Fioretta Mazzei e la «città teologale»
Ricordare Fioretta Mazzei a 10 anni dalla scomparsa, senza retorica ma con una forza degna della sua quanto a impegno spirituale e morale, intelligenza personale e «genio» della nostra città, significa gettare uno sguardo, retrospettivo e prospettico insieme, su Firenze. Anche se l'operazione non si presenta facile, soprattutto per il fatto che Fioretta era donna poliedrica, nell'ispirazione spirituale come nella molteplicità e ricchezza delle sue scelte esistenziali e pubbliche. Laica consacrata, insegnante ed educatrice di migliaia di giovani, che ne hanno ricevuto un «crisma» incancellabile; amica fedele e benefica, priva di atteggiamenti paternalistici, per chiunque si trovasse in difficoltà.
Ma, 10 anni dopo, ora che finalmente la sua memoria pubblica è stabilita, credo sia necessario uno sguardo più ravvicinato al suo rapporto con Firenze, città da lei intensamente amata e servita. Sapendo, in partenza, che è impossibile racchiudere in un breve articolo la ricchezza e la costruttività del suo contributo.
L'impegno politico di Fioretta a favore di Firenze è stato esemplarmente lungo e ampio: unico, direi, nel panorama politico fiorentino. Eletta in consiglio comunale dal 1951 al 1995 quasi consecutivamente, ha segnato la sua presenza con un'operosità senza clamori ma anche senza vile «clandestinità», fatta di cose concrete affrontate e risolte: negli anni della grande povertà post-bellica, il sindaco Giorgio La Pira affida a lei, ventottenne, e a Pino Arpioni, le iniziative «samaritane»: il latte ai bambini nelle scuole; i cantieri di lavoro; la battaglia quotidiana per risolvere le necessità più stringenti della povera gente. Un'operazione analoga, a ben guardare, sarebbe utile anche in questo periodo di crisi e di nuove povertà.
Negli anni Sessanta la sua presenza si fa sempre più autorevole, sul piano educativo, culturale e politico, nazionale ed internazionale: assessore e coprotagonista, con La Pira, di uno dei periodi più felici - anche se contrastati - della storia pubblica della città, soprattutto per il grado di consapevolezza del legame strettissimo dell'aspetto amministrativo di una città con la salvaguardia della sua vocazione specifica, che la rende unica ed universale al tempo stesso. Penso ai grandi incontri cui ha strettamente collaborato con La Pira, capaci di inserire Firenze nel vivo del dibattito politico, culturale ed ecclesiale del tempo: dai Colloqui mediterranei, agli incontri con i teologi conciliari, al rapporto stretto e costruttivo con gli ebrei, non c'è iniziativa che non li veda affiancati. Ma, contemporaneamente, troviamo la sua azione come assessore, per l'istruzione aperta a tutti, per la valorizzazione della conoscenza della storia fiorentina rivolta alle giovani generazioni, con le quali ha sempre mantenuto un feeling profondamente ricambiato.
Negli anni Settanta, avviene una sorta di passaggio del testimone con La Pira, ormai estromesso dalla politica cittadina. Fioretta Mazzei assume la responsabilità dell'assessorato alla Cultura con una forte accentuazione della partecipazione dei cittadini alla conoscenza ed appropriazione del patrimonio culturale e spirituale di Firenze, unita ad un'ampia apertura internazionale. Dopo la morte di La Pira viene nominata esecutrice testamentaria (insieme a Pino Arpioni e Antinesca Tilli) e poi presidente della Fondazione omonima, di cui resterà alla guida fino alla morte.
Nel decennio successivo, in un contesto già profondamente cambiato sul piano culturale e politico, Fioretta mantiene ugualmente un ascendente profondo sulla politica fiorentina, alimentato dalla sua personalità forte e coerente, che le attira il rispetto di tutti e dunque una possibilità di ascolto capace di superare le differenze di partito. Riesce così, fra l'altro, tornata assessore per breve tempo, a salvare l'albergo popolare, rifugio dei più poveri, dalla chiusura e la storica destinazione dell'Istituto degli Innocenti, portando a Firenze anche la sezione italiana dell'Unicef.
Per giungere alle grandi e purtroppo perdute battaglie degli anni Novanta, quando la violenta ondata neoliberista - oggi arrivata al suo naturale epilogo di bancarotta - ha sconvolto anche gli assetti del nostro paese e delle nostre città, con gli effetti che sono sotto gli occhi di tutti. Il suo cocciuto tentativo, pressoché sola contro tutti, di salvare dalla svendita il Nuovo Pignone - azienda strategica anche sotto il profilo della politica estera del nostro paese per quasi 40 anni - e la sua altrettanto determinata contrarietà al design invasivo ed obsoleto del nuovo palagiustizia, destinato a stravolgere lo skyline di Firenze con i suoi significati, furono le sue ultime e nobili battaglie politiche, condotte in un clima distante se non gelido nei suoi confronti.
Fioretta infatti aveva in mente un volto ben preciso di Firenze: volto teologale, che rispecchia qualcosa dell'infinita bellezza della Civitas Dei. La città come organismo vitale, composto di persone che vivono le une accanto alle altre in un'aspirazione comunitaria che tenti di costruire giorno per giorno, con umiltà, sapienza e amore, il bene comune (visione del resto costituzionalmente sancita). Invece vedeva intorno a sé un muro di incomprensione, quando non di «rispettoso» disprezzo.
Altre erano le ambizioni e il modo di guardare alla città: un mero e disaggregato agglomerato di masse cui imporre la ferrea legge del profitto speculativo e della quale disporre a proprio piacimento, nella più sovrana indifferenza per la sua fisionomia umana, storica, civile e spirituale. E così Firenze diventava sempre più sconosciuta ed estranea a se stessa; i suoi cittadini, soprattutto i più giovani, disorientati e in balia di atteggiamenti talvolta autodistruttivi: ecco il degrado, nasce di qui.
Donna e politica discussa dunque, Fioretta Mazzei, e molto. In ambienti a lei lontani, ma anche vicini. Perché la sua ipotesi di lavoro era cristiana e nasceva da uno sguardo chiaro sulla realtà del mondo, della società e dell'uomo: segnato dalla debolezza, dalla fragilità e dal peccato; ma senza poterne offuscare la primigenia bellezza, quella immagine divina che dà volto e finalizza ogni cosa.
Fioretta Mazzei ha lottato fino all'ultimo giorno per un governo cittadino retto e giusto, rispettoso dello straordinario patrimonio di bellezza e di spiritualità che rappresenta il volto più autentico di Firenze; che le generazioni presenti, come le passate, hanno il dovere di preservare e consegnare a quelle future. Si è battuta con una generosità unica al servizio delle necessità della comunità cittadina, in un sforzo mai interrotto per trasmettere ed accrescere i tratti più alti del suo vivere, della sua bellezza, della sua civiltà. Con un ultimo straordinario dono offerto alla città come riferimento altissimo del suo compito nella storia e del suo destino trascendente: il gemellaggio con Nazareth, la città dell'Annunciazione, dell'Incarnazione del Verbo, che ha cambiato interamente le prospettive della nostra umanità e del cosmo.
In uno splendido testo finale, a pochi giorni dalla morte, scriveva fra l'altro:
Una città può riflettere una bellezza addirittura superiore alla bellezza di un viso perché è una bellezza comunitaria, voluta da tutti, condivisa. E come perfino la bellezza naturale ha bisogno di essere accompagnata, scoperta, anche corretta dallo sguardo e dalla mano dell'uomo, così la bellezza cittadina ha bisogno di una partecipazione, di un occhio d'amore collettivo.
Il degrado di tante città è dovuto proprio a questo: alla non educazione, alla non comunità.
La vita comunitaria infatti riflette la vita del Cielo nei suoi misteri che non sono solitari.
Perché il nostro occhio sia capace in profondità di bellezza e di poesia ci vuole un atteggiamento interiore umile, semplice, costante, perché, nonostante tutto, camminiamo verso il massimo del semplice, dell'umile e del lineare: Dio è semplice. La corruzione e il denaro possono investire tutto ma non è da questa analisi che ne usciamo, ma in un rinnovamento interiore al quale tutti aspiriamo e a cui non vogliamo rinunciare.
Giovanna Carocci
Presidente dell'Associazione
Internazionale Fioretta Mazzei
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