Dossier
Arte sacra, un patrimonio che parla di fede
Il 19 marzo nell’antico Convento di San Pietro all’Orto viene inaugurato il nuovo Museo di arte sacra di Massa Marittima, punto di arrivo di un progetto di valorizzazione del patrimonio storico-artistico della città portato avanti da alcuni anni dall’Amministrazione comunale in stretta collaborazione con la Soprintendenza per il Patrimonio storico-artistico e demoantropologico di Siena e Grosseto.
Nella stessa sala è possibile vedere a confronto il Crocifisso ligneo dipinto di Giovanni Pisano e l’importante Croce stauroteca (contenente la reliquia) di Andrea Pisano e soci, sbalzata in argento e decorata da figurazioni coperte di smalti traslucidi. Due lunghe mensole accolgono inoltre gli Apostoli, Profeti e Santi, opera dello scultore senese Gano di Fazio.
La terza sala è dedicata ai Lorenzetti, con la splendida tavola della Maestà di Ambrogio e la vetrata derivata da un cartone di Pietro, che decorava un occhio della sagrestia della Cattedrale. In un’ampia sala al piano superiore si possono ammirare alcune pregevoli opere pittoriche di Sano di Pietro e di Stefano di Giovanni detto il Sassetta, oltre a due lastre tombali in marmo, una delle quali opera dello scultore Urbano da Cortona, allievo di Donatello, e ad altre opere quattrocentesche. L’ultima sala infine è dedicata alle oreficerie e ai paramenti sacri.
Il complesso museale di San Pietro all’Orto si trova in Corso Diaz, 36. Dopo l’inaugurazione del 19 marzo (ore 16), dal giorno successivo il Museo resta aperto con i seguenti orari: aprile-settembre 10-13 e 15-18. Ottobre-marzo 11-13 e 15-17. Chiuso il lunedì. Biglietti 5 euro intero; 3 ridotto; 4 euro gruppo adulti. Info: tel. 0566-902289/901954.
Il vescovo di Volterra Mansueto Bianchi, delegato della Conferenza episcopale toscana per la cultura, riassume così la riflessione che i vescovi toscani hanno affrontato durante l’ultima assemblea, che si è svolta lunedì e martedì scorsi nel santuario di Montenero. La Cet ha preso in esame la recente intesa siglata a livello nazionale per la tutela e la schedatura dei beni ecclesiastici. I beni culturali, spiega monsignor Bianchi, «sono oggetto di diverse competenze: il Ministero si occupa della tutela e della conservazione, mentre la Regione è interessata alla valorizzazione. La Chiesa, che è storicamente la maggiore produttrice di arte, riconosce nel suo patrimonio artistico uno strumento di evangelizzazione e di dialogo tra fede e cultura».
L’arte sacra, insomma, come strumento di catechesi e di annuncio cristiano…
«Su questo versante le Chiese della Toscana hanno fatto negli ultimi anni un grosso cammino, concretizzato anche attraverso documenti, convegni, pubblicazioni, iniziative di vario tipo. Adesso l’impegno deve proseguire e su questo fronte si devono investire risorse umane ed economiche, tempo ed energie. Troppe volte la conservazione del patrimonio artistico e culturale è sentita dalle nostre comunità come un peso, un retaggio del passato: dobbiamo imparare a vederla come un’opportunità da cogliere sul piano dell’evangelizzazione. È uno strumento che ci permette di avvicinare un numero grandissimo di persone, che siano studiosi o semplici turisti».
Il dilemma, che si presenta a questo punto, è sempre lo stesso: come perseguire questo scopo senza correre il rischio di trasformare le chiese in musei?
«La musealizzazione deve essere sempre l’ultima soluzione, quando non sono possibili altre strade. Le chiese devono restare il più possibile luoghi accessibili a tutti: altrimenti si rischia anche di falsare l’immagine della Chiesa nella mentalità popolare. In alcuni casi il biglietto di ingresso può essere necessario per regolare i flussi turistici, ma non deve diventare un metodo generalizzato. In ogni caso poi l’accoglienza dei turisti e le finalità di culto dell’edificio religioso devono essere contemperate».
Sempre più spesso si verifica anche la necessità di trasferire opere d’arte dalle chiese ai musei, per motivi di sicurezza o di conservazione…
«Anche questo deve essere fatto solo in casi di reale necessità. Oggi fra l’altro la Cei finanzia l’istallazione di impianti di sicurezza, proprio per evitare lo spostamento. È giusto che le opere restino nel contesto in cui sono nate, che è un contesto di preghiera: questo permette anche allo storico di coglierne il vero significato».
Viene in mente un caso come quello della Madonna del Parto, a Monterchi: un’immagine oggetto di grande devozione popolare, collocata in un contesto museale.
Claudio Turrini