Cultura & Società

«Tesori in guerra», a Pistoia la cronaca inedita di sessanta capolavori salvati

L’evento, che si inserisce nel programma di Pistoia Capitale della cultura 2017, è promosso dall’Istituto storico della Resistenza di Pistoia, insieme alla Fondazione Cdse (Centro documentazione storico etnografica) con il sostegno della Regione Toscana e della Fondazione Cassa di risparmio di Pistoia e Pescia. Sessanta foto inedite, provenienti in larga parte dai fondi del Gabinetto fotografico della Galleria degli Uffizi e della soprintendenza di Firenze Pistoia e Prato, con venti pannelli documentari raccontano le avvincenti e a tratti drammatiche vicende delle opere d’arte pistoiesi.  Dalla ricerca, condotta dalla storica dell’arte Alessia Cecconi, curatrice del progetto regionale Resistere per l’arte, e dallo storico Matteo Grasso, direttore dell’Istituto storico della Resistenza di Pistoia, emerge una vicenda assolutamente inedita. 

Nel 1944 la comunità pistoiese ha corso seriamente il rischio di perdere per sempre alcune opere-simbolo della città, trafugate in Alto Adige, che furono salvate grazie al lavoro gli uomini della Soprintendenza fiorentina, guidati da Giovanni Poggi, e dai monuments men, la task force americana messa in campo per la protezione delle opere d’arte. Assolutamente decisivo per l’individuazione delle opere fu l’intervento del cardinale Elia Dalla Costa e di monsignor Giovan Battista Montini, segretario di Stato del Vaticano e futuro papa Paolo VI. La vicenda, avventurosa e a lieto fine, riguarda i bassorilievi monumentali più celebri della città: la splendida lunetta del portale maggiore del Duomo con il suo elegante archivolto e la volta di Andrea della Robbia, l’altra lunetta con l’incoronazione della Vergine di Benedetto Buglioni dell’Ospedale del Ceppo, e – addirittura-  lo Stemma del Comune della Scuola del Verrocchio.

Ma torniamo al giallo delle opere trafugate e poi recuperate. Vengono tutte razziate (giustificazione ufficiale: per essere messe in sicurezza) nell’agosto 1944 dai tedeschi in ritirata, alla villa medicea di Poggio a Caiano dove erano state messe in salvo prima dei bombardamenti del 1943. Insieme vengono caricate su camion tedeschi un gruppo tra le più importanti opere di Donatello e Michelangelo del Bargello, Per recuperare le opere, con Dalla Costa e Montini, si mobiliteranno i monuments men americani. Il patrimonio inestimabile che era stato trafugato viene individuato in alto Adige qualche mese dopo proprio grazie alla rete delle relazioni del Vaticano. I tesori di Pistoia sono custoditi nel castello di Neumelans a Campo Tures) e – nel luglio 1945 – torneranno finalmente casa con i capolavori di Michelangelo e Donatello.

I capolavori della città, a partire dall’emozionante Visitazione di Luca della Robbia, furono protagoniste di una vera e propria fuga per la salvezza. intrecciando le loro vicende a quelle dei capolavori degli Uffizi. Incalzato dai bombardamenti e dalle razzie il nucleo più significativo delle opere delle chiese e del museo civico fu trasferito almeno tre volte, Dalla Villa Medicea di Poggio a Caiano (1940) alla villa di Pian di Collina di Santomato (Pistoia) nel 1943 e poi a Firenze (1944) disseminato tra la Galleria dell’Accademia (dove nel ’44 troviamo appunto la Visitazione), Palazzo Pitti e il Museo degli Argenti.

La scoperta dei due ricercatori si va ad aggiungere a un’altra sorprendente rivelazione, anche per gli storici dell’arte, resa nota nei giorni scorsi: nella villa Beretta a Pian di Collina di Santomato, nel 1943, vennero portati, per essere messi in sicurezza, una ventina di capolavori degli Uffizi, da Filippo Lippi a Beato Angelico, da Luca Signorelli a Rosso Fiorentino. Insieme c’erano anche i capolavori più preziosi delle chiese pistoiesi e del museo civico.