E’ davvero una mostra da non perdere la rassegna concepita e realizzata dalla fondazione Palazzo Strozzi in stretta collaborazione con il Museo del Louvre di Parigi. Un progetto che poteva sembrare “visionario”, tanto era difficile da realizzare, ma al quale i curatori della mostra, Beatrice Paolozzi Strozzi e Marc Bormand, hanno fermamente creduto. Così nello storico palazzo fiorentino possiamo godere di una esposizione eccezionale per la concentrazione di capolavori assoluti provenienti da musei di tutto il mondo. Attraverso dieci sezioni tematiche viene illustrata la genesi di quello che ancora oggi si definisce il “miracolo” del Rinascimento a Firenze, soprattutto attraverso capolavori di scultura: l’arte che per prima se ne è fatta interprete.
La mostra si apre con una panoramica attorno alla progressiva riscoperta del mondo antico fra il XIII e il XIV secolo. Il nuovo linguaggio scultoreo del Rinascimento trova infatti fondamento nello studio dei reperti antichi, in particolare di quelli, poi raccolti nel Camposanto di Pisa, ai quali si ispireranno generazioni di artisti toscani. Così accanto al Cratere di Talento (I sec. d.C.), già esposto all’esterno del duomo pisano, sono affiancate le opere di Nicola e Giovanni Pisano, Arnolfo di Cambio, Tino di Camaino e dei loro successori impegnati nel cantiere della cattedrale fiorentina di S. Reparata (sezione 1 L’eredità dei padri).
L’arte “nuova” prese avvio dal famoso concorso del 1401 indetto per la realizzazione della seconda porta del Battistero di San Giovanni. I due rilievi con il Sacrificio di Isacco di Lorenzo Ghiberti e Filippo Brunelleschi (dal Museo Nazionale del Bargello) costituiscono una pietra miliare della storia dell’arte: essi dimostrano la conoscenza da parte dei due allora giovanissimi artisti, dei capolavori della scultura antica. Brunelleschi cita nel suo rilievo lo Spinario (I sec. a.C.), mentre Ghiberti il Torso di Centauro (I sec. d.C.), ambedue in mostra. Mentre il modello della Cupola progettata dal Brunelleschi (dal Museo di Santa Maria del Fiore) diviene sintesi della nuova concezione dello spazio e momento fondante nella nascita del nuovo linguaggio espressivo che trasformerà Firenze nella capitale artistica del Rinascimento (sez. 2). Una città in piena crescita a seguito dei successi politici della Repubblica fiorentina e che vede ampliarsi la sua potenza economica. Al contempo gli scritti di Coluccio Salutati e Leonardo Bruni favorirono lo sviluppo dell’Umanesimo civile e la costruzione del mito di Firenze come nuova Roma e nuova Atene. La scultura pubblica si farà carico di questa celebrazione della città attraverso la realizzazione di statue di santi-eroi che Donatello, Ghiberti, Nanni di Banco, Michelozzo realizzeranno per la Cattedrale di S. Maria del Fiore, per le nicchie del Campanile e di Orsanmichele, la chiesa delle Arti (sez. 3 La romanitas civile e cristiana).
La mostra, che dal 23 settembre 2013 al 6 gennaio 2014, si sposterà al Museo del Louvre di Parigi, evidenzia anche altri temi dell’antichità classica, come gli “spiritelli”, figure infantili derivanti dai “genietti” classici, o il monumento equestre, che soprattutto attraverso l’opera di Donatello, verranno assimilati e reinterpretati alla luce del nuovo linguaggio rinascimentale (sez. 4 e 5).
Indubbiamente l’opera scultorea dei grandi artisti del primo Rinascimento eserciterà una profonda influenza sulla pittura dei massimi artisti del tempo come Masaccio, Paolo Uccello, Filippo Lippi e Andrea del Castagno che, ad esempio, nella serie di Uomini illustri riesce a ricreare illusionisticamente la tridimensionalità della scultura coeva (sez. 6 Pittura scolpita).
Anche le ricerche prospettiche brunelleschiane, trovano nella scultura le loro formulazioni più avanzate soprattutto nei bassorilievi donatelliani, come la predella del San Giorgio, dal Bargello, e il Banchetto di Erode dal Museo di Lille, o nelle opere di Desiderio da Settignano e di Agostino di Duccio, ma anche assimilate e rielaborate in alcuni disegni di Paolo Uccello (sez. 7).
Dal secondo decennio del Quattrocento i nuovi canoni della scultura, messi a punto dai grandi maestri, non si limitano più alle grandi opere pubbliche, ma si espandono nella produzione di rilievi sul tema della Madonna con Bambino. Un soggetto che conosce uno sviluppo impressionante, in mostra le donatelliane Madonna Pazzi, dal Bode Museum di Berlino, la Madonna in terracotta policroma del Louvre e la Madonna Chellini, dal Victoria and Albert, la ghibertiana Madonna Kress, dalla National Gallery di Washington, la Madonna già attribuita al Brunelleschi e qui a Nanni di Banco, dal Museo Diocesano di Fiesole. Una produzione di rilievi in marmo, stucco, terracotta policroma e invetriata, destinati prevalentemente alla devozione privata, che determinarono il diffondersi del gusto per la bellezza in ogni strato sociale (sez. 8). Allo stesso tempo, la committenza artistica più prestigiosa, quasi sempre pubblica, si va concentrando nell’arricchire i luoghi di solidarietà e di preghiera (chiese, confraternite, ospedali), dove è ancora la scultura a tenere un ruolo di primo piano (sez. 9 Bellezza e carità).
La rassegna si conclude con l’esposizione di alcuni busti marmorei di Mino da Fiesole, Desiderio da Settignano, Antonio Rosellino, espressione di quel passaggio dalla fiorentina libertas, rappresentata dalla committenza pubblica, a un mecenatismo privato esemplificato dal Modello ligneo di Palazzo Strozzi sicuramente la più illustre dimora privata del Rinascimento.
La realizzazione della mostra ha permesso anche di realizzare un’ampia campagna di restauro finanziata congiuntamente dalla Fondazione Palazzo Strozzi e dal Museo del Louvre, che ha consentito di portare in mostra il San Ludovico di Tolosa di Donatello, in bronzo dorato, smalti e cristalli di rocca, simbolo del genio sperimentale di questo grande artista, che fu anche nella tecnica un precursore della modernità.
SEDE: Palazzo Strozzi - piazza Strozzi, Firenze
ORARIO: tutti i giorni 9-20, giovedì 9-23.
INGRESSO: intero euro 12,50, ridotto 8, 8.50 e 4 (scuole)