Cultura & Società

Teatro: al Niccolini di Firenze la storia di Madre Quintilla, “Donna di Dio”

Lo spettacolo è stato presentato questa mattina in una conferenza stampa alla presenza di Federica Giuliani, presidente della Commissione cultura del Comune di Firenze. Madre Paola (Madre Generale delle Apostole della Consolata) ha parlato dell’audacia di Madre Quintilla e del suo stile innovativo per l’epoca. È stato messo in luce anche il rapporto con il cardinale Elia Dalla Costa, che seguì con grande favore la nascita a Firenze di questa nuova famiglia religiosa, oggi presente con le missioni in varie parti del mondo. Una figura femminile che può essere collocata a buon titolo nel contesto della grande fioritura della Chiesa fiorentina del Novecento, accanto a figure più note, dallo stesso Dalla Costa a don Facibeni, don Milani, Giorgio La Pira.

Sorella Costanza ha parlato dell’associazione Amici della Consolata, che promuove attività caritative e di formazione, sottolineando il carisma dell’Istituto che ha sempre operato nelle periferie.

L’autore e regista, Pietro Bartolini, ha raccontato l’emozione di una scoperta: “Non conoscevo madre Quintilla e le sue suore, sono rimasto stupito dalla modernità di questa donna, dalla grandezza della sua umiltà”. Nello spettacolo ci saranno anche video e registrazioni audio della voce della fondatrice delle Apostole della Consolata. Chiara Martini è l’attrice che darà volto e voce a madre Quintilla: “Portare in scena una persona realmente esistita è una emozione grande e una grande responsabilità, soprattutto quando c’è uno spessore umano così alto che deve essere portato alla luce nel mondo più vero possibile”.

La storia di questa donna, nata a Trevignano (Treviso) nel 1910, è segnata da un succedersi di avvenimenti che le aprono continuamente nuove strade, tanto da poter parlare di lei come di un’itinerante di Dio. Entrata giovanissima tra le Suore missionarie della Consolata, prima ancora della professione perpetua, è inviata in Somalia come infermiera, durante la seconda guerra mondiale. Negli ospedali di Mogadiscio e di Merca affronta con grande audacia e passione situazioni drammatiche e piene di sofferenza sia fra la popolazione indigena, che fra i soldati italiani e inglesi. Richiamata in Italia, dopo un lungo discernimento decide di lasciare il suo amato Istituto religioso per rimanere all’Opera della Madonnina del Grappa, dove era stata mandata dai suoi stessi Superiori. Profondamente unita a don Facibeni nella spiritualità e nella chiamata a occuparsi dei bambini orfani e poveri sembra aver finalmente trovato la pienezza della sua vocazione. Poco tempo dopo, invece, è costretta a riprendere il cammino: dopo aver lasciato l’Opera, nel 1949, fonda a Firenze, nella più completa povertà, la famiglia religiosa Sorelle Apostole della Consolata.Sempre sostenuta e incoraggiata dal venerabile Card. Elia della Costa, Madre Quintilla insieme alle prime Sorelle inizia la sua nuova missione: accogliere bambine e ragazze orfane o povere, ma anche anziani malati e soli, dedicarsi all’evangelizzazione, stando sempre fra la gente per portare a tutti, specialmente a chi soffre di più, la tenerezza dell’amore di Dio. La vita della Madre, conclusasi prematuramente nel 1973, a causa di un tumore, è un capolavoro della grazia di Dio: Lui e la Vergine Consolata infatti sono sempre stati il suo punto di riferimento nella preghiera e nelle occupazioni quotidiane, nelle scelte più difficili e nell’apostolato fra la gente. Attenta ai segni dei tempi, Madre Quintilla si è lasciata condurre dal fuoco dello Spirito, con l’unico desiderio di corrispondere alla chiamata di Dio.Ricevuta l’approvazione dalla Chiesa nel 1972, le Sorelle Apostole della Consolata ormai da quasi settant’anni vivono il carisma che la Madre ha lasciato: essere apostole di misericordia e consolazione, specialmente tra i più poveri e bisognosi, tra gli scarti della società… portare ovunque la gioia e la luce del Vangelo, slanciandosi nelle periferie e nei luoghi di lavoro per raggiungere l’umanità assetata di pace e di giustizia, senza dimenticare di vivere in ogni comunità come in una famiglia, dove ci si aiuta, ci si confronta, ci si vuol bene. Parole queste, che in qualche modo anticipano il rinnovamento proposto dal Concilio Vaticano II e che papa Francesco con l’Evangelii gaudium ci ha ricordato e spronato a vivere.Questo spettacolo teatrale – il cui ricavato sosterrà l’apertura di una casa per bambine e ragazze senza famiglia in India – vuole dare la possibilità al pubblico di conoscere meglio la storia di questa donna, taciturna ma tenace e determinata, semplice ma con una fede saldissima e una carità operosa, che ha desiderato per tutta la vita rispondere alla volontà di Dio, consacrandosi a Lui e amandoLo nei fratelli e nelle sorelle che ha incontrato.