La scomparsa di uno dei primi allievi di Don Lorenzo Milani
Michele Gesualdi, il politico sindacalista «figlio» di Barbiana
Dall’esperienza in fabbrica alla Presidenza della Provincia di Firenze. La lotta contro la Sla e la battaglia sul «fine vita». Ha potuto chiudere gli occhi dopo aver visto don Lorenzo posto nel cuore della Chiesa, con la visita a Barbiana di Papa Francesco.

«Quando arrivai a fare il test alla Mercedes avevo paura, ero intimorito. Poi mi chiesero di disegnare una biella. A quel punto mi sciolsi: ne avevo disegnate tante e tante a Barbiana che avrei potuto rifarle ad occhi chiusi. Passai ed entrai a lavorare»: Michele Gesualdi (1943-2018) allievo di don Milani, istruito da lui in tedesco, in fabbrica alla Mercedes in Germania, sindacalista nella Cisl, impegnato tra l’altro nella lotta per il conseguimento delle 150 ore, Presidente per due mandati della Provincia di Firenze, senza mai trascurare don Lorenzo e anzi creando la fondazione a cui ha dedicato gli ultimi anni della sua vita, autore di una lettera che ha aiutato a ridefinire una grammatica più condivisa su temi e sulle scelte del fine vita. Certo è difficile – anche perché troppo recente la scomparsa di Michele – scindere la sua vita dall’eredità del priore di Barbiana: è anche questo ciò di cui si sa di più; ciò di cui più si parla quando si cita Gesualdi. Alcuni preziosi tasselli sull’infanzia sono stati aggiunti in questi giorni da Mario Lancisi (autore di libri importanti sul priore) con Ezio Palombo. Si tratta dunque di tenere presente che nella ricostruzione della sua biografia è impossibile dissociare la trama di vita di Michele dalla compagnia di don Milani, dalla difesa e dalla promozione dell’eredità del priore. E andrebbe fatto anche un discorso sulla geografia in cui si è collocata la sua vita: Bovino (Foggia), Prato, Barbiana, la Germania e il nord Europa, Firenze, Calenzano, di nuovo e in modo definitivo a Barbiana.
«Quanto ha inciso Barbiana sulle sue scelte future?», gli fu chiesto dagli studenti, durante una visita all’istituto Calamandrei di Sesto Fiorentino: «Bisogna distinguere tra la molla iniziale, che spinge a operare sostenuti da valori importanti e vivere l’eredità. Don Lorenzo è morto molti anni fa. 35 anni sono tanti, soprattutto in un secolo in cui le cose viaggiano a una velocità impressionante. Bisogna guardare al presente e al futuro, per cui un ragazzo non deve mai scegliere di fermarsi: deve studiare. Quando fui eletto Presidente della Provincia, ero terrorizzato dall’idea di deludere chi mi aveva spinto a fare quel passo e i cittadini. Ho cercato di essere all’altezza, sforzandomi di approfondire, studiando anche di notte. Anche voi dovete approfondire. Se vi impegnate muovete le montagne, altrimenti le montagne vi cadono addosso».
Se è vero che non si deve «sdottorare» su don Milani, bisogna evitare di farlo anche con Michele che ha dato un esempio nel libro «Don Lorenzo Milani, l’esilio di Barbiana», senza cadere nell’anedottica che finisce per banalizzare e semplificare. È auspicabile una trascrizione dell’omelia svolta don Silvano Nistri per le esequie a Barbiana: l’impianto che ha sorretto la predicazione costituisce una trama da dilatare per ricostruire e consegnare la memoria di un uomo concreto, talvolta attaccato (o ignorato) duramente e senza motivo – al di là delle contese politiche, peraltro fisiologiche, legate alla sua esperienza di amministratore – se non per gelosia. Michele ha lottato perché don Milani e Barbiana non venissero dissociati dall’altare e dal Vangelo; perché non si «sdottorasse» sul prete e sul pedagogo; perché non si mettessero il crocifisso e la Chiesa sotto il tappeto, con un esercizio di memoria e di ricostruzione che ha dato anche fastidio. Il suo libro sul priore è unico nella bibliografia su don Lorenzo, composto – osserva nella prefazione lo storico Andrea Riccardi – «servendosi di un linguaggio non accademico, ma con grande consapevolezza storica di don Milani e del suo tempo».
«Don Lorenzo – scrisse Michele una volta – si conosce in profondità solo ascoltandolo. Da parte mia ho sempre raccolto testimonianze dirette, ordinato e raccolto i suoi scritti per farlo parlare, per far conoscere don Lorenzo attraverso don Lorenzo. E riconsegnare l’autentico prete-maestro che ho conosciuto. Un uomo illuminato che si è schierato senza mezze misure con gli ultimi e le loro ragioni, senza paura delle conseguenze. Io vedevo don Lorenzo trasformarsi in due occasioni. Quando saliva all’altare a celebrare e quando insegnava. All’altare si illuminava e dialogava intensamente con il suo Gesù. Al tavolo con i ragazzi, nello studio condiviso, era esigente, ma non duro. I ragazzi non dovevano perdere tempo perché il tempo è un dono di Dio che passa, non torna e non va sciupato. Dovevano attingere il più possibile dalla scuola per imparare a essere persone libere e cittadini sovrani. Se uno ha imparato a imparare – è questo il segreto, imparare ad imparare! – questo gli rimane per sempre, rimane una persona aperta alla realtà!».
La malattia ha portato Gesualdi a prendere posizione sui temi del fine vita e delle cure palliative con una lettera a cui aveva lavorato a lungo. «La Sla è una malattia cattiva che ti pietrifica giorno dopo giorno...», si leggeva in una delle prime bozze. Se il dibattito sul fine vita e sulla legge del biotestamento si è svelenito lo si deve anche al suo intervento che, ci teneva a sottolinearlo, tutt’altro era che un invito all’eutanasia quanto piuttosto a quel rispetto contro l’invasività che la moglie Carla, al suo fianco da sempre, fin da quando erano ragazzini a Barbiana e fino a interpretare correttamente le sillabe di Michele, i suoi figli Sandra e gli altri, hanno garantito. Michele ha potuto chiudere gli occhi dopo aver visto don Lorenzo posto nel cuore della Chiesa, la sua testimonianza sigillata a Barbiana da Papa Francesco, in quell’intimità rispettosa e commovente con cui lo ha indicato ai preti come modello di fedeltà e di autenticità pastorale.
Sepolto accanto al suo don Lorenzo Milani
Riposa accanto al suo maestro don Lorenzo Milani, nel cimitero di Barbiana (Firenze), Michele Gesualdi, scomparso giovedì 18 gennaio, a 74 anni, dopo aver combattuto a lungo contro la Sla. Ad accompagnare Gesualdi a Barbiana, sabato 20 gennaio, circa 200 persone. Tra loro molti ex allievi della scuola di Barbiana creata da don Milani, sindaci dei comuni dove don Lorenzo aveva svolto la sua funzione di sacerdote come Calenzano e Vicchio, il sindaco della Città metropolitana di Firenze Dario Nardella, amministratori del Mugello e della Valdisieve, parlamentari quali Rosy Bindi e Lorenzo Becattini e tanti sacerdoti e gente comune.
Le esequie sono state officiate da don Silvano Nistri che nella sua omelia, ha fra l’altro ricordato il contributo di Gesualdi affinchè Barbiana fosse mantenuta «poverissima, come ai tempi del priore» senza diventare «un museo». La figlia di Gesualdi, Sandra, divenuta negli ultimi tempi la voce del padre a causa della sua malattia, ha ricordato commossa la figura del babbo e dell’educatore, dando lettura di una lettera scritta da don Milani allo stesso Gesualdi. Un rappresentante della Fondazione don Milani, che era presieduta dallo stesso Gesualdi, prima della tumulazione, ha ribadito il proprio impegno nelle tutela di Barbiana nel solco del cammino intrapreso da Michele Gesualdi.
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