Terra Santa
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Dal n. 27 del 13 luglio 2003

I Beduini, un'altra faccia della questione Medio Orientale

Alessandro Michelucci
Secondo uno stereotipo diffuso dai mezzi di comunicazione la questione mediorientale si ridurrebbe al contenzioso fra israeliani e palestinesi, unici attori di un problema che dovrebbe trovare soluzione nella formula “due popoli, due stati”. Naturalmente la convivenza fra queste due entità rimane la chiave di volta del problema, ma nel martoriato paese mediorientale ci sono anche altri gruppi umani che aspirano a un pieno riconoscimento dei propri diritti.

Il caso più eloquente è quello dei beduini, i pastori nomadi che vivono nel deserto del Negev, la regione meridionale confinante con l'Egitto. Arabi e musulmani sunniti come gli altri palestinesi, i 130.000 beduini si distinguono da questi per il mantenimento della struttura tribale. «Dobbiamo cacciare gli arabi e prendere il loro posto […] non per privare gli arabi del Negev e della Cisgiordania di quella terra, ma per garantire il nostro diritto di vivere in quei territori». Con queste parole, contenute in una lettera del 5 ottobre 1937, il leader israeliano David Ben Gurion si rivolgeva al figlio Amos. Parole che suonano ancora molto attuali nel 2003, quando Ariel Sharon cerca di convincere il resto del mondo che il nocciolo del problema mediorientale è da ricercarsi nel terrorismo.

In seguito alla fondazione dello stato israeliano (14 maggio 1948), la minoranza araba è oggetto di confische territoriali che si protraggono fino al 1966. I beduini vengono deportati nell'estremo nord del Negev, in un territorio che rappresenta il 2% della regione. Nel 1950 l'Egitto si rivolge all'Onu per protestare contro l'espulsione di 4000 beduini, lamentando che questi sono stati cacciati dalle loro case e costretti a varcare il confine. Il Cairo accusa inoltre Israele di aver massacrato le loro greggi. La legge del 1953 che regola i diritti territoriali stabilisce che la terra che «non era in possesso del proprietario» nell'aprile 1952 può essere accatastata come proprietà demaniale. In questo modo lo stato diventa lo strumento attraverso il quale la terra viene sottratta agli arabi e data agli israeliani.

Le confische riprendono negli anni Settanta, quando Israele decide di concentrare i beduini rimasti in sette villaggi. Il governo motivato questa scelta con accenti paternalistici: «I beduini devono essere portati nel ventunesimo secolo… ora avranno accesso all'istruzione e all'assistenza sanitaria». All'inizio del 2002 l'Ila (Israel lands administration) utilizza materiali tossici per distruggere 12 chilometri quadrati di colture che sono state piantate dai beduini. Secondo l'Ila, le colture occupano illegalmente un territorio demaniale. L'operazione colpisce anche alcuni villaggi, scatenando la reazione degli abitanti. La questione viene dibattuta dai media israeliani per qualche giorno, dopodichè viene archiviata.

I beduini del Negev vivono in una condizione che li rende particolarmente vulnerabili. Dalla nascita di Israele, la politica attuata dallo stato ebraico ha comportato una costante violazione dei loro diritti. Ai problemi derivanti dalla confisca delle terre se ne aggiungono altri. I beduini che vivono nei Territori Occupati, per esempio, hanno scarsità di acqua perché una grande quantità viene utilizzata dai coloni per annaffiare le proprie piante. Nonostante le vessazioni e le ingiustizie di cui sono vittime da oltre mezzo secolo, i nomadi del Negev non hanno mai stimolato l'interesse dei mezzi di comunicazione. Inoltre non hanno un rappresentante carismatico come Yasser Arafat, che garantisce loro una visibilità internazionale. In ogni caso, una vera soluzione della questione mediorientale dovrà contemplare anche il diritto dei beduini a rientrare nelle terre dalle quali sono stati cacciati illegalmente.

Indirizzi utili
Association for Support and Defence of Bedouin Rights in Israel, PO Box 5212, Beersheva, Israel, tel. 00972-7-6230289.
Regional Council for the Unrecognised Villages in the Negev, 86 Trumpledor Street, Beersheva, Israel, tel. 00972-7-6283315.

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