Dal n. 30 del 31 luglio 2005
Arene estive, ecco i film da vedere
L'espressione «sotto le stelle» può evocare romanticismo, solitudine, libertà, indigenza, ribellione. Tutto dipende da chi la usa e dal contesto. D'estate, di solito, vuol dire cinema all'aperto, che non sempre induce a una scelta meditata ritenendo lo spettatore sufficiente la prospettiva di una via di scampo dall'afa di città. E allora, siccome noi pensiamo che la scelta sia sempre un diritto da esercitare (come la memoria, il buon senso, la logica e altre cosette del genere), tracciamo una sintetica mappa che comprende blockbuster e proposte ragionate.
L'espressione «sotto le stelle» può evocare romanticismo, solitudine, libertà, indigenza, ribellione. Tutto dipende da chi la usa e dal contesto. D'estate, di solito, vuol dire cinema all'aperto, che non sempre induce a una scelta meditata ritenendo lo spettatore sufficiente la prospettiva di una via di scampo dall'afa di città. E allora, siccome noi pensiamo che la scelta sia sempre un diritto da esercitare (come la memoria, il buon senso, la logica e altre cosette del genere), tracciamo una sintetica mappa che comprende blockbuster e proposte ragionate.
Si può cominciare con Batman Begins, in cui Christopher Nolan cerca di trasformare l'uomo pipistrello in un soggetto da psicanalisi. Poi Le Crociate, in cui Ridley Scott rilegge la storia trasformandola in uno spettacolo che mostra tutti i dollari spesi per realizzarlo. E perché non The Aviator, che porta comunque la firma di Martin Scorsese a mo' di alibi per tutti gli intellettuali che altrimenti non sarebbero andati a vederlo.
La guerra dei mondi di Steven Spielberg, interessante riflessione sull'11 settembre, stacca il biglietto del kolossal in virtù della presenza di un Tom Cruise del tutto fuori chiave. Sin City di Robert Rodriguez ha almeno l'ottima idea di mantenere il fumetto nell'ambito del fumetto, costruendo storie di violenza stilizzata dal grande apparato grafico. Collateral di Michael Mann è un thriller intelligente e ritmato che ambisce a raccontare qualcosa di più di una notte di violenza.
Tutto questo va bene e soprattutto fa parte del gioco. Ma chi al semplice gioco preferisce lo stimolo intellettuale, la pennellata poetica, la metafora brillante e, magari, pochi grammi di verità, andrà altrove. Da Kim Ki-Duk, che con Ferro 3 ha detto la sua su grigiore quotidiano e voglia di libertà. Da Gianni Amelio, che con Le chiavi di casa ha tentato la difficile impresa di far conoscere un padre egoista e un figlio disabile in un faccia a faccia dopo dodici anni di lontananza. Da Clint Eastwood, che con Million Dollar Baby ha raccontato il sapore amaro della sconfitta e l'assoluta necessità di uno scopo nella vita. Da Luigi Falorni, che con La storia del cammello che piange ha parlato di amore, senso materno, tradizioni culturali, rispetto degli altri e di una vita dai ritmi in sintonia con la natura senza intervenire in alcun modo per provocare artificialmente ciò che vediamo sullo schermo. Da Pupi Avati, che con Ma quando arrivano le ragazze? ha realizzato il suo film più autobiografico parlando di amori, di tradimenti, di talento, di passione e di comete. Da Nicole Kassel, che con The Woodsman è riuscita a dare un'immagine fortissima della colpa, del rimorso, della cattiveria e del perdono. Da Gabriele Salvatores, che con Quo vadis, baby? racconta la memoria e le ferite del passato in forma originale e molto cinematografica. E da Paolo Sorrentino, che con Le conseguenze dell'amore ha realizzato probabilmente il film più bello della stagione. Se ancora non l'avete visto, è lì che vi aspetta. Sotto le stelle.
F. M.
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