Cultura & Società

Pupi Avati racconta il suo Dante: “E’ il film della mia vita”

Nell’anno che precede il 7° centenario della morte dell’autore della Divina Commedia, il regista bolognese vede finalmente vicina la realizzazione di un progetto che insegue da diciotto anni, dato che Rai Cinema ne finanzierà una buona parte. Non sarà una fiction come I Medici di produzione americana, con la storia riscritta, ma, spiega Avati nell’intervista rilasciata a Francesco Mininni, “comunque sarà un film, non una cronaca; avrà un tasso di immaginazione che ha a che fare con le congetture”. E aggiunge: “Il nostro approccio è di grande rispetto: ecco perché abbiamo delegato Boccaccio a raccontarcelo invece di prendere Dante di petto, che sarebbe una cosa da far tremare i polsi”.Un film storico, quindi, precisa ancora il regista, “nel senso che ho undici consulenti tra i quali Emilio Pasquini, Marco Santagata, Franco Cardini: il meglio che si possa avere oggi in Italia. Però è pur sempre un film, non un saggio sulla vita di Dante. È un mio Dante che vorrei lo rendesse seducente. Il mio tema è far piacere Dante”.

Non l’Alighieri scolastico, appunto, “quel profilo con un naso fuori misura, uno sguardo arcigno, la lezione tramandata di un carattere autoritario, sprezzante, molto consapevole della propria cultura: tutto ha contribuito a farne un personaggio ignoto o poco noto alla gente. E invece Dante Alighieri, come ce lo racconta Boccaccio, è tutt’altra cosa”.

Il titolo c’è già, Vita di Dante, e per Pupi Avati sarà un po’ il film della vita, “quello che ancora non sono riuscito a fare, ed è anche quello che ho corteggiato di più”, conclude il regista, che a 81 anni riesce ora finalmente “a vedere la fine del tunnel”.