Convegno per i 25 anni di Toscana Oggi
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Così, da Prato, arrivò la «spinta»

Il primo numero di Toscana Oggi, come si ricorda in queste pagine, uscì il 18 dicembre 1983 con due sole edizioni: Firenze e Prato. La decisione di uscire comunque con due sole edizioni fu dovuta anche al fatto che proprio Prato abbandonava la catena umbra e la tipografia di Città di Castello.

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Il primo numero di Toscana Oggi, come si ricorda in queste pagine, uscì il 18 dicembre 1983 con due sole edizioni: Firenze e Prato. La decisione di uscire comunque con due sole edizioni fu dovuta anche al fatto che proprio Prato abbandonava la catena umbra e la tipografia di Città di Castello. Infatti, «La Voce» era stata fondata nel 1953 da monsignor Pietro Fiordelli a Città di Castello e poi «trasferita» a Prato insieme al vescovo. Quindi arrivò da Prato la spinta determinante per la nascita di questo settimanale di cui si stava discutendo da tempo a livello di Conferenza episcopale toscana.

La svolta nella stampa cattolica diocesana pratese avvenne tra l'agosto e l'ottobre 1982. Sebbene gli abbonamenti negli anni si fossero ridotti anche a Prato, pur in un quadro di soddisfacente diffusione, in Umbria la situazione del settimanale era di grande difficoltà e, oltretutto, la presenza in diocesi così tanto diverse e lontane tra di loro (c'era anche Sessa Aurunca, in Campania) non era certo funzionale ad una rinnovata identità del settimanale. La Conferenza episcopale umbra, che aveva sempre fiancheggiato il settimanale, ma che non ne era proprietaria, intendeva rilevarlo da don Benso Benni a condizione di farne un giornale prettamente regionale. Ma le trattative con l'editore si erano arenate per divergenza di vedute.

Il fatto che dette un'ulteriore svolta a tutta la vicenda riguardò il canonico Oreste Cioppi. Il 9 di settembre del 1982 mons. Fiordelli scrive a mons. Pagani, allora presidente dei vescovi umbri. «Mi sono trovato – si legge nella lettera – nella necessità di nominare don Oreste Cioppi nuovo direttore dell'Ufficio pastorale. L'ho scelto in una lista risultante dalla consultazione dei sacerdoti diocesani, nella quale il suo nome risultava di gran lunga il primo ed era anche quello a me più gradito (…) Trattasi di un impegno che certamente non gli lascia possibilità di altre applicazioni». Per La Voce, già in gravi difficoltà economiche, si aggiungeva così un altro problema di non poco conto: veniva a mancare don Cioppi e, con lui, il direttore. Si prospettava la concreta possibilità di dover cessare le pubblicazioni.

Ma furono proprio queste vicende che avrebbero dato un'improvvisa accelerata al progetto di un settimanale cattolico per la Toscana, progetto che si era arenato proprio in quegli stessi giorni a causa dell'inaspettata morte del cardinale Giovanni Benelli, arcivescovo di Firenze (26 ottobre 1982). Nel momento in cui fu chiaro che la Conferenza episcopale umbra avrebbe rilevato la testata per farne un settimanale di carattere regionale, per Prato si poneva un problema urgente: cosa fare?

Nel dicembre del 1983 l'epilogo della vicenda. In tempi ristretti fu varata l'operazione Toscana Oggi – così era stato deciso di chiamare il nuovo settimanale –, tanto che furono soltanto due le diocesi fondatrici: Prato e Firenze. I primi due numeri furono sperimentali. Don Cioppi era nel comitato di direzione che fece nascere il nuovo giornale. Non si nascondeva i problemi ma era convinto dell'operazione. Certo, non fu un passaggio indolore. Scriveva nell'ultimo numero dell'edizione pratese de La Voce, uscito in contemporanea al secondo di Toscana Oggi (25 dicembre 1983): «Non nascondiamo che nel nostro animo rimarrà un grato ricordo del lavoro svolto con “La Voce”, che ha coinvolto in questi anni una parte non trascurabile della nostra vita e che ha testimoniato in un incontro settimanale le ansie, le aspirazioni, i dubbi e le certezze dei pratesi e che ha offerto loro la possibilità di sentirsi comunità».

Don Cioppi fu quindi uno dei padri fondatori del nuovo settimanale, ma del lavoro redazionale si occupava ancora Ottone Magistrali, pur essendo la responsabilità, in qualità di «coordinatore», nelle mani del canonico. Il giornale era cambiato, ma le pagine pratesi erano nel solco della continuità.

Così, da Prato, arrivò la «spinta»
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