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L'esperto: «Epidemia inesistente»
«Stiamo vivendo in diretta una epidemia che in realtà non esiste». Così il virologo Mauro Delogu dell'Università di Bologna definisce la «generale psicosi» che si sta diffondendo circa il cosiddetto virus dei polli. «Non ci sono al momento rischi per l'uomo - ha detto Delogu - e vari segnali ci dicono che la variante H5N1 rivelatasi altamente patogena in Asia sta giungendo verso l'Europa con una carica patogena molto attenuata». Dunque, se anche il virus arrivasse o fosse già giunto in Italia - ha precisato l'esperto - rimarrebbe un problema confinato agli animali, perché non c'è alcun segno di una sua trasformazione 'umana'». Un invito a «sdrammatizzare», quindi, quello che arriva da Delogu, che invita anche a fare chiarezza sulle false paure che alimentano in questi giorni i timori dell'opinione pubblica.
H5N1 NON È UN VIRUS PANDEMICO. L'H5N1, ha spiegato Delogu, è un virus influenzale aviario come esistono tanti altri in natura. Ha la capacità, come d'altronde vari altri virus aviari in passato, di infettare in casi particolari e occasionalmente l'essere umano, ma non di innescare la trasmissione pandemica da uomo a uomo. L'attuale psicosi, secondo Delogu, «è quindi legata al timore dell'esplosione di una pandemia umana, che ha cicli di 25-30 anni, ma tra pandemia e il virus H5N1 - ha ribadito - non c'è collegamento». Quindi, il cosiddetto virus dei polli, ha affermato l'esperto, «potrebbe rimanere semplicemente un problema sanitario veterinario e non interessare l'uomo, anche se resta sicuramente utile mantenere l'allerta da parte dei governi. Va però ribadito - ha proseguito - che il rischio pandemia umana è totalmente scollegato dalla presenza del virus H5N1». In altri termini, «trovare oggi questo virus nel nostro paese - ha detto Delogu - non vuol dire aver in casa un virus potenzialmente trasmissibile all'uomo e le varianti rilevate finora in altri paesi europei hanno dimostrato di essere patogene solo per gli animali.
NESSUN PERICOLO DA CONSUMO POLLAME. La paura di mangiare carne di pollo è immotivata. Lo assicura il virologo Delogu, ribadendo che la qualità dei prodotti avicoli nazionali è tra le più elevate a livello mondiale. Quanto eventuali modalità di contagio da virus aviario per l'uomo, «il contagio da uccelli selvatici all'uomo - ha spiegato Delogu - è altamente improbabile e non dimostrato. Un eventuale contagio è invece possibile occasionalmente, come accaduto in Asia, se l'individuo è esposto per lunghi periodi a enormi quantità di virus: dunque, se lavora a lungo a contatto con pollame infetto o se ingerisce carne cruda e sangue di animali malati. Pratiche - ha sottolineato l'esperto - spesso in uso in Asia ma certamente non in Occidente».
VERO PROBLEMA RESTA IN ASIA, A RISCHIO L'INDIA. Per le precarie condizioni igienico-sanitarie e complici anche usanze e costumi locali, l'eventuale possibilità che il virus dell'influenza aviaria possa ricombinarsi trasformandosi in un virus pandemico per l'uomo «resta con altissima probabilità confinata in Asia». Secondo Delogu, infatti, i paesi maggiormente a rischio, e dunque da monitorare, restano quelli asiatici e in primo luogo l'India, che ha condizioni climatiche caratterizzate da alti tassi di umidità e che possono favorire la diffusione ed eventuale ricombinazione del virus. (ANSA).
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