Dossier

Zitti tutti, entra in classe la riforma!

di Rita di GoroCon questo anno scolastico entra a regime la riforma in tutte le scuole statali e paritarie, a partire dalla scuola dell’infanzia fino alla prima classe della scuola secondaria di primo grado. Si tratta di un avvio lento, dovuto al fatto che al momento delle iscrizioni non è stato possibile chiedere alle famiglie che tipo di scuola volessero per i propri figli.

In questi giorni i collegi dei docenti stanno mettendo a punto l’offerta formativa da proporre alle famiglie, mentre il ministero ha dato delega all’Aran di definire con i sindacati nuove professionalità per l’assistenza ai bambini di 2 anni e mezzo e di sciogliere il nodo contrattuale del docente tutor.

Siamo ancora lontani dal quadro di totale autonomia organizzativa e didattica delle scuole prospettato dal Regolamento dell’autonomia ormai cinque anni fa, anche se i collegi dei docenti stanno prendendo confidenza con il monte ore annuale e le varie strategie per far quadrare i conti di cattedre e materie secondo la nuova normativa.

SCUOLA DELL’INFANZIAIl decreto legislativo attuativo della legge di riforma prevede un orario annuale compreso tra 875 e 1700 ore. Ciò significa scuola aperta da un minimo di 25 a un massimo di 48-49 ore per 35 settimane all’anno, con la possibilità per ciascun bambino di frequentare in orario antimeridiano oppure per l’intera giornata ed eventualmente fruire anche del pre- e post-scuola, rinunciando così però alle attività di approfondimento che le insegnanti possono svolgere solo in compresenza.

Una novità è il Profilo educativo a conclusione della scuola dell’infanzia, che servirà a documentare, in collaborazione con le famiglie, lo sviluppo del processo educativo ed i livelli di autonomia dei singoli bambini, anche al fine di favorire la continuità con il primo ciclo di istruzione.

SCUOLA PRIMARIAL’orario obbligatorio annuale delle lezioni nella scuola primaria è di 891 ore che, distribuite su 33 settimane di lezione, corrispondono a un orario medio settimanale di 27 ore per tutte le classi, dalla prima alla quinta. A queste vanno ad aggiungersi 3 ore facoltative opzionali e gratuite per le famiglie (ma obbligatorie per l’istituzione scolastica che deve fornire il servizio) e fino a 10 ore per mensa e dopo mensa, durante le quali è garantita la presenza dei docenti. Si raggiungono in questo modo le 40 ore settimanali del vecchio tempo pieno.

Sulla base delle opzioni espresse, l’offerta formativa sarà articolata in tempo scuola obbligatorio e in tempo scuola facoltativo opzionale; per l’organizzazione delle materie opzionali si potrà fare riferimento sia al gruppo classe che a gruppi di alunni di classi diverse.

Le principali novità della riforma sono: insegnamento della lingua inglese e alfabetizzazione tecnologica e informatica in tutte le classi; approccio laboratoriale; portfolio, ossia quell’insieme di documenti che, steso in accordo con la famiglia, traccia il percorso formativo del ragazzo.Fermo restando l’insegnamento generalizzato dell’inglese, le classi in cui sono in atto insegnamenti di una lingua diversa proseguiranno fino ad esaurimento. Quanto al tutor, i collegi dei docenti hanno ricevuto delega a dettare i criteri per l’individuazione in attesa della messa a punto contrattuale. La gran parte dei collegi della nostra regione ha optato però per un modello di tutorialità diffusa, che non si discosta dalla modalità del passato. SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADOLa riforma della scuola secondaria di I grado andrà a regime dall’anno scolastico 2006/2007 e per l’anno scolastico 2004/2005 troverà applicazione limitatamente alla prima classe.

Per i prossimi due anni coesisteranno pertanto i due diversi tipi di ordinamento e le scuole provvederanno ad adottare tutti gli accorgimenti necessari al buon andamento generale, armonizzando le scelte delle famiglie con ciò che concretamente possono offrire, in relazione alle dotazioni organiche loro assegnate e alle risorse professionali di cui dispongono.

L’orario previsto è di 891 ore obbligatorie, 198 facoltative e fino a 231 per mensa, per comporre un orario settimanale compreso fra 27 e 40 ore; tra le discipline di insegnamento sono state inserite una seconda lingua comunitaria, tecnologia e informatica, questo ovviamente per le sole classi interessate dalla riforma.

I collegi dei docenti della scuola secondaria di primo grado sono quelli ai quali è stato richiesto maggior sforzo creativo per ricomporre cattedre e monte ore, adottando di necessità piani orari diversificati nel corso dell’anno scolastico.

PRIMO CICLO DI ISTRUZIONE E VALUTAZIONEIl primo ciclo di istruzione, della durata di 8 anni, ha carattere unitario, pur mantenendo la distinzione in scuola primaria e scuola secondaria di primo grado. Queste a loro volta si articolano in periodi didattici: in un primo anno di collegamento con la scuola dell’infanzia e in due successivi periodi biennali; per la scuola secondaria di I grado in un periodo biennale e in un terzo anno conclusivo e di orientamento.

La valutazione degli alunni viene effettuata dai docenti sia annualmente, sia in occasione del passaggio al periodo didattico successivo. Ciò significa che gli alunni non possono essere respinti tutti gli anni, ma solo a conclusione di un periodo, in genere biennale. In casi motivati ed eccezionali il consiglio di classe può deliberare all’unanimità di non ammettere un alunno alla classe successiva anche all’interno di un periodo.

Sono valutate le attività obbligatorie e opzionali con riferimento sia agli apprendimenti che al comportamento.Ai fini della validità dell’anno scolastico, gli alunni della secondaria di primo grado devono frequentare almeno tre quarti dell’orario annuale obbligatorio e facoltativo prescelto. In situazioni eccezionali le scuole possono stabilire deroghe ai limiti massimi di assenze. Abolito il vecchio esame di quinta elementare, i ragazzi si misureranno con l’esame di Stato solo al termine della scuola secondaria di primo grado, guadagnando così l’accesso al sistema dei licei e a quello dell’istruzione e della formazione professionale.La scheda/1: le novità• Sono numerose le novità in vigore da quest’anno con l’entrata a regime della riforma Moratti in tutte le scuole statali e paritarie, a partire dalla scuola dell’infanzia fino alla prima classe della scuola secondaria di primo grado. Le principali sono: insegnamento della lingua inglese e dell’informatica in tutte le classi; approccio laboratoriale; portfolio, ossia quell’insieme di documenti che, steso in accordo con la famiglia, traccia il percorso formativo del ragazzo.

• Diventa fondamentale la figura del tutor, un docente che dovrà svolgere le funzioni di orientamento e coordinamento delle attività. Farà da tramite con la famiglia. Suo il compito del portfolio.

• Il primo ciclo di istruzione, della durata di 8 anni, ha carattere unitario pur mantenendo la distinzione in scuola primaria e scuola secondaria di primo grado.

• Gli alunni non possono essere respinti tutti gli anni ma solo a conclusione di un periodo, in genere biennale.

• Abolito il vecchio esame di quinta elementare, i ragazzi si misureranno con l’esame di Stato solo alla fine della scuola secondaria di primo grado.

La scheda/2: 416 mila i toscani sui banchiSono 416.888 gli alunni delle scuole toscane, dalla materna alle superiori, che nei prossimi giorni torneranno sui banchi. Per la maggior parte di loro la campanella suonerà lunedì 13 settembre, secondo il calendario stabilito dalla Regione.

Rispetto allo scorso anno scolastico il numero degli iscritti è superiore di 4.788 unità. Nel 2003-2004 gli iscritti alla scuola satatale erano infatti 412.100. La crescita risulta più marcata nella scuola primaria e nella secondaria di secondo grado. In percentuale l’incremento si attesta sull’1,2. Si consolida così la tendenza alla crescita, che era già stata registrata lo scorso. Ad aumentare sono soprattutto gli alunni della scuola primaria e quelli delle superiori, mentre restano stabili alle medie inferiori.

Alle elementari si sono iscritti, quest’anno, in 60.753. Lo scorso anno scolastico erano 59.545. Nella secondaria superiore gli iscritti sono 135.634 contro i 133.710 dello scorso anno scolastico. Quasi 2000 iscritti in più: un risultato che non sembra doversi leggere solo in termini di pura crescita demografica.

Ma se la cifra complessiva ci segnala un massiccio aumento delle iscrizioni alle superiori, guardando, in particolare, il tipo di scuola prescelta dagli studenti e dalle loro famiglie, un dato appare eclatante. La crescita delle superiori è infatti decisamente trainata dai licei, con forti “perdite” per gli altri tipi di scuola, in particolare per i tecnici e i professionali.

“Difficile interpretare questi numeri – afferma l’assessore regionale Paolo Benesperi – perché sono molti i fattori che, anno dopo anno, influenzano le scelte delle famiglie. Certo non è possibile non pensare al fattore incertezza che può essere stato scatenato dalle anticipazioni della riforma annunciata dal ministro Moratti e da uno scenario istituzionale ancora non definito, dove il nuovo titolo V della Costituzione continua a rimanere sulla carta e dove si registrano continue interferenze con l’autonomia scolastica e il decentramento di competenze che questo sancisce. In un quadro di questo tipo, forse la scelta di un liceo può essere motivata dall’intenzione di non precludersi nessuna strada, a fronte di una temuta suddivisione dell’istruzione superiore in due distinti canali con diversi possibili sbocchi”. Passiamo agli insegnanti. Ai blocchi di partenza sono 39.364. Nell’anno 2002-2003 erano 39.379. Una ulteriore flessione che segue l’analoga flessione dello scorso anno e che non lascia troppo tranquilli se confrontata con il parallelo costante aumento del numero degli studenti. “E’ proprio su questo punto – spiega Benesperi – che la nostra opinione continua ad esssere diversa da quella del ministero. I conti infatti non tornano. Il ministro Moratti, cui diamo atti di averci finalmente risposto, parla di un incremento di 2000 alunni. Purtroppo l’aumento è di circa il doppio. E gli insegnanti restano, sostanzialmente, gli stessi di due anni fa”.

A questo si aggiunge una preoccupazione in più per il futuro. “Entro il 2007 potrebbe infatti andare in pensione quasi il 50% del personale docente a ruolo della secondaria inferiore, il 40% circa di quello delle superiori, il 90% dei dirigenti della scuola di base e il 69,2% di quelli delle superiori. Tutte cattedre che non potranno continuare ad essere ricoperte con personale precario”. (bc)

Mostra tabella dati scuola toscana 2004-2005