Italia

A Locri per dare speranza e battere la ‘ndrangheta

di Simone Pitossi

Un’allenza contro la ‘ndrangheta e le massonerie deviate. L’appuntamento è il 1º marzo a Locri per una manifestazione nazionale. È l’appello lanciato dalla diocesi di Locri che in questi anni ha combattuto contro la criminalità organizzata calabrese creando lavoro e ridando speranza alla gente. Vincenzo Linarello è il responsabile della pastorale sociale e del lavoro della diocesi ed il presidente del Consorzio sociale Goel. È stato uno dei collaboratori più stretti di mons. Giancarlo Bregantini fino al suo trasferimento alla diocesi di Campobasso. Linarello sta girando l’Italia – di recente è stato ospite della diocesi di Fiesole – per portare più persone possibile a Locri per «ridare speranza e coraggio alla nostra gente».

Linarello, che cosa rappresenta la ‘ndrangheta in Calabria?

«La ‘ndrangheta è la più potente organizzazione criminale al mondo. La Calabria, e in particolare la Locride, è la regione più povera in Italia e tra le più povere in tutta Europa. Il giro d’affari della criminalità organizzata calabrese è di 36 miliardi di euro annui. In Calabria la disoccupazione è altissima e lo sviluppo è sempre più lontano. Parte da qui il grande imbroglio della ‘ndrangheta, una fregatura principalmente rivolta alle stesse famiglie mafiose. Ad essere imbrogliati sono proprio gli affiliati, gli “uomini d’onore”, i “picciotti”, i “camorristi”, gli “sgarristi” e le loro famiglie, i loro parenti innocenti, coloro che senza saperne il perché sono spesso costretti a versare il proprio sangue in faide assurde, magari per 800 euro al mese».

Come si regge questo sistema di potere?

«Con il controllo delle persone attraverso uno scientifico sistema di precarietà. La ‘ndrangheta e le massonerie deviate piazzano i loro uomini nei posti chiave, dove la gente deve passare per aver soddisfatti i propri bisogni quotidiani».

In pratica che significa?

«Tu vuoi un lavoro o partecipare a un concorso? Devi andare da loro. Tu vuoi un certificato in tempi brevi? Devi andare da loro. Tu vuoi ottenere un prestito legale o illegale? Devi andare da loro. Tu vuoi stare in pace con la tua attività commerciale o agricola? Devi andare da loro. Tu vuoi essere curato dignitosamente in un letto d’ospedale? Devi andare da loro. E ogni volta ti viene chiesto qualcosa in cambio. Le persone possono anche essere consapevoli che è sbagliato ma alla fine finiscono per adeguarsi. Una cosa in particolare viene sempre chiesta: il voto, che poi sarà offerto in vista delle elezioni politiche o amministrative a questo o a quell’altro partito».

La diocesi di Locri ha deciso di contrastare concretamente questo sistema di potere. Come avete iniziato?

«Bisognava combattere contro due questioni. La prima era la disoccupazione: per questo bisognava creare lavoro e impresa. La seconda era il fatalismo del “nulla cambierà mai”: era quindi necessario dare di nuovo speranza. Grazie al vescovo Bregantini e al progetto Policoro della Cei abbiamo avviato alcune cooperative. La prima è nata grazie a una scoperta: i frutti di bosco della Locride crescono nei mesi dell’anno in cui è impossibile coltivarli in nessun’altra parte d’Europa. Per questo la cooperativa ha avviato un rapporto di reciprocità con una realtà avanzata di cooperative di frutti di bosco del Trentino. L’accordo prevedeva che loro ci insegnassero come coltivare i frutti di bosco e noi dessimo alle cooperative trentine il prodotto in inverno per vincere la concorrenza. In questo modo il Trentino è diventato leader nel mercato di questo settore e noi abbiamo iniziato a lavorare. Via via, molte altre cooperative sono nate e cresciute arrivando a creare nella Locride oltre mille posti di lavoro».

Ma non vi siete fermati qui…

«Assolutamente no. Siamo cresciuti e per questo abbiamo realizzato il Consorzio Sociale Goel, consorzio di imprese sociali della Locride nate dal progetto Policoro. Poi è nata “Calabria Welfare”, consorzio regionale della cooperazione sociale, la più grande impresa sociale in Calabria, circa un migliaio di occupati, un sistema che realizza servizi, prodotti, inserimento lavorativo di persone svantaggiate, sviluppo di comunità locali. Infine, “Comunità Libere”, una rete nonviolenta di cittadini, famiglie, imprese, organizzazioni sociali, a difesa di chi viene attaccato dai poteri antidemocratici e violenti».

Avete subito intimidazioni e attentanti?

«Sì. Il nostro impegno per il cambiamento ci ha procurato attacchi, attentati, intimidazioni, campagne diffamatorie, tentativi più o meno velati di delegittimazione. Ma la cosa incredibile è che le cooperative, per il momento, non sono morte ma anzi hanno potenziato i loro affari».

Ha detto «per il momento». Avete paura che la situazione degeneri?

«La Chiesa e in particolare la Cei è sempre stata al nostro fianco quando tutti ci lasciavano soli. Pur con questa riconoscenza dobbiamo dire di trovarci in un momento di grande difficoltà. La partenza di mons. Bregantini ci esporrà ancora di più a questi rischi. Siamo convinti che la ‘ndrangheta, le massonerie deviate, la politica e le istituzioni corrotte e corruttibili, a qualsiasi livello e in qualsiasi ambito, tenteranno letteralmente di farci a pezzi non avendo più lo “scudo” rappresentato dal nostro Vescovo».

Per questo avete organizzato la manifestazione del 1º marzo…

«Sì, perché non possiamo farcela da soli. Abbiamo bisogno che il vuoto lasciato da mons. Bregantini sia colmato da una grande “alleanza” di soggetti che hanno a cuore i nostri obiettivi. Per questo chiedo a tutti di starci vicino e di essere presenti il 1º marzo a Locri. Se noi ce la faremo sarà una vittoria di tutti. Se noi perdiamo sarà qualcosa che rimpiangeremo tutti, perché la ‘ndrangheta sta espandendosi velocemente in tutte le regioni del nord».

Il programma

Il 1º marzo il corteo verso la piazza di Locri partirà alle 12.30. Alle 13.30 ci sarà un momento di festa e testimonianze: tre sessioni musicali da mezz’ora ciascuna a cura dei migliori artisti della Calabria e quattro sessioni di almeno 20 minuti ciascuna durante le quali verrà proiettato un video delle migliori esperienze di lavoro e speranza nate dal movimento promotore del 1 Marzo. Alle 18 il «Sigillo» dell’alleanza per la Locride e la Calabria e la conclusione della manifestazione. Infine alle 20 il concerto per la libertà e la democrazia in Calabria contro la ‘ndrangheta e le massonerie deviate. Il giorno precedente, venerdì 29 febbraio alle ore 21, ci sarà una Veglia di preghiera ecumenica per la democrazia e la libertà in Calabria. Per informazioni: 340/0920981.

L’appello

Sul sito internet del Consorzio Goel www.consorziosociale.coop è possibile sottoscrivere – sia privati che enti – l’Appello per Locride. In Toscana, al momento in cui scriviamo, hanno sottoscritto l’appello: Pax Christi – Tavarnuzze (Firenze); Associazione il Mulino Onlus – Vicchio (Firenze); Cooperativa sociale «L’Orizzonte» – Quarrata (Pistoia); Associazione Italia-Nicaragua – Circolo di Livorno; Bilanci di Giustizia dei Beati costruttori di Pace – Pisa; Cooperativa sociale «Il Baobab» – Pistoia; Fondazione «Giovanni Paolo II» – Fiesole; Fraternità della Visitazione – Piandiscò (Diocesi di Fiesole); Parrocchia di Cavriglia (Diocesi di Fiesole); Ufficio per la pastorale giovanile della Diocesi di Pistoia; Parrocchia S. Teresa del Bambino Gesù, San Giovanni Valdarno (Diocesi di Fiesole); Caritas di Pistoia; Opera per la Gioventù «Giorgio La Pira» – Firenze; Associazione culturale «Ascarè teatranti» – Fiesole; Associazione onlus per la costruzione della pace – Firenze; Centro di solidarietà di Pisa; Consorzio sociale «Polis» – Pontasserchio (Pisa); Cooperativa sociale «M@aus» – Siena; Cooperativa sociale Servizi e Territorio – Siena; Cooperativa sociale «Arché» – Siena; Cooperativa sociale «Il melograno» – Pisa; Consorzio sociale Co&so – Firenze; Cooperativa sociale «Il Cerchio» – Pisa.

Come cambia il criminale: dalla coppola alla 24 ore

La ‘ndrangheta è cambiata. Non c’è più il mafioso con la coppola e il fucile in spalla. Oggi la criminalità organizzata calabrese si è dotata di un’organizzazione sofisticata e potente in grado di investire in tutta Italia, in Germania – come dimostra il recente regolamento di conti di Duisburg – e in mezza Europa dell’Est. È Vincenzo Linarello a spiegarci come è avvenuta questa mutazione genetica. «Trent’anni fa – racconta il presidente del Consorzio Goel – in un summit della ‘ndrangheta fu presa una decisione rivoluzionaria. Innanzitutto i vertici decisero di entrare nel mercato della droga e delle armi. In secondo luogo, in cima alla piramide delle cosche locali vengono messi due gradi: il “santista” e il “vangelo”. E gli viene affidata una missione: entrare a far parte di tutte le logge massoniche deviate e non. Questa saldatura si rivelerà micidiale». C’è poi un altro passaggio importante che riguarda l’investimento del denaro. «Si stima – continua – che il giro d’affari annuo sia intorno ai 36 miliardi di euro annui. Come fare a reinvestirlo? Il denaro è troppo: non è più possibile affidarsi ai professionisti collusi. Quindi, 15-20 anni fa i capi decidono di mandare i propri figli a studiare nelle Università per creare una propria classe dirigente. Comincia a tramontare il mito della ‘ndrangheta con la coppola. E nascono gli ‘ndranghetisti in giacca, cravatta e valigetta 24 ore».

Ma non ci si ferma qui. «Perché – spiega Linarello – affidarsi ai politici collusi se possiamo piazzare nostri uomini anche in politica? Così cominciano a candidare i propri uomini alle elezioni amministrative locali. E così cominciano a diventare consiglieri, qualche volta assessori e anche sindaci. Il passaggio è epocale dal professionista e politico colluso si passa al professionista e politico affiliato che molto difficilmente può uscire dal giro mafioso». A questo punto il gioco è fatto. E così, secondo Linarello, si spiegherebbe anche l’omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria Francesco Fortugno, avvenuto a Locri nel 2005: «In questo modo la ‘ndrangheta lancia un messaggio: mira alla classe politica di livello nazionale».