Da un quarto di secolo un punto di riferimento
Mi associo volentieri alle testimonianze di stima e di viva partecipazione che da tutta la nostra regione arrivano in queste settimane a «Toscana Oggi», che celebra i suoi 25 anni di vita. Quando questi attestati si levano spontaneamente significa che il settimanale ha svolto in pieno la sua missione, ricevendo in cambio l'attenzione e, in qualche caso, pure la riconoscenza delle Istituzioni. Oggi anche il mondo della stampa «laica» cui appartengo, riconosce al giornale cattolico una grande autorevolezza, conquistata sul campo in questi 25 anni, settimana dopo settimana.
DI ANTONIO LOVASCIO
di Antonio Lovascio
vicedirettore de «La Nazione»
Mi associo volentieri alle testimonianze di stima e di viva partecipazione che da tutta la nostra regione arrivano in queste settimane a «Toscana Oggi», che celebra i suoi 25 anni di vita. Quando questi attestati si levano spontaneamente da tutta la società civile e non solo dal mondo ecclesiale, significa che il settimanale delle diocesi toscane ha svolto in pieno la sua missione, ricevendo in cambio l'attenzione e, in qualche caso, pure la riconoscenza delle Istituzioni che rappresentano questa realtà eterogenea e complessa. Oggi anche il mondo della stampa «laica» cui appartengo, riconosce al giornale cattolico una grande autorevolezza, conquistata sul campo in questi 25 anni, settimana dopo settimana.
Alberto Migone (cui meritatamente nei giorni scorsi è stato conferito dall'Ucsi il Premio «Giuseppe Donati») insieme ai suoi collabarotori Andrea Fagioli in primis ha saputo trasferire nel suo impegno quotidiano la sollecitazione dei Vescovi italiani rivolta alle Chiese locali: a non essere passivi, a trasformarsi da spettatori in protagonisti attivi e interpreti di un fattore critico che è proprio del cristiano che ha imparato ad analizzare e vivisezionare tutto ciò che è sotto i suoi occhi.
E proprio dall'uomo e dalla «questione antropologica » occorreva ed occore sempre ripartire per incidere nella società e nella comunità locale attraverso i «media»: proprio l'uomo è infatti il soggetto della comunicazione. Lo è, lo deve essere anche per un giornalismo che sta cambiando (in alcune cose in peggio, in altre fortunatamente in meglio) ma che deve ritrovarsi nella ricerca e nell'applicazione di alcuni valori che accomunano tutti noi: operatori dell'informazione cattolici e non praticanti. Questi valori si identificano in una regola generale (potremmo definirla in sintesi una «nuova etica») che deve alimentare il nostro lavoro: la ricerca della verità, il dovere dell'obiettività. Una regola che deve ispirare sia i giornalisti alle prese con i grandi fatti, le tragedie, le vicende regionali, nazionali e internazionali, come i cronisti che operano nelle realtà locali, nelle nostre città, una palestra questa difficile per tutti.
Un compito ancora più impegnativo per i redattori di «Toscana Oggi» , che devono essere allo stesso tempo informatori ed animatori, per sensibilizzare il loro pubblico di lettori al confronto delle proprio idee e della propria formazione con quella che spesso viene definita l'altra stampa, che arruola insieme giornali, radio e televisioni. Una professione che naturalmente deve essere supportata da una buona preparazione e specializzazione. Una missione che ha come interlocutori soprattutto le famiglie. La famiglia è infatti il luogo delle intimità, degli affetti e della solidarietà. Il primo luogo dove l'individuo cresce e forma la sua personalità. Ma proprio questo luogo subisce la presenza massiccia dei media. Ogni giornalista del settimanale diocesano deve quindi aiutare le famiglie a decodificare i messaggi e le notizie che arrivano da stampa e tv: ed oggi è più difficile di ieri, proprio perchè i media si sono moltiplicati e tecnologicamente raffinati. Un ruolo che integra la funzione informativa ed educativa del quotidiano cattolico «Avvenire», ormai da qualche anno affidato alla guida sapiente di Dino Boffo, un professore come Alberto Migone prestato al giornalismo, onorato da entrambi con intelligenza: per questo dobbiamo loro gratitudine! Un giornale prestigioso e completo fin dagli anni della sua fondazione (dicembre 1968 ).
Una testata nella quale ho avuto la fortuna di lavorare per 14 anni proprio qui a Firenze, e che è stato una bella e stimolante palestra formativa, un trampolino di lancio professionale non solo per me, ma per numerosi giornalisti più giovani che operano in Toscana.
E proprio quando per difficoltà economiche sono state chiuse le redazioni di Lucca, Prato e per ultima quella fiorentina che coordinava le altre, l'episcopato toscano ha incominciato ad avvertire l'esigenza di mettere insieme le forze dei settimanali diocesani per crearne uno più forte, letto ed ascoltato a livello regionale. La lungimiranza del card. Benelli (purtroppo venuto meno nel momento decisivo), la tenacia, il coraggio e la fermezza del suo successore Silvano Piovanelli e la volontà della Cet hanno saputo assecondare la spinta propulsiva del vescovo di Prato monsignor Pietro Fiordelli e del battagliero direttore de «La Voce» (il canonico Oreste Cioppi). Così nel dicembre del 1983 è potuto partire «Toscana Oggi». Direttore Alberto Migone (una scelta provvidenziale!), caporedattore un prete vero e sensibile alle «attese della povera gente» come don Mario Carrera; e al loro fianco una pattuglia di giovani e promettenti giornalisti capeggiata da Andrea Fagioli. Firme autorevoli come quelle di Vittore Branca, Rodolfo Doni, Pierantonio Graziani, Romanello Cantini, Umberto Santarelli, Ugo De Siervo sono state il «viatico» di quella costante apertura sempre dimostrata nei confronti del mondo della cultura e dell'intera comunità toscana e nazionale. Per questo possiamo scrivere oggi che il settimanale è diventato con nuovi collaboratori di alto profilo un punto di riferimento insostituibile, proprio perchè è riuscito a costruire una rete di relazioni ecclesiali e sociali ben articolata e qualificata.
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