Cultura & Società

Ragazzi schiavi del cellulare

di Andrea Fagioli

Gli sms, i cosiddetti messaggini, sono in piena età adolescenziale: hanno compiuto 15 anni. E pensare che erano nati per le comunicazioni tra gestori e utenti, scartando l’ipotesi che potessero diventare di uso comune. Oggi se ne mandano, solo in Italia, 40 milioni al giorno.

Gli sms hanno, grosso modo, la stessa età media degli oltre 2 mila alunni intervistati per una ricerca su «Minori e telefonia mobile».

Quei 2.264 ragazzi, dalle elementari alle superiori, rappresentano un campione attendibile della cosiddetta sms generation, la generazione dei messaggini. Non è un caso che nell’uso del cellulare, il «mandare e ricevere sms» faccia pari con il «fare e ricevere chiamate». Entrambe le risposte superano il 90%. Ma la ricerca (il testo della ricerca), realizzata dal Centro studi minori e media, in collaborazione con l’Università di Firenze, il Tg3 Rai e la Confconsumatori, va ben oltre lo studio sull’uso del cellulare da parte dei ragazzi: affronta, diciamo così, l’aspetto sociologico del fenomeno. Ed è anche per questo che, accanto agli alunni, sono stati intervistati altrettanti genitori.

«L’enorme diffusione, soprattutto in Italia, della telefonia mobile anche fra bambini e adolescenti ha evidenziato, insieme alle opportunità, alcuni rischi. Ad uno sviluppo così dirompente del cellelulare – scrivono i curatori della ricerca – non si è ancora affiancata una regolamentazione idonea a tutelare ancora una volta i soggetti più deboli», ovvero «i bambini e gli adolescenti, che sempre più numerosi e sempre più in tenera età sono possessori, in esclusiva, di un telefonino».

Del campione intervistato per questa «Indagine conoscitiva sull’uso del cellulare da parte dei bambini e dei ragazzi», solo il 5,5% non possiede un apparecchio e non usa quello di un familiare. La maggior parte dei ragazzi ha almeno un telefonino proprio: la quasi totalità degli studenti delle superiori, ma anche l’80% dei bambini delle elementari. Il costo medio sostenuto per l’acquisto è di 172 euro. Il costo del cellulare cresce con l’età dei ragazzi, ma è comunque molto elevato già per chi frequenta le scuole elementari: si va dai 135 euro spesi in media per i ragazzi più piccoli ai quasi 200 euro dei telefonini degli alunni del triennio delle superiori.

L’età a cui si è avuto il primo cellulare si sta abbassando in modo evidente. Alcuni raccontano di averlo ricevuto addirittura a 4 anni. La media, comunque, si attesta intorno ai 10 anni e mezzo, ma scende a meno di 9 tra gli alunni delle elementari.

Calcolando la differenza tra anno di nascita ed età al primo cellulare, i ricercatori (Daniela Bagattini, Diego La Sala, Valentina Pedani, Barbara Saracino e Livia Sturlese Tosi sotto la direzione scientifica di Alberto Marradi) hanno individuato nel 2004 l’anno del boom del cellulare.

Per le ricariche, la maggioranza degli intervistati spende tra i 10 e i 20 euro al mese, ma un buon 15% ne spende più di 50 (ovviamente si tratta dei ragazzi più grandi). In ogni caso, il costo della ricarica grava soprattutto sulla famiglia.

Il 44,9% degli intervistati passa almeno mezz’ora al giorno al cellulare, ma la maggioranza, il restante 55,1%, raggiunge e supera l’ora (il 14% supera addirittura le 2 ore). Interessante notare come invece i genitori sottostimino il tempo che i propri figli trascorrono usando il telefonino: il 70% degli intervistati è convinto che sia meno di un’ora.

Il numero medio delle chiamate è di 4 al giorno, quello degli sms un po’ superiore: il 35% degli intervistati ne invia più di 5 al giorno e sono soprattutto le ragazze ad usare il proprio telefonino per «messaggiare». Minore l’uso di mms, sia per problemi legati alla tecnologia (non tutti i cellulari sono abilitati all’invio) sia per i costi.

Analizzando il comportamento dei ragazzi con il cellulare, si scopre che il 40% degli intervistati, in barba alla normativa vigente, lo tiene acceso in classe durante le lezioni, con la sola «accortezza» (nel 32,4% dei casi) di tenerlo silenzioso. Ma la percentuale sale notevolmente al crescere dell’età. Nel triennio delle superiori, ben l’80% del campione tiene il cellulare acceso in classe.

Una parte della ricerca del Centro studi minori e media (presieduto da Laura Sturlese e diretto da Isabella Poli) è dedicata all’area metropolitana toscana (Firenze, Prato, Pistoia). I dati di questa zona si differenziano leggermente da quelli italiani: l’età media in cui si acquista il cellulare è un po’ più alta rispetto al campione nazionale, ma è più alta anche la cifra impiegata ogni mese per la ricarica. Anche nell’area metropolitana toscana i geniori sottostimano notevolmente il tempo che i propri figli passano al cellulare. Qualche differenze si nota invece nei comportamenti con il cellulare: ad esempio la media di coloro che lo tengono acceso in classe sale al 60%. —Per quanto riguarda i genitori toscani, la maggior parte dichiara di aver regalato un cellulare al proprio figlio per motivi di sicurezza o per poter comunicare con lui in qualsiasi momento.

L’ultima curiosità della ricerca riguarda sempre i genitori, questo volta del campione nazionale: la maggioranza assoluta non conosce You Tube, il sito internet sul quale molti ragazzi mettono i video girati con il telefonino. Loro, infatti, lo conoscono bene e il 15% degli intervistati dichiara di fare video o foto da mandare in rete.

Per il Centro studi minori e media, il cui comitato scientifico è presieduto dal presidente emerito della Corte costituzionale Cesare Mirabelli, si tratta della seconda ricerca di questo tipo dopo quella realizzata nel 2006 sui videogiochi.

Il testo della ricerca: Indagine Minori e telefonia mobile