Cultura & Società

Scuola, libri di testo, più dubbi che scelte di buon senso

di Silvia Magherini insegnante dell’associazione Diesse Firenze (www.diessefirenze.org)

Tra le numerose novità che caratterizzano l’inizio di questo nuovo anno scolastico, non sono di poco conto quelle relative ai libri di testo, che riguardano tutti gli ordini di scuola. Apparentemente, si tratta di novità riguardanti le modalità delle adozioni da parte dei collegi docenti e dell’introduzione di alcuni vincoli per le case editrici, volte ad abbattere il costo dei testi scolastici e favorire così le famiglie. In realtà questa meritoria e condivisibile preoccupazione del Governo è stata tradotta in provvedimenti di dubbio buon senso che non solo lasciano ombre sull’effettivo risparmio da parte delle famiglie ma, soprattutto, incidono in modo pesante sulla libertà dei docenti e sulle modalità di apprendimento degli studenti.

Già dalla fine dello scorso anno scolastico, i Collegi Docenti hanno scelto i libri di testo per i 5 (scuola primaria) o 6 anni successivi (scuola secondaria), esclusivamente tra quelli delle case editrici che si sono impegnate a non modificare le edizioni per almeno 5 anni.

In pratica, i docenti delle classi a fine periodo (la III per il triennio e la V per il biennio della scuola primaria, la III per la scuola secondaria di primo grado, la II per il biennio e la V per il triennio delle scuola secondaria di secondo grado), secondo le indicazioni del Ministero hanno scelto non solo per sé ma anche per tutte le classi e per i rispettivi docenti che si susseguiranno nei prossimi 5/6 anni, anni durante i quali le nuove adozioni non sono modificabili né dagli insegnanti né dalla scuola.

Ciò che stupisce maggiormente è la superficialità con cui si è inteso affrontare il (mal)costume diffuso tra le case editrici di aggiornare con cadenza quasi annuale i libri di testo, aumentandone il costo e rendendo impossibile l’uso di libri usati agli studenti.

Infatti, se il vincolo per le case editrici a non modificare le edizioni per 5 anni è totalmente condivisibile e non presenta conseguenze dal punto di vista didattico, diverso è il discorso per il vincolo di 5/6 anni delle adozioni da parte dei collegi docenti, che invece ha pesanti ricadute sul lavoro scolastico.

Il libro di testo infatti è uno strumento fondamentale della professione docente: viene scelto dall’insegnante non solo per i contenuti proposti e per la metodologia con cui questi sono affrontati, ma anche tenendo conto della situazione concreta e delle esigenze formative della classe in cui sarà utilizzato. Si tratta quindi di una scelta delicata e significativa, che incide direttamente sul processo di insegnamento/apprendimento.

Nelle scuole i docenti hanno esaminato insieme i testi, in modo informale o riuniti in commissioni, per garantire una scelta il più possibile condivisa, ma il confronto non ha fatto altro che confermare l’introduzione di un vincolo alla libertà d’insegnamento che non permette neppure di tenere conto delle diverse modalità di apprendimento degli studenti e del criterio della personalizzazione.

Il provvedimento poi, appare quasi incomprensibile per la scuola primaria, per la quale i libri sono gratuiti per le famiglie e hanno un prezzo unico imposto dal Ministero.

A partire dal prossimo anno scolastico (2011/2012), invece, i Collegi Docenti di ogni ordine e grado saranno tenuti ad adottare esclusivamente libri scolastici nelle versioni on line, scaricabili da internet, o mista (parte cartacea e parte on line).

Anche in questo caso non si può parlare che di superficialità, in primo luogo perché ognuno di noi sa quanto sia faticoso leggere un testo sul video del computer (figuriamoci imparare a leggere) e poi perché non si tiene conto della realtà del nostro paese e delle nostre scuole, ancora lontani da una diffusione generalizzata e da un uso quotidiano nella pratica didattica delle tecnologie informatiche.

Nonostante l’impegno dei precedenti governi che, a partire dagli anni ’90, hanno varato corsi di alfabetizzazione informatica sono tuttora numerosi i docenti che non sono in grado di utilizzare nel proprio lavoro strumenti informatici, così come gli stanziamenti statali destinati nell’ultimo decennio all’acquisto di PC per le scuole non hanno ancora coperto le effettive necessità. Inoltre è stato calcolato che i costi dell’eventuale stampa del testo on-line da parte dell’alunno sarebbero superiori al prezzo di copertina dello stesso libro, oltre al fatto di presentare una qualità ad esso certamente inferiore.

Un discorso molto più articolato e un vero dibattito culturale meriterebbe, invece, la sostituzione del manufatto «libro» con il testo «on line»: l’uso del PC come strumento di trasmissione e costruzione del sapere è certo carico di possibilità per l’apprendimento e per lo sviluppo del gusto per la conoscenza, ma ancora da esplorare sotto tutti gli aspetti percettivi e cognitivi. Affidarsi totalmente ad esso sin dall’inizio della scuola primaria, anche a prescindere da tutte le controindicazioni di carattere pratico in parte già accennate, appare quanto meno azzardato proprio dal punto di vista didattico-metodologico. Anche in questo caso non è certo il vantaggio economico per le famiglie, mentre è sicuro il limite posto alla libertà d’insegnamento e alla possibilità di tenere conto della realtà diversificata delle classi e dei contesti scolastici.