Vita Chiesa

Santa Sede, 16 proposte all’Onu per la tutela dei diritti e la dignità dei migranti

Dai corridoi umanitari alla legge sulla cittadinanza secondo lo ius soli, allo sponsorship per lavoro. 16 azioni molto concrete nel campo dell’accoglienza, la protezione e la promozione dei migranti economici, dei richiedenti asilo e rifugiati, delle vittime di tratta, che rappresenteranno le indicazioni della Santa Sede per spingere tutti i governi del mondo a rispettare i diritti e la dignità di tutte le persone che migrano. L’occasione sarà il «Global compact for refugees» (Accordo globale sui rifugiati – #UN4RefugeesMigrants), una conferenza intergovernativa che le Nazioni Unite organizzeranno durante la seconda metà del 2018. Di questo si sta discutendo in questi giorni in Vaticano, a Palazzo San Callisto, durante il seminario «Global compacts 2018» organizzato dalla sezione Migranti e Rifugiati del nuovo Dicastero per il servizio allo sviluppo umano integrale. Il documento con le 16 proposte è ancora in bozza e verrà reso noto a breve nella stesura definitiva, approvata dal Papa: verrà aggiornato con le indicazioni dei vescovi e rappresentanti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo che stanno partecipando dall’incontro, tra cui le Conferenze regionali dei vari continenti (Secam, Comece, Celam, Ccee) e alcuni Paesi più attivi nel settore migrazioni come Usa, Canada, Messico, Argentina, Brasile, Italia, Tunisia, … Questa costituirà la posizione della Santa Sede al Global compact for refugees, su cui i governi stanno già lavorando. Ne abbiamo parlato con padre Fabio Baggio, sottosegretario della sezione Migranti e Rifugiati.

Perché questo incontro?

«Il Papa ci ha chiesto quali possono essere gli eventi interessanti per migliorare l’accoglienza, la protezione, la promozione e l’integrazione dei migranti. Uno di questi eventi è una conferenza intergovernamentale che si realizzerà nel secondo semestre del 2018 per iniziativa dell’Onu. I governi si ritroveranno per decidere linee di azione che possano servire come indicazioni chiare per tutti, nei campi delle migrazioni e dell’asilo. Li hanno chiamati Global compacts per dare un’azione globale ad un fenomeno globale. Sarebbero «patti» riguardanti l’unificazione di indicazioni e visioni, tra tutti i governi, sulle migrazioni economiche e le migrazioni forzate».

Sono in corso diversi «Global compacts». Come funziona questo?

«Ci sono diversi processi, questo sulle migrazioni è affidato all’Oim (Organizzazioni internazionale delle migrazioni) e all’Unhcr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i richiedenti asilo e rifugiati). Le discussioni sono già cominciate e andranno avanti per tutto il 2017. Ci sarà la stesura di un testo iniziale verso l’inizio del 2018, poi le negoziazioni. Nel secondo semestre del 2018 si pensa di poter arrivare all’approvazione di un testo durante una conferenza integovernamentale».

Cosa vi ha detto Papa Francesco nello specifico?

«Il Papa ci ha detto: dobbiamo esserci e dobbiamo fare in modo che gli elementi propri della dottrina sociale della Chiesa, più volte riaffermati nel suo magistero – molto ricco e fecondo su questi temi – venga ripreso e riportato come riflessione ai governi. Il Vaticano siede in queste sedi di negoziazioni, quindi insieme ai governi contribuirà alla definizione di quei punti comuni che ci possono dare poi le garanzie operative per far rispettare i diritti e la dignità dei migranti. Ci sono dei punti che riguardano il traffico e la tratta di esseri umani, perché oggi la migrazione è diventata un grande mercato che porta guadagni astronomico delle organizzazioni criminali».

Qual è la vostra strategia?

«L’idea fondamentale è fare una alleanza tra la sezione Migranti e Rifugiati e la Segreteria di Stato, incaricata del lavoro multilaterale con gli altri Paesi e le organizzazioni internazionali. Decidiamo un cammino da fare insieme, facciamo delle riflessioni e coinvolgiamo tutte le organizzazioni cattoliche più attive in una azione profetica di advocacy presso le Nazioni Unite. Siamo arrivati a 16 punti di azione. Oggi li presentiamo alle Conferenze episcopali, per chiedere loro una contestualizzazione e una ridefinizione se necessaria. Poi torneremo dal Papa – che li ha già visti – per una approvazione definitiva. Saranno i punti con cui lavoreremo, insieme alle organizzazioni cattoliche, alle Conferenze episcopali e alla Segreteria di Stato, perché entrino nei Global compacts».

Ci può anticipare alcuni di questi 16 punti? Quali sono i più significativi?

«Sono 16 punti organizzati intorno ai 4 verbi suggeriti dal Papa: accogliere, proteggere, promuovere ed integrare. Sono punti di azione e non dichiarazioni ideali. Proposte molto concrete con esempi su come fare. Tra le varie proposte la questione più grande è l’ultimo punto, ossia l’integrazione. Per cogliere il momento attuale non come un problema ma come un’opportunità per costruire la società che sogniamo».

Ci sono anche i corridoi umanitari?

«Certo, i corridoi umanitari sono presenti, così come l’accoglienza diffusa e lo sponsorship. In questo senso il modello canadese e statunitense sono molti interessanti e sicuramente lo proporremo».

Negli ultimi tempi in Italia ci sono state accuse molto pesanti contro le Ong che salvano vite umane nel Mediterraneo. Che ne pensa?

«Tutte queste critiche sono nate in seno alla Repubblica italiana, non le ho viste altrove. Noi non ci siamo occupati del problema essendo nazionale, non globale. Siamo stati molto contenti che la Chiesa italiana sia intervenuta in modo molto chiaro. La nostra sezione si affianca a tutte le dichiarazioni della Chiesa italiana».