Dossier

Colletta alimentare, un miracolo che si rinnova

Per il nono anno consecutivo la Fondazione Banco Alimentare Onlus organizza in tutta Italia la Giornata della Colletta Alimentare, invitando i clienti dei supermercati a riempire, sabato 26 novembre, la busta per la spesa della solidarietà consegnata loro dai volontari (circa centomila in tutto il Paese). Il suggerimento è di acquistare olio, omogeneizzati e altri prodotti per l’infanzia, tonno e carne in scatola, pelati e legumi. All’iniziativa aderiscono le maggiori catene della grande distribuzione.

In Toscana, la Colletta 2005 si svolge presso 340 punti vendita, venti in più rispetto ai 320 annunciati in un primo momento. I volontari sono 6500 a fronte dei circa 50 che prestano la loro opera al Banco durante l’anno. Provengono dalle associazioni coorganizzatrici dell’evento (Federazione dell’impresa sociale della Compagnia delle Opere, Società di San Vincenzo de’ Paoli, Associazione Nazionale Alpini) ma anche da tantissime altre realtà associative e del volontariato – come Caritas, scout, pubbliche assistenze e Misericordie – e da tanti studenti ed adulti semplicemente desiderosi di partecipare a questo grande gesto di carità.L’obiettivo della Colletta 2006 è raggiungere e superare le 600 tonnellate, grazie, come sempre, all’attenzione e alla generosità dei toscani nei confronti di un’iniziativa che non appartiene a chi la organizza o ne beneficia, ma, come sottineano quelli del Banco, «è andata sempre più diventando, al tempo stesso, impegno di ogni persona e grande gesto di popolo». I generi alimentari raccolti, inscatolati per tipologia, immagazzinati a Calenzano (FI), saranno distribuiti agli attuali 401 enti e associazioni convenzionati della nostra regione, raggiungendo così 53 mila bisognosi. Maggiori informazioni (tra cui l’elenco dei punti vendita in cui si effettuerà la Colletta) sono disponibili nel sito internet www.bancoalimentare.it. La testimonianzadi Lucia StefaniniIl nostro incontro con il Banco Alimentare risale all’edizione di due anni fa, quando apprendemmo, come clienti del supermercato Coop, che per la prima volta la Colletta era arrivata anche a Bientina.

E’ stato un incontro per la verità vissuto con la routine che certi gesti di solidarietà rischiano di assumere, specie quando si compiono con un atto quasi meccanico (aggiungere qualche prodotto nel carrello della spesa) che non intacca ciò che più difficilmente siamo disposti a offrire: la condivisione del tempo, l’impegno in prima persona, il rischio di fallire.

Il gesto comunque era stato spontaneo: una piccola parte della nostra spesa era finita nel sacchetto giallo ritirato all’ingresso del negozio, e per i nostri tre figli era stato quasi un gioco ricercare tra gli scaffali i prodotti per il Banco Alimentare.

Rientrando a casa dal supermercato ci chiedevamo della provenienza dei volontari, che per noi risultavano facce nuove. A quel punto uno dei bambini butta là una frase, a mezzo tra una domanda e un’esortazione, un’uscita estemporanea che rimane lì sospesa e poi svanisce, senza una replica: “Allora il prossimo anno qui possiamo farlo anche noi”.

Come la tessera di un puzzle che riaffiora da un cumulo di giocattoli e ti permette di completare un quadro di cui avevi perso ormai memoria, così quella frase, a distanza di quasi un anno, mi risaltava fuori dalla mente, ora un po’ più perentoria, a completare di significati nuovi quel nostro gesto della Colletta precedente.

In una e-mail al Banco Alimentare di Firenze mi dichiaravo disponibile al turno di un’ora per la successiva Colletta, senza sapere che si sarebbe svolta di lì a pochi giorni e soprattutto ignorando che il Banco Alimentare, per la necessità di convogliare i volontari in supermercati più grandi, aveva preso seriamente in considerazione l’eventualità di rinunciare al punto raccolta di Bientina.In quel momento la nostra famiglia si sentiva chiamata a mettersi in gioco e ci prendevamo la responsabilità di una iniziativa che solo la risposta generosa, immediata e provvidenziale di tante donne e uomini raggiunti da un passa-parola poteva portare a buon fine.

Abbiamo costituito così in gruppo di oltre quaranta persone, animate dal desiderio non solo di fare la spesa della solidarietà, ma anche di collaborare attivamente all’organizzazione e allo svolgimento della Colletta presso quel supermercato che vede gran parte di noi, tutto l’anno, in veste di clienti abituali. Probabilmente la nostra provenienza locale e il contributo degli Scout Agesci, della Misericordia e delle Acli ha rafforzato nelle persone che abbiamo avvicinato il senso di affidabilità, di cui diffusamente il Banco Alimentare gode.

Senza dubbio abbiamo riscontrato in ciascuna persona che ha offerto la spesa della solidarietà il senso profondo della condivisione, forse più evidente nei bambini e nelle persone mature.

Difficilmente dimenticherò quella coppia di mezza età che è uscita dal supermercato col carrello pieno, sinceramente dispiaciuta per aver dimenticato di comprare per la nostra raccolta. Non potendo lasciare un’offerta in denaro, perché lo spirito della Colletta non lo prevede, i due sono tornati a casa, per poi ricomparirci di nuovo davanti dopo un po’ con due sacchetti gialli pieni: la signora si era fatta il secondo giro di fila alla cassa in meno di un’ora perché non voleva che alla Colletta mancasse il suo contributo. I più attenti in assoluto, credo di poter dire, sono i ragazzini piccoli, che sanno dove orientare gli acquisti dei genitori, e il giorno della Colletta, volantino alla mano, controllano che non manchi nulla nella spesa dei più grandi.

La lezione più importante che a livello familiare crediamo di poter cogliere dall’esperienza della Colletta e che dovremmo essere in grado di diffondere più efficacemente anche come Banco Alimentare è il concetto della lotta allo spreco. Quando riusciremo a ridistribuire anche qua localmente i prodotti buoni recuperati dalle mense scolastiche, dai pasti aziendali, dalle rimanenze dei negozi, avremo dato la nostra risposta anche alle logiche di mercato che ci impongono modelli di consumo sbagliati.Abbiamo visto che donare i prodotti al Banco Alimentare è sostegno concreto e irrinunciabile per le associazioni che fanno dal sostegno alle povertà il loro valore fondante. Se sentiamo però che un gesto di solidarietà è più forte quando richiede il sacrificio di un po’ di noi stessi, dovremmo imparare non tanto ad aggiungere il sacchetto giallo alla spesa, quanto a togliere dal carrello parte di ciò che avevamo già destinato a noi.

Operando questa logica di sottrazione, più che quella di accumulazione, ci abituiamo anche ad essere consumatori più consapevoli, senza dimenticarci che può essere una spesa della solidarietà, in senso più ampio, anche quella volta all’acquisto di prodotti che garantiscono il rispetto dei diritti degli uomini e che riducono gli squilibri tra le diverse aree del mondo.

Marco Posarelli (Coop): «Toscani solidali nonostante la crisi»DI MARCO LAPI«Un rapporto articolato e soprattutto molto fruttoso. Potrebbe essere definita così l’ormai «storica» collaborazione tra Banco Alimentare e Unicoop Firenze, che nel corso degli anni ha dato vita anche a iniziative per il coinvolgimento dei soci al di là della giornata della Colletta. C’è ad esempio da tempo la possibilità di devolvere parzialmente i propri punti promozione perché vengano trasformati in generi alimentari a disposizione del Banco: e al «tesoro» che pian piano si forma Unicoop aggiunge del suo, al raggiungimento di una certa quota, incrementandolo di 500 euro. Più recente l’idea dei «carrelli jolly», graditissimi buoni spesa messi a disposizione degli enti e associazioni di solidarietà convenzionati perché vengano usati nei punti vendita della catena.

Ma la Colletta rimane la Colletta, e anche per questa Unicoop Firenze non si tira certo indietro. Anche se Marco Posarelli, dirigente del settore soci e consumatori, assegna il merito più ai singoli soci e clienti che non all’organizzazione aziendale. «Sappiamo da mille dati – afferma infatti – che i frequentatori dei negozi Coop sono sensibili ai temi della solidarietà umana e quindi sono più generosi del cittadino medio o del consumatore di altre catene. Da parte nostra c’è semmai un merito indiretto, consistente nelle nostre campagne di solidarietà e azioni di educazione del consumatore: Coop si impegna perché i suoi soci e consumatori siano sempre più sensibili e consapevoli.

Poi diciamo che c’è una continuità con il mondo del volontariato, perché Coop non sarebbe Coop se non avesse tra i propri soci un certo numero di volontari, quelli che chiamiamo nel nostro gergo “soci attivi” e che sono molto spesso impegnate in vari campi, tra cui sicuramente quello della solidarietà. Quindi Coop da un lato è una grande azienda della distribuzione, dall’altro un’organizzazione di volontari. E ciò la porta naturalmente a dialogare con le organizzazioni del volontariato in maniera più diretta rispetto alla nostra concorrenza».

Rispetto al passato, secondo il dirigente Coop, è sicuramente cresciuta la capacità di donare. «Purtroppo – afferma – è anche cresciuta l’area del bisogno e le persone si rendono conto che le persone in difficoltà non sono più lontane, esistono davvero. Non sono solo gli extracomunitari ad aver bisogno di assistenza: anzi, la nostra società si sta spaccando tra una fascia che sta sempre meglio e una che tende a precipitare verso il basso. Per cui il volontariato ha un grande ruolo ed è una grandissima risorsa, anche bisognerà cercare di cambiare le cose». Inoltre, c’è un altro aspetto positivo da considerare: «Vent’anni fa era molto più difficile per le associazioni di volontariato lavorare insieme e oggi è sicuramente più facile: ci sono molte meno gelosie e inoltre il Banco Alimentare, come associazione a servizio di altre associazioni, svolge un ruolo importante anche a questo proposito e riscuote tante adesioni proprio perché questa sua impostazione è vincente. Ed è una forza il fatto stesso che il rapporto tra Banco e assistiti sia indiretto».

La prossimità con «Il cuore si scioglie», grande operazione natalizia di solidarietà che fa capo a Unicoop Firenze, non consente un grande coinvolgimento diretto da parte dei soci per la giornata della Colletta, ma la disponibilità dei punti vendita è assicurata: quasi tutti sono coperti e, anzi, il desiderio di Posarelli – che non manca di suggerire, ogni anno, gli inserimenti più opportuni – sarebbe l’«en plein». Forse arrivarci non sarà impossibile, visto che quelli «presidiati» dai volontari del Banco aumentano progressivamente. Ma la crisi economica non influirà negativamente sulla Colletta 2005? «Assolutamente no; lo abbiamo visto anche per “Il cuore si scioglie”: magari – conclude il dirgente Unicoop – si ripercuote negativamente sulle vendite ma non colpisce la solidarietà. Anche perché, secondo me, la società toscana è sempre più solidale, ha sempre più coscienza, ha un bel livello di civiltà. Da questo punto di vista, le stesse donazioni fatte al Banco durante l’anno dalle aziende sono importanti, perché dietro c’è sempre un uomo, una coscienza, su questo non ci piove. Ma la Colletta è l’opera delle formiche, tante e tante coscienze che danno tutte un pezzettino… e mi dispiace quasi che il nostro Banco Alimentare non sia il più grande d’Italia».

Incontro a Pisa:La lezione di MatildeLezioni di carità. Non potrebbe essere definito altrimenti l’intervento che don Mauro Inzoli, presidente nazionale del Banco Alimentare, ha fatto la sera di martedì 22 nella Sala delle Baleari di Palazzo Gambacorti a Pisa. Don Mauro era stato invitato nella sede comunale pisana dai volontari locali del Banco per l’unico incontro di presentazione toscano della Colletta, dal titolo «Una passione per l’uomo». Coordinato dal collega Tommaso Strambi e concluso dal responsabile pisano del Banco, Alberto Mannini, l’incontro ha visto anche la partecipazione del vicario generale della diocesi, mons. Antonio Cecconi, e del vicepresidente della Giunta regionale toscana Federico Gelli.

«Ogni gesto che si pone come obiettivo non il sé ma il noi, l’allargamento della cerchia degli “inclusi” e non degli esclusi, mi pare sia un’azione benedetta», ha affermato mons. Cecconi, mentre Gelli ha parlato delle situazioni di bisogno presenti in Toscana, dagli extracomunitari agli 80 mila anziani non autosufficienti, e quindi a reale «rischio povertà» in quella che è una delle regioni più anziane d’Europa. Don Mauro, intervenendo successivamente, ha stupito e commosso tutti partendo dal gesto di carità che Maria compì nei confronti delle cugina Elisabetta che, come lei, attendeva un bambino.

«Non c’è – ha detto – un gesto più facile e concreto di un gesto di gratuità pura, senza calcoli o analisi, ma per un semplice “ti voglio bene”». Ed ha raccontato tre vicende significative, a cominciare da quella di sua nonna che, inferma, gli diceva «corri» non appena qualcuno veniva a chiedere la carità. E lui, allora piccolo, si sentiva investito di una missione da grandi ed era fiero di poter provvedere all’elemosina in sua vece. Poi un suo incontro a cena, a casa di una famiglia benestante che alla fine, con tanto di approvazione commossa dei figli, ha voluto donare nientemeno che una villa, in memoria del vecchio padre della signora – da poco scomparso – e della grande testimonianza di fede da lui ricevuta. Ma la storia più commovente è stata l’ultima, quella di Matilde, ottantottenne «che abita vicino a voi», ha rivelato don Inzoli senza tuttavia svelare la località, e che, pur vivendo con una pensione di 500 euro, consapevole di cosa volesse dire la fame, gli inviava da tempo per il Banco cinque euro tutti i mesi. Ultimamente, un una nuova lettera che don Mauro ha letto ai presenti, Matilde si è scusata di non poter continuare perché costretta, a causa di un problema alle ossa, a ricorrere a una persona che l’assistesse e che gli costava 300 euro. Per sé non ha chiesto niente ma si è augurata, scusandosi di nuovo, che qualcuno potesse offrire la stessa cifra al suo posto. «E allora – ha concluso il presidente nazionale del Banco – facciamo tutti questa Colletta per Matilde che, se avesse potuto, sarebbe stata in prima fila con noi».

Il contributo di Comieco e Toscana RiciclaUna crescita continua. I grafici riportati in questa colonna non danno adito a dubbi: l’azione del Banco è sempre più incisiva e i risultati sempre più importanti anche se, come sostengono i suoi volontari, non sono che una piccola goccia nel grande mare del bisogno.

Certo è che il Banco Alimentare della Toscana, oggi, ha una dimensione ben diversa dai suoi inizi, quando si costituì a partire da un piccolo gruppo di solidarietà parrocchiale. L’anno scorso ad esempio, nella Giornata della Colletta 2004 sono stati raccolti in Toscana, presso 290 supermercati e grazie alla generosità di ben 250 mila persone, 578 mila kg di prodotti che hanno rappresentato un terzo dei prodotti immagazzinati e ridistribuiti in tutto il 2004 dal Banco Alimentare della Toscana ai 382 enti e associazioni caritative allora convenzionati.

Quest’anno ci sono tutti i presupposti perché anche questo record sia battuto, grazie all’impegno gratuito di tutti perché, come ricordano sempre il presidente Natale Bazzanti e il direttore Marco Tommasi, «al Banco tutto è gratuità». E la novità più gradita, in questo senso, è il coinvolgimento dell’Osservatorio Nazionale Rifiuti, di Comieco – Consorzio per il recupero e il riciclo degli imballaggi a base cellulosica – e di Toscana Ricicla, che, offrendo 17 minuti di servizio di raccolta differenziata, hanno donato le 40 mila scatole necessarie per la raccolta, oltre a provvedere alla stampa del materiale pubblicitario su carta riciclata.

La logica del dono per ribaltare la logica di mercato

Banco Alimentare onlus