Cultura & Società

Un prete toscano alla maratona di New York

di Renato BuriganaCorrere «è un esercizio fisico che fa bene allo spirito e alla testa», spiega don Angelo Silei, parroco al Pestello di Montevarchi. E questo potrebbe essere un buon consiglio dato ai giovani della sua parrocchia. Ma quello che fa diventare questa frase qualcosa di speciale è che don Angelo ha appena corso la maratona di New York. Sì, 42 km tutti d’un fiato, corsi in 4 ore e 24 minuti.

Domenica 3 novembre tutta Montevarchi e non solo era incollata alla televisione per seguire il suo parroco alla maratona di New York. Una delle più famose in tutto il mondo, per la spettacolarità del percorso, per il numero dei partecipanti, per la qualità dei concorrenti e non ultimo anche per il montepremi. Don Angelo, 56 anni portati benissimo, non è nuovo a queste avventure. La passione per la corsa la coltiva da sempre, e finiti gli impegni pastorali si mette tuta e scarpette e inizia i suoi allenamenti. Progressivi, lenti, calibrati per arrivare al giorno della gara con nelle gambe la forza per i 42 km. Alla maratona importante è partecipare, ma concluderla, magari nel gruppo dei primi è qualcosa di «bello, non facilmente descrivibile»; ma don Angelo fa di più. Ne corre almeno una all’anno. «La prima – racconta don Angelo – la corsi per ringraziare Dio per i miei cinquanta anni». E così dopo l’ultima riunione per organizzare il pellegrinaggio in Palestina del prossimo capodanno, ha salutato i suoi parrocchiani, ha preparato la borsa e ha preso l’aereo. «Prenotato da tempo – precisa don Angelo – per ottenere la tariffa più bassa poi sarò ospite da miei parenti a New York. Sono arrivato sabato alle 17 e domenica mattina alle 10 ero già pronto per la gara». Lo racconta con tranquillità, come se fosse la cosa più normale della terra, ignorando che per un comune mortale il fuso orario, otto ore di aereo, le fatiche di una settimana, avrebbero consigliato una domenica pomeriggio di riposo, magari con un buon libro o ascoltando un disco.

La scorsa estate aveva fatto a piedi, con zaino in spalla, in compagnia di un altro sacerdote, tutto il cammino di Santiago de Compostela, oltre 750 km, in 28 giorni. Ne è tornato entusiasta. Come quando per l’anno del Giubileo, convinse 11 parrocchiani, 10 uomini e una donna, a recarsi a Roma a piedi. Dalla chiesa del Pestello alla Basilica di San Pietro, dieci giorni. «Ma domenica a New York – spiega don Angelo – dopo il primo miglio ho guardato l’orologio: dieci minuti. Allora ho capito che avrei potuto fare un buon tempo. Mi sono gustato il percorso, la gente, la festa. Non avevo più l’emozione della prima volta. Anche se verso il trentesimo kilometro la fatica si è fatta sentire».

Prima di lasciare New York ha voluto visitare Ground Zero «luogo di pellegrinaggio della memoria». Ora rientrato al Pestello sta già organizzando il pellegrinaggio in Terra Santa di dicembre. Già perché la vera passione di don Angelo, da anni guida ufficiale di Terra Santa, è la Bibbia. La insegna, la spiega con una freschezza dovuta non solo allo studio sistematico ma anche alla conoscenza dei luoghi biblici. In questi due ultimi anni ha guidato i rarissimi pellegrinaggi toscani in Palestina e Israele. Si muove sicuro, conosce i luoghi e le persone e ripete che non ci sono problemi per i pellegrini. Adesso Montevarchi, dopo la Maratona, si prepara per la prossima avventura: capodanno a Betlemme.