere, raccontare, incontrarsi. Autori e storie pistoiesi», su iniziativa del Comune di Pistoia con le biblioteche Forteguerriana e San Giorgio. Saranno presenti i sette studenti (6 ragazze) che lo scorso anno scolastico hanno dato vita al laboratorio (Asia Angiovini, Matilde Casini, Giulia Innocenti Amidi, Chiara Luka, Daniela Rakita, Daphne Sinatti, Pietro Ballotti) con le insegnanti Francesca Banchini e Giulia Barontini. Interverrà Matteo Grasso, direttore Istituto Storico pistoiese della Resistenza e dell’Età contemporanea.

E’ una storia certo singolare, questa che ha portato alla pubblicazione, con Polistampa, di un libro («Il cuore batte nel pensiero. Diario della campagna di Russia. Aprile-dicembre 1942») con il diario integrale di Giuseppe Ferri e con il racconto su ciò che nella scuola del Bottegone è stato fatto, in lunghi mesi di lavoro, prendendolo come efficace strumento per conoscere la grande storia. Un libro che sta avendo successo: l’editore ne ha già curato una prima ristampa.

Figlio di mezzadri della Valdinievole (e dopo la guerra si trasferì a San Pierino Casa Vescovo, dove visse fino al 2010) il soldato Giuseppe Ferri aveva affidato a un piccolo diario le sue impressioni dal fronte sovietico: un diario scritto a lapis perché il gelo di quei luoghi (oggi Ucraina e Russia) gelava ogni inchiostro.

Un anno fa circa il diario finì nelle mani di due insegnanti di Lettere alla Media «Martin Luther King» del Bottegone: una scuola dove opera il «tempo prolungato». E questa fu l’occasione per un laboratorio di storia («Le storie che fanno la Storia») destinato ad appassionare studenti e insegnanti.

E’ stato fatto un non semplice lavoro di trascrizione, decodifica, commento. I ragazzi sono stati aiutati anche da una signora ucraina, collaboratrice familiare in un paese vicino, che ha dato una mano per comprendere i nomi attuali delle località in cui si era trovato il Ferri.  Non è mancata una visita a Roma, presso l’archivio dell’Ufficio Storico dell’Esercito Italiano: qui gli studenti hanno potuto toccare carte e documenti originali. Della vicenda si sono interessati media anche nazionali.

«Abbiamo imparato tanto – scrivono i ragazzi – soprattutto a emozionarci di fronte a parole scritte più di 70 anni fa da un uomo che non conoscevamo e ci è diventato ormai familiare».

Dalla «King» del Bottegone, è ora partito un messaggio all’Ambasciata Ucraina a Roma (buona parte dei 9 mesi di guerra Giuseppe Ferri li trascorse in quella che oggi è la Repubblica Ucraina). Fanno, ad esempio, tenerezza quelle righe che, sabato 25 luglio 1942, il neppure trentenne Giuseppe dedica a una città dell’Ucraina sud-orientale, l’attuale Lugansk. Qui – scrive – «tutto era devastato» con «donne e bambini che piangono perché vogliamo portargli via il cavallo».

Ma finisce in un altro modo: il capitano italiano, infatti, «fa rilasciare» quel cavallo, unico bene per quelle povere persone. Quel giorno le truppe italiane avevano percorso 22 chilometri.