Dossier

In Asia cambiano anche le abitudini della Chiesa

La Sars, specialmente in Asia, sta cambiando anche le abitudini religiose dei popoli più a rischio di contagio, come ci spiega il missionario del Pime, padre Gianni Criveller, che vive a Hong Kong e presta il suo servizio a Tsing Yi. “La situazione – afferma il religioso al Sir – è sempre in veloce evoluzione”. Dal punto di vista religioso, continua padre Criveller, “le celebrazioni di Pasqua sono riuscite bene in tutta la diocesi, con una partecipazione maggiore di fedeli rispetto agli anni scorsi. I motivi sono due: innanzitutto, la gente di Hong Kong non ha potuto viaggiare, dunque era in città; poi, tutta questa situazione ha generato un più forte desiderio religioso. Ad esempio, alla vigilia di Pasqua la chiesa di Tsing Yi era piena, anche per il battesimo, la comunione e la cresima di 41 adulti”. In totale in tutte le chiese di Hong Kong, sono stati battezzati centinaia di catecumeni, 120 nella sola cattedrale.

In realtà, il pericolo di contagio ha modificato il modo di vivere alcuni sacramenti: per disposizione del vescovo, sono state abolite le confessioni individuali, durante le celebrazioni s’indossa la mascherina protettiva suggerita dalle autorità diocesane, non si fa la comunione sotto le due specie, non si usano libretti e candele. Un altro problema riguarda l’assistenza religiosa ai malati terminali, di fronte al divieto di visita imposto dalle autorità. A tal fine, le autorità diocesane hanno inviato ai preti un questionario, nel quale si chiede la disponibilità di due o tre preti per tutta la diocesi per conferire il sacramento degli infermi ai malati terminali di Sars. “Il vicario generale Dominc Chan – spiega padre Criveller – ha detto che la quasi totalità dei sacerdoti si è resa disponibile. La diocesi sta ora trattando la questione con le autorità sanitarie. I due o tre preti, che saranno scelti per recarsi presso i malati di Sars, saranno posti, poi, in isolamento. Ma ciò non è ancora avvenuto”. “Soprattutto – conclude il missionario -, rimane l’ansia di combattere contro un nemico che non si conosce. Un grave prezzo è pagato anche in termini di salute mentale ed emotiva. Il numero di suicidi a Hong Kong era già molto alto, anche a causa della recessione economica (secondo le statistiche ufficiali, incomplete, più di mille all’anno), e adesso qualcuno già parla di un incremento dovuto ai vari effetti, sociali e emozionali, causati dalla Sars”.