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ASSEMBLEA CEI: CONFERENZA STAMPA DEL CARD. BAGNASCO, «LA GENTE HA FIDUCIA NELLA CHIESA»

Piuttosto che di tolleranza “preferisco parlare di rispetto, di accoglienza”. E’ il monito che il presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, ha lanciato questa mattina a Roma, a conclusione della 58a Assemblea generale dei vescovi italiani, facendo riferimento ai recenti episodi di “intolleranza verso gli stranieri”. Un’accoglienza che va accompagnata, ha aggiunto il porporato, da “quello sforzo educativo, che prevede il senso della legalità, che tutti dobbiamo compiere per creare una convivenza sempre più degna dell’uomo e, per noi cristiani, nel segno del Vangelo”. Entrando poi nel dibattito sull’immigrazione clandestina, “tutti noi speriamo – ha precisato il card. Bagnasco – che qualunque provvedimento il Parlamento prenderà faccia salvo il duplice orientamento della giusta sicurezza dei cittadini e di quella tradizione di accoglienza che caratterizza non solo la comunità cristiana, ma la storia del nostro popolo”. Infine, “ciò che dev’essere temporaneo – ha concluso esprimendo un auspicio riguardo ai Centri di permanenza temporanea (Cpt) – non diventi troppo prolungato, e tantomeno permanente”.

“Siamo certi della grande valenza dei mass media nella formazione della cultura e dell’educazione dei giovani. A questa deve corrispondere una grande responsabilità di tv e stampa nel comunicare i fatti”, ha detto ancora il presidente della Cei nella conferenza stampa. “Nel comunicare i fatti – ha spiegato Bagnasco – deve prevalere il positivo senza ovviamente tacere del negativo. La schiuma negativa esiste ma in quanto schiuma è superficiale. Per fedeltà alla realtà va riconosciuto anche quanto c’è di più nobile nei fatti senza cercare a volte con insistenza gli aspetti più deteriori”. Per fronteggiare gli episodi di devianza giovanile il cardinale ha invocato “un potenziamento ed un rilancio della pastorale giovanile ordinaria sia all’interno delle chiese locali che dei movimenti chiamati tutti ad essere punti di riferimento anche per chi non frequenta la Chiesa”. E riferendosi alla prossima Gmg di Sydney ha auspicato che “i nostri giovani vivano una grande esperienza di fede e che, una volta tornati, possano essere missionari per i loro stessi coetanei. Anche la Gmg, nella sua straordinarietà , può riflettersi nella vita spirituale di tutti i giorni dei giovani”.

Altro tema trattato quello dei rapporti tra religione e politica. “Nel nostro Paese – ha detto, rispondendo ad una domanda – non esiste il pericolo di un utilizzo strumentale della religione, nel senso di trasformare l’esperienza cristiana in una ‘religione civile’”. “La religiosità ha sempre una ricaduta sul piano sociale – ha aggiunto – ma questo non significa che l’altare debba mettersi al servizio del trono, o viceversa. Semmai – ha aggiunto – la presenza di umanesimi diversi nel dibattito pubblico, ad esempio un umanesimo personalista e relazionale accanto a uno più indivudualista, possono favorire il dibattito culturale. L’auspicio espresso nella prolusione è che il Parlamento si ispiri ai valori di solidarietà, fraternità e di un costruttivo spirito per affrontare i grandi problemi del Paese, al di sopra di interessi individuali o di parte”. Alla richiesta se sia previsto un incontro con il nuovo presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che all’inizio di giugno incontrerà il Papa, il card. Bagnasco ha laconicamente risposto che “un tale incontro non è in agenda, per adesso”.

“Dare una valutazione” del nuovo sistema di sostegno economico alla Chiesa, a 20 anni dalla sua istituzione, e “ringraziare i cittadini, sia credenti che non credenti, che riconoscono alla Chiesa cattolica la valenza di fraternità, solidarietà, prossimità, capacità di intervento, socialità che le comunità cristiane offrono per tutti”. Questo, ha spiegato il card. Bagnasco, l’obiettivo principale della “breve lettera” dell’episcopato a 20 anni dal “Sovvenire”, approvata durante l’assise di questi giorni in Vaticano e che sarà ora inviata a tutti i vescovi e sacerdoti. “Le porte delle parrocchie sono aperte a tutti”, ha ricordato il cardinale, che riferendosi alla visita pastorale che sta compiendo nella sua diocesi ha commentato: “Sono sempre più ammirato per quella rete di tante piccole luci che vedo, a partire dalle parrocchie e non solo, e che costituiscono una trama di umanesimo autentico, nel senso del Vangelo, che innerva tutto il territorio”. “Ringraziare” gli italiani e “rilanciare il sistema” dell’otto per mille, “nel segno della trasparenza”n è dunque lo scopo del nuovo documento episcopale. “Le motivazioni base di questa scelta – ha concluso il presidente della Cei riferendosi all’otto per mille – risiedono nella fiducia che la gente ha verso la Chiesa, o come comunità credente, o come realtà che si fa prossima ai molti bisogni, vecchi e nuovi del nostro tempo”.

“I cattolici in Italia non sono presenti soltanto in organizzazioni religiose, parrocchie, associazioni e movimenti. E quindi non necessariamente, nel campo politico, lo sono solo all’interno di organizzazioni etichettate”: lo ha detto il card. Bagnasco rispondendo a una domanda sul “partito cattolico”. “Come vescovi noi siamo chiamati a guardare anche alle presenza dei credenti in quanto singoli nelle più diverse realtà e situazioni. Nello specifico del campo politico guardiamo così i ‘frutti’, auspicando che quelli buoni vengano da qualsiasi parte e non soltanto da parte cattolica”. Alla domanda su quale valore attribuisca alla “laicità”, Bagnasco ha risposto che “le parole di Gesù ‘date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio’ indicano chiaramente quale sia la prospettiva cui la Chiesa si deve ispirare. Si tratta di una visione di assoluta ‘laicità’. Come Vescovi – ha poi detto – stiamo tutti sempre molto attenti perché la Chiesa ha come suo compito fondamentale quello di essere ‘sale’ e ‘lievito’ della storia, e anche di essere ‘luce’ e ‘città sul monte’”. Queste “immagini” – ha aggiunto – “hanno un forte valore simbolico e vanno del resto tutte configurate insieme, così come il rapporto fede-ragione, ben delineato da Papa Benedetto XVI. La fede assume tutto l’uomo e non dimentica di valorizzare le sue prerogative razionali”.

L’accenno all’importanza del “sagrato” della Chiesa – immagine con cui si è chiusa la prolusione – “non è tanto un discorso, ma un simbolo”, ha precisato ancora il card. Bagnascoi. Quello del sagrato, ha proseguito, “è un simbolo tradizionale: il sagrato è sempre stato uno spazio quasi di congiunzione, di dialogo tra il sacro e il profano”. Il sagrato, quindi come “spazio di incontro, di vicinanza, di prossimità della Chiesa, di assoluta vicinanza verso l’uomo contemporaneo”. Ad una domanda sull’interpretazione delle modalità con cui il Papa ha distribuito la comunione durante la messa del Corpus Domini (ai fedeli inginocchiati, e non consegnando l’ostia tra le mani, ndr), Bagnasco ha risposto: “La liturgia della Chiesa è una liturgia ricca, non necessariamente monocorde, fatta di forme, gesti, riti, preghiere. Il Papa si colloca dentro la ricchezza, la pluriformità del linguaggio liturgico che non esclude altri linguaggi, altri segni, altre forme previste dalla normativa della Chiesa”. “L’ermeneutica della discontinuità non è la lettura del Concilio”, ha ricordato il cardinale citando un discorso del Papa del 2005: “La lettura corretta del Vaticano II è sempre un’ermeneutica della riforma e della continuità: non ci sono opposizioni, ci sono inclusioni”.

“I ripetuti appelli del Papa e dei Vescovi per il sostegno della scuola cattolica fanno riferimento al valore della libertà educativa dei genitori, un dato che attiene al loro diritto naturale di dare ai propri figli l’educazione che reputano più adeguata”: è il pensiero del presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, espresso oggi in conferenza stampa. “L’auspicio che abbiamo formulato a questo riguardo – ha aggiunto – è che i genitori possano avere questa ‘libertà’ concreta, usufruendo di sostegni, anche istituzionali, rivolti alle scuole non statali. Questo perché le scuole cattoliche appartengono a pieno titolo alla scuola pubblica, che è fatta di scuole statali da un lato e di scuole ‘parificate’ dall’altro”. Secondo Bagnasco “occorre sempre ricordare che le scuole paritarie così come quelle statali svolgono un servizio, appunto, di tipo ‘pubblico’ e pertanto parlare di scuole ‘private’ non è una dizione corretta”. “Su questo e altri temi di tipo sociale – ha poi detto rispondendo a una domanda sui ‘pronunciamenti politici’ dei vescovi – la Chiesa non fa ‘ingerenza’ ma semplicemente propone un richiamo ai valori di fondo che il Magistero è chiamato ad annunciare in temi di fede e di etica”.

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