Dossier

Immigrati, in un anno +57% in Toscana

di Francesco PalettiUfficialmente sono circa 175mila. Ma secondo una stima del Dossier statistico immigrazione Caritas gli immigrati regolarmente soggiornanti in Toscana sarebbero oltre 200mila. In ogni caso, anche stando alle cifre del Ministero dell’interno, il dato di fatto è che, in appena dodici mesi (dal 2002 al 2003), l’immigrazione «regolare» toscana ha realizzato un incremento di ben 64mila unità. In percentuale il 57% in più rispetto ai dodici mesi precedenti. «Potenza» soprattutto della regolarizzazione che, secondo il Delegato regionale Caritas don Emanuele Morelli, ha avuto almeno tre effetti positivi: «In primo luogo ha consentito l’emersione dall’irregolarità di alcune centinaia di migliaia di lavoratori immigrati, smentendo tra l’altro la demagogica equazione di chi vede nei cosiddetti «clandestini» dei soggetti devianti prossimi alla criminalità. In secondo luogo ha mostrato l’inefficacia delle attuali e delle precedenti politiche d’ingresso: i numeri della «sanatoria» dicono chiaramente che domanda e offerta di lavoro s’incontrano prevalentemente al di fuori dei percorsi tracciati dalla legislazione».Immigrati in Toscana – Mostra la tabella

Paesi di partenza. Aumentano in modo consistente gli immigrati provenienti dalla Romania, che salgono al terzo posto in un’ipotetica graduatoria dei gruppi nazionali, scavalcando marocchini e polacchi. Ma anche quelli provenienti dall’Ucraina e dalla Serbia-Montenegro. Diminuisce, invece, il peso percentuale di Marocco, Senegal e Tunisia.

L’«effetto regolarizzazione» modifica la «geografia» delle provenienze. In generale la quota di migranti che arrivano dall’Europa Centro-Orientale, già percentualmente rilevante un anno fa, ha segnato un’ulteriore consistente impennata (più 7%). Anche gli stranieri dell’Estremo Oriente continuano a caratterizzare l’immigrazione toscana, mentre prosegue la lenta diminuzione dell’incidenza di quelli provenienti dalla regione del Maghreb e dell’Africa Occidentale.

Motivi del soggiorno. Lavoro e famiglia soprattutto, ma anche residenza elettiva, motivi religiosi, studio. In tutto gli immigrati «toscani» con un permesso di soggiorno di lunga durata sono il 97,8% del totale. Nel dettaglio, cresce il «peso» percentuale dei lavoratori subordinati (più 14,2%) – «altra conseguenza della regolarizzazione» commentano gli esperti del Dossier – e cala quello dei motivi familiari (-6,9%) e dei lavoratori autonomi (-1,7%), anche se la propensione all’autoimprenditorialità resta una delle peculiarità dell’immigrazione toscana.

Mercato del lavoro. Dalle 44.029 nuove assunzioni del 2002 alle 43.312 dell’anno seguente, circa l’1,6% in meno. La fase di stagnazione attraversata dell’economia toscana (il 2003 è stato il secondo anno consecutivo di crescita zero) sembra aver fatto sentire i suoi effetti anche sul mercato della manodopera immigrata che, almeno fino ai dodici mesi precedenti, sembrava immune da contraccolpi negativi.

La crisi si è fatta sentire in modo particolare nel settore della ristorazione (-1.827), tessile (-1.174 assunzioni), in agricoltura (-946) e nelle concerie (-160). In controtendenza, invece, le costruzioni (più 1.049).

Integrazione scolastica. Dai 14.884 alunni del 2001/2002 ai 20.320 di quello successivo per un incremento del 36,5%. La popolazione studentesca d’origine straniera continua a crescere e raggiunge, nel 2003, un’incidenza del 4,7%. È una quota elevata che pone la Toscana in sesta posizione in un’ipotetica graduatoria delle regioni italiane.

Ma nei singoli contesti territoriali il quadro è piuttosto composito: da una parte Prato che, con 8 studenti immigrati ogni cento alunni, è la provincia italiana con l’incidenza percentuale più elevata. Ma anche Firenze (6,3%), Arezzo (5,8%) Siena (5%) e Pistoia (4,6%). Dall’altra i contesti territoriali rimanenti, tutti al di sotto del 4%.Eterogeneo anche il quadro delle provenienze: le scuole della regione sono frequentate da studenti di ben 143 Paesi diversi, di cui 115 a forte pressione migratoria. Quelli che realizzano un’incidenza maggiore sono gli albanesi (29,9%), i cinesi (16,8%), i marocchini (10,9%), i romeni (7,1%) e i serbo-montenegrini (4,1%).

La Caritas. Quote d’ingresso calcolate sui reale fabbisogno di manodopera immigrata, l’introduzione del permesso di soggiorno per ricerca di lavoro e diritto di voto alle elezioni amministrative. Sono solo alcune delle proposte formulate dalle Caritas d’Italia nel giorno della presentazione del «Dossier statistico immigrazione». Richieste specifiche e motivate, presentate mercoledì, in contemporanea, in dodici diverse città d’Italia.

In Toscana, a Prato, nel salone consiliare del comune, ha parlato il Delegato regionale don Emanuele Morelli: «È necessario programmare politiche che consentano un reale incontro fra domanda e offerta di lavoro perché è doveroso prendere atto che né le aziende, né le famiglie accettano di assumere alla cieca». Da qui la proposta: «La concessione di un permesso di soggiorno per ricerca di lavoro, come suggerito dal Parlamento Europeo». Ma la costruzione «di serie politiche d’ingresso» deve «andare di pari passo con quelle d’integrazione. Ad esempio – spiega don Morelli – è necessario pensare a percorsi di riconoscimento di diritti di cittadinanza: la partecipazione alle elezioni amministrative locali è un elemento che va in questa direzione. In tal senso non possiamo non porre l’accento sulla scelta della regione Toscana d’inserire il riconoscimento del diritto di voto agli immigrati fra i principi generali del nuovo statuto».Immigrati in Toscana per settore di lavoro – Mostra la tabellaImmigrati in Toscana 2003 – permessi di soggiorno – Mostra la tabella