Dal n. 33 del 18 settembre 2005
De Gasperi, un europeo venuto dal futuro
di Pier Luigi Ballini
De Gasperi: con lui i cattolici passarono, dopo un lungo e travagliato periodo di preparazione, dall'opposizione al governo. Presidente del Consiglio dalla fine del '45 al '53, guidò la ricostruzione del paese dopo la II guerra mondiale; lo reinserì nel campo delle democrazie occidentali; avviò le prime, coraggiose riforme economiche sociali; fu, con Schuman e Adenauer leaders, come lui, di partiti di ispirazione cristiana , uno degli ideatori e dei pionieri del processo di unità europea.
Nato nel 1881 a Pieve Tesino, in Trentino, in quel tempo parte dell'Impero austroungarico, De Gasperi studiò a Vienna. In quel periodo si rintracciano le radici della sua avversione alla propaganda nazionalista, la sua sensibilità per la questione sociale, il rifiuto di ogni radicalismo in politica; un atteggiamento pragmatico e possibilista che non si traduceva mai, tuttavia, in una rinuncia ai principi. Una fede profonda ne caratterizzò da allora vita e attività. Il cattolicesimo rappresentava per lui un elemento «integrale» che riguardava tutta la vita nella sua intera struttura, «una regola fissa..., l'anima e il midollo di tutte le cose». De Gasperi fu sempre un uomo di profonda spiritualità: se non la si considera non si comprendono le sue scelte, neppure quelle politiche affidate, per lui, alla responsabilità del credente. La sua carriera politica fu per tanti aspetti esemplare, nel 1909 venne eletto consigliere comunale a Trento; dall'11 al '18 fu deputato al Parlamento di Vienna; dal '21 in quello italiano, eletto nelle liste del Partito popolare di cui divenne nel '24 segretario.
Antifascista, promosse la secessione dell'Aventino. Quando il fascismo divenne una dittatura a viso aperto, De Gasperi fu dichiarato decaduto dal mandato parlamentare. Dovette subire poi campagne di denigrazione e l'11 marzo 1927 l'arresto a Firenze, basato su una falsa accusa, insieme alla moglie Francesca. Pagò con il carcere pur di non rinunciare alle sue idee; restò in ombra per vent'anni, esule in patria. Dopo la sua liberazione venne assunto, nel '29, alla Biblioteca Vaticana. Fu anche in quell'ambiente dove poteva incontrare frequentemente mons. G.B. Montini, il futuro Paolo VI che riprese i contatti con gli ex popolari. Negli incontri clandestini romani del '41-43 De Gasperi definì i programmi che caratterizzeranno la Democrazia Cristiana, il partito da lui fondato per garantire l'unità politica dei cattolici e per inserirli nello Stato democratico. Un partito di massa, interclassista, antifascista, che considerava la libertà e la democrazia politica elementi del nuovo sistema da costruire con un senso cristiano dello Stato senza volere uno Stato cristiano.
Nel '44, caduto il regime fascista, fu nominato prima ministro senza portafoglio, poi agli Esteri. Alla fine del '45 gli venne affidata la Presidenza del Consiglio; per la prima volta l'esponente di un partito di massa, il leader dei cattolici italiani raccolti nella Dc assumeva la guida del paese. L'avrebbe mantenuta per sette anni e mezzo.
Fra grandi difficoltà interne e internazionali, De Gasperi riuscì a garantire un'ordinata transizione verso un assetto democratico del paese: lo scioglimento del referendum per la scelta fra Monarchia e Repubblica, le elezioni dell'Assemblea Costituente, la ratifica del duro trattato di pace che consentì tuttavia all'Italia di riprendere su basi nuove l'iniziativa in campo internazionale. Non esitò a collaborare con socialisti e comunisti nell'immediato dopoguerra e per un importante periodo dei lavori dell'Assemblea Costituente, come ad escluderli dal ministero nel giugno '47 quando i dissensi sulla politica economica e monetaria e sulla politica estera diventarono inconciliabili.
De Gasperi si impegnò in quel periodo a inserire l'Italia nell'area delle democrazie occidentali: fu il primo fra i paesi vinti ad essere ammesso, nel marzo '47, alla Banca Mondiale e al Fondo monetario internazionale. La divisione del mondo in due blocchi contrapposti, la fondazione del Cominform esasperarono i contrasti e segnarono, nella seconda metà del '47, la fine dell'unità antifascista. La grande vittoria della Dc nelle elezioni del 18 aprile 1948 confermò la leadership di De Gasperi, che già prima delle elezioni aveva realizzato l'alleanza con liberali, repubblicani e i socialisti di Saragat. De Gasperi voleva «sfuggire all'alternativa guelfo-ghibellina», dare della Dc «un partito nazionale». Difese sempre, per questo, con grande coerenza, i valori della laicità e dell'autonomia dei cattolici in politica contro ogni forma di integralismo, anche contro gli orientamenti di parte del mondo ecclesiastico, come in occasione delle elezioni romane del '52.
Nella prima legislatura, la fedeltà alle regole costituzionali costituì il presupposto di ogni sua iniziativa, come la fiducia nel regime parlamentare e nella dialettica fra maggioranza e opposizione. In quegli anni la ricostruzione fu seguita da una serie di riforme che trasformarono il paese: il Piano Fanfani per le case popolari, la riforma agraria e tributaria; la Cassa per il Mezzogiorno; il rilancio dell'Iri, la creazione dell'Eni.
Anche la sua politica estera si è rivelata decisiva per i 50 anni successivi: con l'alleanza Atlantica risolse il problema ella sicurezza, riportando l'Italia nel concerto delle nazioni occidentali. La costruzione dell'Europa unita, all'inizio degli anni '50, costituì il suo impegno principale: la Ceca, il progetto della Ced, quello della Comunità Politica europea. Ci ha insegnato a dire: «la nostra patria Europa».
Morì il 19 agosto 1954 invocando il nome di Gesù.
Una mostra nel 50° della morte
«Alcide De Gasperi. Un europeo venuto dal futuro» è il titolo della mostra, promossa dalla Fondazione «Alcide De Gasperi», in collaborazione con la Presidenza della Regione Toscana e quella della Provincia di Firenze, in occasione del 50° anniversario della morte di De Gasperi. Dopo le tappe di Roma, Milano, Trento, Berlino, Bari, Trieste, Torino e Bologna, l'esposizione, curata da Maria Romana De Gasperi e da Pier Luigi Ballini, arriva a Firenze in Palazzo Medici Riccardi (via Cavour, 1). Resterà aperta al pubblico dal 19 settembre al 10 ottobre, tutti i giorni, escluso il mercoledì, con il seguente orario: 9-19.
In mostra documenti inediti provenienti dall'Archivio De Gasperi e dai più importanti Archivi pubblici e privati; filmati degli anni '40 e '50, foto, giornali, manifesti, appunti manoscritti dello statista. Suddivisa in 8 sezioni (L'impegno giovanile politico e culturale; Al Parlamento austriaco; La crisi dello Stato liberale e l'avvento al potere del fascismo; La lunga vigilia; La guerra, la fondazione della Dc, la liberazione di Roma; Dalla liberazione d'Italia alla Costituzione; Gli anni del centrismo; Le ultime battaglie) illustra le più importanti vicende della vita familiare e pubblica di De Gasperi. Il Catalogo curato, come la mostra, da Maria Romana De Gasperi e Pier Luigi Ballini, è edito da Rubbettino.
Alla cerimonia di inaugurazione della mostra (lunedì 19 settembre, ore 11) parteciperanno il ministro per i beni e le attività culturali Rocco Buttiglione, il vicepresidente della Regione Toscana Federico Gelli, il presidente della Provincia Matteo Renzi, il presidente ed i vicepresidenti della Fondazione «De Gasperi» Giulio Andreotti, Maria Romana De Gasperi e Franco Nobili.
Le celebrazioni per il 50° anniversario della morte dello statista, aperte ufficialmente a Roma il 14 ottobre 2003, si concluderanno alla fine di quest'anno con la commemorazione ufficiale di De Gasperi a Strasburgo.
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