Festa per i 35 anni di Toscana Oggi
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Un giornale con la missione di abitare le periferie ed essere voce dei territori

Se non proprio da testata storica (alcune hanno superato o sono prossime al secolo di vita) nell’accendere le sue 35 candeline «Toscana Oggi»  può presentarsi – cito Domenico Delle Foglie – come «il settimanale cattolico più pensato d’Italia, insieme forse a “La Vita Trentina” e a “La Difesa del Popolo” di Padova».

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Foto di gruppo per quanti lavorano al settimanale Toscana Oggi, il giorno della festa per i 35 anni

Un riconoscimento attribuito da un autorevole «addetto ai lavori», speriamo condiviso anche dai lettori, al di là di quello che potrebbe far pensare la crisi impietosa della carta stampata che – tanto per dare un’idea – in due lustri ha ridotto a un terzo le vendite dei maggiori quotidiani nazionali. Da questo dato occorre partire, senza peraltro crogiolarsi in inutili autocelebrazioni. Prendendo atto di quanto è stato fatto, per correggere eventuali errori, guardando al futuro con determinazione e convinzione, che a lungo andare generano buoni risultati e creano ottimismo. Consapevoli che le trasformazioni del sistema di comunicazione delle nostre diocesi si prestano a molte valutazioni: strategiche, pastorali, culturali… Ed anche ecclesiali. Esse sono anche il segno di un mondo che cambia e di una Chiesa che non rinuncia al compito e alla responsabilità di aprirsi e dialogare con esso, come sollecita Papa Francesco. Che invita ad aggiornare le proprie forme comunicative, senza stravolgerle, perché tutto quello che è positivo non va buttato dalla finestra.

I cambiamenti che stanno avvenendo nella società sono talmente rapidi e profondi da essere visibili «a occhio nudo»: le povertà, la famiglia, il mondo del lavoro, l’educazione… i giovani.  Soprattutto la comunicazione – attraverso i nuovi Media – sta generando non solo un diverso modo di creare relazioni, ma nuovi modi di essere. Anche se a volte le comunità cristiane sono poste di fronte all’alternativa di rassegnarsi ad essere fuori tempo o di reinterpretarsi per continuare, pur in una stagione diversa, a rendere viva e attuale la loro ragion d’essere (il Vangelo e il suo modo di guardare alla vita). Così in pochi mesi ho visto sparire un settimanale centenario come «La Vita Cattolica» di Cremona che più di mezzo secolo fa ha coltivato il mio sogno di diventare giornalista, sfornando 22 mila copie la settimana.

La tensione fra tradizioni e rinnovamento, tra abitudini e spinte di novità percorre continuamente la storia della Chiesa. Non è un fenomeno di oggi. La Chiesa ha bisogno di aggiornarsi, modificando stili (Bergoglio raccomanda lo stile sinodale), strumenti, ma anche ripensando se stessa, nella libertà dalle forme, con l’unica preoccupazione di predicare il Vangelo e di condividere giudizi sull’attualità a partire da esso. Per costruire comunità, vero punto debole oggi di parrocchie e realtà ecclesiali abituate a tessere i propri legami a partire da cultura e identità tipiche di un mondo che non c’è più. Il compito della Chiesa è quello di stare al passo con i tempi. Anche il Concilio, del resto, è stato voluto per questo.

Il Concilio ha sicuramente illuminato il cammino di «Toscana Oggi», dal 1983 ai nostri giorni. Dal primo editoriale di Alberto Migone – un professore di Liceo  formatosi attingendo insegnamenti dal Magistero di Paolo VI, il Papa oggi Santo che ha «lanciato» i laici in incarichi di responsabilità ecclesiale e politica – chiamato dai vescovi toscani alla direzione dell’allora nascente settimanale delle diocesi della regione, che inaugurava una formula del tutto nuova nell’ambito della stampa cattolica: un giornale unico con differenti edizioni locali. Migone ha guidato la rotta con grande lungimiranza, equilibrio, Fede e tensione morale per 25 anni, fino alla morte avvenuta nel pomeriggio di domenica 31 maggio 2009, festa di Pentecoste. Con la sua testimonianza, si è avventurato nel mondo con il proposito «non di conquistarlo, ma di valorizzarlo facendo emergere i semi di bene certo presenti e offrendo risposte a quelle domande di senso che emergono anche nel nostro tempo».

Fedele a questa linea è stato in tutti questi ultimi anni il suo successore, Andrea Fagioli, il più esperto di quella covata di giornalisti che Alberto ha «allevato» e fatto lievitare nella professionalità e nello spirito di servizio, insieme a don Mario Carrera, grande caporedattore fino al 1990, quando è stato chiamato a Roma dalla sua Congregazione (i Servi della Carità) per «accompagnare» agli Altari come Postultatore il fondatore dell’Opera, don Luigi Guanella. Una volta ho definito quella di «Toscana Oggi» una «redazione-laboratorio»: per come da un altro osservatorio editoriale l’ho vista crescere negli anni, maturare una forte capacità di condivisione e di aggregazione. Portare avanti – mentre stava per chiudere la redazione fiorentina di «Avvenire» – il Progetto ideato dal card. Giovanni Benelli ma realizzato dal suo successore, il card. Silvano Piovanelli, sulla spinta contagiosa (ha convinto tutta la Conferenza episcopale toscana) di vescovi che credevano nella funzione di collegamento del giornale come il Pastore di Lucca Giuliano Agresti e quello di Prato, Pietro Fiordelli.

Se con i mutamenti al vertice delle Diocesi si sono via via aperte  nuove stagioni, i tratti fondanti del settimanale sono rimasti gli stessi,  semmai si sono rafforzati. L’ecclesialità, il radicamento, l’unitarietà e la popolarità non sono mai venuti meno. Notizie, commenti ed inchieste hanno sempre avuto come punto di riferimento «il popolo cattolico» e non un cattolicesimo di élite, senza peraltro trascurare tutta la società toscana, una realtà complessa ma forte di un senso di solidarietà umana che non a caso l’ha resa «capitale del Volontariato». Immutati pure gli obiettivi: aiutare le persone a farsi opinioni motivate sui principali avvenimenti ecclesiali e sociali con un’informazione ampia e precisa che contrasta le «fakes news» che scorrono sui social; dare voce e strumenti  ad un’opinione pubblica all’interno delle singole diocesi e della Toscana; favorire il dialogo tra Comunità ecclesiale e società civile, incoraggiare la collaborazione tra Istituzioni.

Dare voce agli ultimi, per gridare forte le ragioni dei più deboli e di coloro che la nostra società consumistica tende ad emarginare o tener lontano dai nostri confini, soprattutto in un momento come questo in cui le logiche «sovraniste» tanto di moda vorrebbero negare l’accoglienza, alimentando rancore tra la gente. Accettandole passivamente, peggiorerà ancor più la secolarizzazione: dovremo così aggiornare le statistiche sulla religiosità degli italiani, che segnalano un ulteriore arretramento della pratica religiosa scesa sotto la fatidica soglia del 20%: i cattolici praticanti si sarebbero infatti attestati al 18%, con un invecchiamento preoccupante della popolazione credente.

Anche un giornale può essere un valido strumento di Evangelizzazione. La crisi economica, la più pesante dalla fine della Seconda guerra mondiale – una recessione ancora più dura nella nostra regione perché si avverte dagli inizi del Terzo Millennio – se ha imposto una sorta di «dieta mediatica», non ha però tarpato le ali a «Toscana Oggi». Anzi ha dato nuovi stimoli alla Cooperativa presieduta da Riccardo Bonechi ed ovviamente alla Redazione : ogni giorno devono inventarsi qualcosa per far quadrare i bilanci migliorando però contenuti e veste grafica. Hanno provato la strada di far crescere il settimanale come luogo della comunità, tipo le Sale del Cinema, perché diventi esso stesso una comunità nella comunità più grande che è la Chiesa locale con il suo territorio. Sforzandosi di farlo percepire alle parrocchie, alle associazioni laicali ed ai Movimenti. Hanno dovuto trovare maggiori risorse spirituali, intellettuali ed economiche per rinnovarsi e avviare nuove iniziative (dalla versione on-line alla tv, dal canale YouTube ad una sempre maggiore presenza nei Social per raggiungere anche le nuove generazioni lontane dal messaggio cartaceo ), fino all’estensione  dei «Thè di Toscana Oggi » diventati veri poli di attrazione ed aggregazione culturale e sociale anche a Pisa e Grosseto, dopo quelli già da tempo organizzati a Firenze e Prato.

Anche se la Rete rappresenta il futuro, credo che il giornale cartaceo sia ancora insostituibile nel presente, come strumento formativo ed informativo, perché offre quello spazio di riflessione, di assimilazione che il Web ed i Social non sono in grado di garantire. Dunque, avanti con l’integrazione, o meglio con quella che definisco «complementarietà»: un modello vincente quand’è utilizzato bene, con convinzione. Complementarietà tra settimanale cartaceo e giornale-online; tra settimanale e quotidiano. Se «Avvenire» è lo strumento più attrezzato per radicare nei lettori la visione cristiana della vita aiutando i cattolici a dare una forma culturale alla fede, «Toscana Oggi» con gli inserti diocesani ha la missione specifica di abitare le periferie, essere voce dei territori e degli ultimi, costruire ponti di ascolto e dialogo. Senza rinunciare ad essere essi stessi, sempre più e particolarmente oggi, veicoli sistematici e continuativi di quell’antropologia cristiana che è anche profondamente umana.

Tutti – Pastori, parroci, responsabili degli Uffici delle Comunicazioni sociali della Toscana ed operatori dei Media cattolici – dobbiamo riflettere  su quanto ha detto Papa Francesco l’ultima volta che  ha ricevuto in udienza i rappresentanti dei periodici adenti alla Fisc: «La vostra voce, libera e responsabile – ha esordito il Pontefice – è fondamentale per la crescita di qualunque società che voglia dirsi democratica, perché sia assicurato il continuo scambio delle idee e un proficuo dibattito basato su dati reali e correttamente riportati». Francesco ha poi sottolineato come nel nostro tempo, «spesso dominato dall’ansia della velocità, dalla spinta al sensazionalismo a scapito della precisione e della completezza, dall’emotività surriscaldata ad arte al posto della riflessione ponderata», si avverta «in modo pressante la necessità di un’informazione affidabile, con dati e notizie verificati, che non punti a stupire e a emozionare, ma piuttosto si prefigga di far crescere nei lettori un sano senso critico, che permetta loro di farsi adeguate domande e raggiungere conclusioni motivate». Così, ha proseguito, «si eviterà di essere costantemente in balia di facili slogan o di estemporanee campagne d’informazione, che lasciano trasparire l’intento di manipolare la realtà, le opinioni e le persone stesse, producendo spesso inutili “polveroni mediatici”». Se abbiamo buone orecchie per intendere, dopo averlo ascoltato, dobbiamo mettere in pratica quanto il Papa ci esorta a fare.

Un giornale con la missione di abitare le periferie ed essere voce dei territori
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