Italia

Aborto, lo strappo europeo

DI CLAUDIO TURRINI«L’aborto deve essere legale, sicuro e accessibile a tutti». Parola del Parlamento europeo che lo scorso 3 luglio ha approvato con 280 voti favorevoli, 240 contrari e 28 astensioni la cosiddetta «Risoluzione Van Lancker» «sulla salute e i diritti sessuali e riproduttivi».

Nel testo, messo a punto dalla Commissione per i diritti della donna e le pari opportunità che lo scorso 4 giugno lo aveva approvato con 19 voti favorevoli, 11 contrari e 2 astensioni, oltre a promuovere i «metodi contraccettivi di alta qualità», da distribuire «a titolo gratuito, o ad un costo molto basso, per i gruppi meno abbienti, come i giovani, le minoranze etniche e gli emarginati» si invitano gli stati membri e i paesi candidati a «promuovere la contraccezione d’emergenza, facendo in modo che tali medicinali siano venduti senza prescrizione e a prezzi accessibili». Via libera, quindi, ad un massiccio uso della «pillola del giorno dopo», quella che provoca immediatamente l’aborto.

«È una risoluzione che non ha valenza di carattere giuridico, ma solo politico generale. Non obbliga gli stati né quelli dell’Unione né i candidati all’allargamento», commenta l’europarlamentare di Forza Italia Paolo Bartolozzi, uno dei due toscani – assieme al Ds Guido Sacconi – che siedono a Strasburgo.

Sì perché l’europarlamento, a differenza delle assemblee nazionali, non fa le leggi. Quest’ultime, che in Europa sono principalmente «Regolamenti» e «Direttive» vengono proposte dalla Commissione, ma in base al complesso meccanismo della co-decisione, introdotto a Maastricht nel 1992, devono poi avere il «via libera» dal Parlamento e dal Consiglio dei ministri. In caso di persistente disaccordo tra i co-legislatori, è previsto un «comitato di conciliazione», composto da rappresentanti del Consiglio e del Parlamento assistiti dalla Commissione, al fine di raggiungere un accordo. Quest’ultimo è sottoposto in terza lettura al Parlamento e al Consiglio per la sua adozione finale. Tutt’altra cosa sono le «risoluzioni», uno strumento che le istituzioni europee hanno per «manifestare una volontà politica» e niente più.

Quella approvata il 3 luglio scorso, dunque, rimarrà solo sulla carta. «Il nostro tentativo – spiega Bartolozzi – è di non dar peso al documento, ritenerlo una pura provocazione politica. Stiamo invece lavorando perché la Convenzione che dovrà scrivere la “costituzione europea” tenga conto di alcuni valori, come quello della vita e quello delle radici cristiane dell’Europa. Vorremmo anche modificare il Regolamento del Parlamento per escludere dal dibattito le materie non previste dai Trattati».

Perché per il gruppo del Partito popolare europeo, che ha votato compatto contro la risoluzione, spiega ancora Bartolozzi, «non era assolutamente opportuno che il Parlamento si occupasse di questa materia. Non c’era alcuna base giuridica, perché il tema non è previsto dai Trattati. È stata solo una strumentalizzazione politica, una forzatura della sinistra europea, una provocazione sia verso stati membri come l’Irlanda che non ha ratificato il Trattato di Nizza perché ci sono riferimenti all’aborto, che verso stati in attesa di entrare nella Ue, come la Slovacchia che aveva inviato una lettera ufficiale alla Commissione per esprimere il proprio dissenso dal testo Van Lancker».

Nel breve dibattito tenutosi a Strasburgo il giorno precedente alla votazione, il 2 luglio, sono intervenuti una ventina di eurodeputati, tra i quali tre italiane: la romana Roberta Angelilli, di Alleanza Nazionale, la segretaria del partito trasnazionale radicale Emma Bonino e la Ds lombarda Fiorella Ghilardetti. Se quest’ultima si è espressa genericamente a favore, come tutto il gruppo socialista (assieme a radicali, verdi, comunisti e liberaldemocratici), la Bonino ha bollato la risoluzione addirittura come «troppo prudente», mentre decisamente contraria si è dichiarata la Angelilli, lamentandosi che nel testo non si parli mai di «diritto alla maternità, di maternità consapevole, di educazione all’affettività», ma solo di «diritti riproduttivi» e di «consapevolezza della fertilità», «definizioni», osserva sagacemente, «più adatte ai capi di bestiame che non alle donne, che sono degli esseri umani».

Anche per Bartolozzi, al di là del problema aborto e «pillola del giorno dopo», quello che è inaccettabile è «il tentativo di stabilire indicazioni sulla famiglia riproduttiva, come se si stabilissero dei riferimenti ai quali le famiglie europee dovrebbero attenersi. Siamo in presenza di un relativismo etico che rischia di travolgere le radici stesse dell’Europa, proprio mentre si discute se nella Convenzione si debba fare riferimento esplicito a queste radici».

Il testo della Risoluzione Van LanckerUn voto che sconcertaCOMECE: «INOPPORTUNA LA RACCOMANDAZIONE SULL’ABORTO»