Dal numero 25 del 27 giugno 2004
LA VOCE DEL VESCOVO - Gerusalemme e Roma, appunti dal Policlinico Gemelli
Dal Policlinico Gemelli di Roma, dove si trova ricoverato per accertamenti, mons. Simoni ha scritto questa riflessione proprio mentre si va concludendo il pellegrinaggio diocesano in Terrasanta che, per l'indisposizione fisica occorsagli, non ha potuto guidare

Il pellegrinaggio in Terra Santa dal 21 al 27 giugno (che non ho potuto guidare) e la solennità dei Santi Pietro e Paolo che si celebra martedì 29 mi suggeriscono di scrivere due parole, anzi tre, per i miei diocesani. La prima riguarda Gerusalemme, la seconda Roma, la terza ambedue queste città «eterne», città della fede e del cuore di noi cristiani e, insieme, proprio per questo, città universali.
1. Gerusalemme
Gerusalemme - e, più in generale, la Terra Santa significa la fede cristiana vissuta e vista, allo «stato nascente»: la fede cristiana innestata su Israele e ramificata, lungo i secoli, fra tutte le genti. È bello ripetere, da un continente all'altro: «Tutti là siamo nati
» e «sono in te tutte le mie sorgenti» (cfr. Sal. 87).
Là con la Scrittura in mano e nella mente, e con l'aiuto della Tradizione scritta e orale e delle scoperte archeologiche il nostro cuore di seguaci di Gesù sente un palpito speciale, sente la suggestione e il richiamo delle proprie origini, la viva e concretissima realtà, lontana nel tempo ma ancora tangibile ed eloquente, di Lui, Messia e Signore, di Maria, degli apostoli e della prima comunità apostolica. È in questa realtà che, come in uno specchio, siamo spinti a contemplare l'Avvenimento cristiano, il dato «irrefutabile» di Gesù Cristo e il suo mistero che non cessano e non cesseranno di stupirci e di invitare ognuno a farsi coinvolgere.
A Gerusalemme, tra l'altro là, in quella Terra al limite tra l'Occidente e l'Oriente, in quel punto cruciale del mondo, delle religioni e delle culture mi pare di avvertire più sensibilmente tre aspetti dell'esperienza di fede. Anzitutto, Dio che nel Messia di Betlem, di Nazareth, della Galilea, del Getsemani, del Golgota e della tomba vuota, rivela nell'umiltà, nella piccolezza e nella sofferenza il mistero della «sapienza e potenza» di Dio salvatore della vita e della gioia.
Poi, il Cristo come Segno insieme di contraddizione, di riconciliazione e di amore «unico», assoluto, universale. Infine, l'impulso - proprio dei discepoli di passare, come Pietro, dalla quiete del lago di Galilea e dalla professione di fede a Cesarea di Filippo (cfr. Mt. 16) al mare aperto spalancato davanti al suo sguardo sulle sponde del Mediterraneo, tra Giaffa e Cesarea Marittima (cfr. At 9,36 - 42 e 10), al mare aperto alla missione verso Roma e l'intera umanità, la missione di cui Paolo sarà il protagonista speciale.
2. Roma
La luce e la grazia di Gerusalemme si sono irradiate ovunque, dove è arrivata e vive la Chiesa, piccola o grande o più o meno luminosa o nascosta che sia. Ma tutto è avvenuto sull'asse Gerusalemme-Roma. Roma è stata l'approdo di Pietro e di Paolo, l'approdo del movimento partito da Gerusalemme e il suo principale centro di espansione e di unità sulla terra. La testimonianza del «primo» degli apostoli e dell'apostolo e dottore delle genti, unita a quella dei loro discepoli e dei martiri di Cristo nella città imperiale e cosmopolita, ha segnato per sempre Roma e ha creato il suo fascino che nessuna sua decadenza lungo i secoli ha potuto spengere. La sede di Pietro e dei suoi successori, poggiata sul Vangelo, garantisce alla Chiesa, da allora, la fedeltà indefettibile alla Parola del Signore e la dinamicità missionaria, tipicamente paolina.
Perciò la comunione con la cattedra di Pietro da parte degli altri successori degli apostoli, i vescovi, dei loro presbiteri e delle comunità affidate alla loro cura pastorale è un'esigenza fondamentale della piena «rettitudine» della fede, della vita e della missione cristiana.
Come il primo cenacolo, l'immensa comunità cristiana nel mondo - che è l'unica Chiesa, di per sé «cattolica», vivente nelle varie Chiese particolari - è animata e guidata dallo Spirito Santo, che però non elimina ma anima, guida e sostiene anzitutto, nonostante la debolezza umana, il collegio apostolico, che fa capo alla sede di Pietro. Nei legittimi e inevitabili dibattiti all'interno della Chiesa l'ultima parola - ascoltati i fratelli - è quella di Pietro, come avvenne al primo concilio di Gerusalemme (cfr. At. 15).
3. Gerusalemme-Roma
Tali immensi tesori della rivelazione e della comunicazione divina per la nostra salvezza venuti da Gerusalemme sono custoditi, nella loro integrità e nel loro dinamismo, in primo luogo a Roma. Nulla abbiamo ricevuto se non da Gerusalemme, e nulla manteniamo e sviluppiamo autenticamente, nella linea del Vangelo «tutto intero», senza il suggello di Roma. Lo Spirito Santo ispira chiunque e dovunque, guidando i credenti alla «verità tutta intera» e alla «pienezza della carità», e Roma non sempre precede nell'individuare problemi, sviluppi e itinerari della fede, della vita e della missione, ma è pur sempre con Roma che si garantisce la giusta direzione del cammino e l'autenticità della tradizione e dell'innovazione.
Roma, tuttavia, è tale perchè è in continuità ininterrotta e vitale con Gerusalemme, ossia con le origini, ossia con Gesù, definitiva Parola di Dio e Messia del suo amore liberante e divinizzante. Di qui viene, ad ogni Chiesa, ad ogni persona, un invito decisivo che, se non accolto, inaridisce la fede. È l'invito ad ascoltare e meditare, primariamente, le Scritture, tanto più comprese quanto più si ascoltano anche le voci e le testimonianze della Chiesa, degli apostoli, dei martiri, dei pastori, dei dottori, dei santi, e si è in comunione col Magistero apostolico. Dall'ascolto nasce la preghiera, pienamente cristiana, il cui vertice sta nell'esperienza delle celebrazioni sacramentali e in primo luogo nella celebrazione eucaristica, memoriale del sacrificio del Signore e della sua risurrezione, mensa della Parola e del Pane di Vita, convito dell'intimità con Lui e della fraternità cristiana, e motore silenzioso della missione. È in questo orizzonte, segnato dall'arcobaleno tra Gerusalemme e Roma, che ogni Diocesi, ogni parrocchia, ogni comunità o gruppo vive la propria fede, speranza e carità, la propria testimonianza, la propria vita di pensiero, di preghiera, d'azione e di presenza culturale, caritativa e sociale nel mondo.
Ecco, in definitiva, il senso del pellegrinaggio in Terra Santa, che oggi, al tempo stesso, in questo momento di così dure prove, ha il «valore aggiunto» della vicinanza e della solidarietà con la comunità cristiana dei Luoghi Santi e del servizio alla pace di Abramo e di Gesù. Ed ecco, ugualmente, il significato del pellegrinaggio a Roma, presso la tomba dei Santi Apostoli e la sede di Pietro.
+ + + Gastone Simoni, Vescovo
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento