Italia

ANTIGONE, RAPPORTO SU 30 CARCERI: 61.392 DETENUTI, 89% SENZA DOCCIA

Sovraffollate fino all’inverosimile, senza doccia né acqua calda in cella e con violazioni al regolamento penitenziario che sono all’ordine del giorno. Le 207 carceri italiane sono arrivate ad ospitare 61.392 detenuti, vale a dire 18.433 in più rispetto alla capienza regolamentare che é di 42.959 posti. E’ impietosa la fotografia scattata dall’associazione Antigone, il cui osservatorio nazionale sulle condizioni di detenzione ha visitato, lo scorso 16 giugno, 30 carceri: da Padova ad Agrigento, da Biella a Napoli Poggioreale, passando per Roma e Sulmona.

Mentre torna a riaccendersi la speranza di migliaia di detenuti per un eventuale provvedimento di amnistia e indulto, Antigone fa il punto sulle innumerevoli le violazioni al nuovo regolamento penitenziario del 2000, con una conferenza stampa presso la Camera dei deputati: l’89,4% dei detenuti non ha la doccia in cella, il 69,31% – denuncia l’associazione – è senza acqua calda, il 60% delle detenute non ha il bidet, il 12,8% vive in carceri dove nelle celle il bagno é vicino al letto e non in un vano separato, il 29,3% non può accendere le luci dall’interno della cella.

Nelle 30 carceri visitate (alle quali se ne aggiungeranno altre 11 nei prossimi giorni), non mancano situazioni critiche a tal punto da diventare paradossali: “Non è solo il principe Vittorio Emanuele di Savoia a correre il rischio di cadere da un letto a castello in cella – fanno notare Patrizio Gonnella e Susanna Marietti -. Nella casa circondariale di Padova, ad esempio, ci sono 215 detenuti per una capienza di 98. I letti a castello sono a tre piani e qualcuno raggiunge i quattro. Qualche mese fa, a Genova, un detenuto è morto dopo esser caduto dal terzo piano di un letto a castello”.

E ancora: se la pena deve tendere alla rieducazione, i detenuti nelle carceri italiane trascorrono la maggior parte del tempo in celle dove lo spazio vitale è al minimo. A Napoli Poggioreale, ad esempio, molti reparti – denuncia Antigone – sono “estremamente fatiscenti, con cameroni di 4 per 9 metri nei quali vivono fino a 18 detenuti insieme, dividendosi l’unico tavolo e l’unico bagno”. Vale a dire che ciascun detenuto può contare su 2 metri quadri a testa e trascorre in cella quasi l’intera giornata (22 ore). Va un po’ meglio (ma non troppo) ad Agrigento, dove le celle misurano 9 metri quadrati e nella sezione dei detenuti in attesa di giudizio arrivano a viverci più di tre persone che trascorrono 18 ore in cella e hanno il water accanto al letto.

A livello nazionale, i dati di Antigone parlano di circa 20 mila detenuti stranieri e di 16.135 tossicodipendenti (con una percentuale di sieropositivi che, alla fine del 2005, ha raggiunto il 2,6%). E ancora: il 61% dei 61.392 detenuti sta scontando una pena fino a tre anni; molti di loro potrebbero beneficiare dell’amnistia o dell’indulto, sempre che maggioranza e opposizione trovino un accordo sui reati da escludere da un eventuale provvedimento di clemenza. I bambini sotto i tre anni in cella con le proprie madri sono 64: “Sono 64 innocenti, per loro riproporremo un pdl che non passò la scorsa legislatura”, assicura Enrico Buemi (Rnp), presente alla conferenza stampa di Antigone. A rivolgersi al presidente della Commissione Giustizia della Camera, Pino Pisicchio (Idv), presente in sala, è l’ex presidente di Antigone Muro Palma (ora vicepresidente del comitato europeo contro la tortura): “C’é la necessità di affrontare il problema carcere nell’ottica del ripensamento del sistema penale complessivo”.

Per questo Antigone chiede l’abrogazione della ‘ex Cirielli’ sulla recidiva e della legge ‘Pecorella’ sulla legittima difesa, oltre che l’istituzione del difensore civico per le persone private della liberta. Ma, soprattutto, Palma pone l’accento sulla necessità di ratificare il protocollo Onu sulla tortura che entrerà in vigore dopodomani e di approvare una legge che introduca il reato di tortura: “L’Italia – fa notare – ha firmato il protocollo Onu il 20 agosto del 2003, ma nella scorsa legislatura non ha mai presentato un ddl di ratifica. Il protocollo impone agli Stati di istituire organi di controllo, per la prevenzione della tortura, in tutti i luoghi in cui c’é la privazione della libertà. Vale a dire le carceri ma anche i Cpt”. (ANSA).

CARCERI, EMERGENZA SOVRAFFOLLAMENTO IN TOSCANA; DOSSIER FONDAZIONE MICHELUCCI