Italia

Bagnasco: lavoro priorità assoluta; scuola paritaria non è privata

«Nella mia prolusione ai lavori – ha sottolineato – avevo parlato esplicitamente di crisi industriale e non di agricoltura, turismo o altro, perché da tempo c’è sul tavolo questo problema. Il nostro Paese sembra comportarsi come le famiglie in difficoltà che – ha precisato – nei momenti più difficili mettono in vendita i gioielli migliori. Ebbene, è un problema di cui si parla da anni, che oggi va affrontato, perché temo che se l’unica strada da scegliere sia quella di ripianare finanziariamente i buchi, vendendo le industria migliori, che sono da decenni il vanto del nostro Paese, allora le conseguenze potrebbero essere molto gravi». Il cardinale ha quindi ulteriormente riflettuto su questo rischio, definendo la scelta di vendere i «gioielli di famiglia» come «un approccio limitato», facendo anche riferimento alla «sua cara città di Genova e in genere alla situazione del Nord Italia». «Invece – ha poi concluso – occorre affrontare il problema con una sensibilità sia finanziaria sia industriale, non in maniera contrapposta. Diversamente il Paese rischia di perdere molto della ‘genialità’ produttiva che ci riconoscono nel mondo».

«I vescovi si sono fatti voce delle situazioni di grave sofferenza in cui versa il Paese», ha ricordato il presidente della Cei, richiamando poi il comunicato finale sui lavori in cui si parla di «disorientamento psicologico delle famiglie, alta percentuale di disoccupazione specie giovanile, delusione a fronte di promesse di legalità sistematicamente disattese, inaccettabile sperequazione di risorse tra iper-garantiti e nuovi poveri, degrado delle carceri, condizione esposta degli immigrati». «In questo senso – ha precisato il cardinale – le parole che il Papa ci ha rivolto ieri circa il nostro compito di dialogare con le istituzioni culturali, sociali e politiche sono quanto mai impegnative, specie in un momento difficile come questo». Ha poi voluto anche ribadire l’appello ai responsabili della cosa pubblica, anch’esso già contenuto nella prolusione, «perché pensino al Paese alla gente senza ulteriori distrazioni né populismi inconcludenti e dannosi, ma ponendo ciascuno sul tavolo le migliori risorse di intelletto, competenza e cuore». A proposito delle aumentate richieste di aiuto che giungono alle Caritas e alle parrocchie, ha sottolineato che «la Chiesa non può ridursi a essere una presenza puramente sostitutiva dello stato sociale», benché «sia evidente la generosità crescente di parrochi e fedeli verso chi si trova in difficoltà».

«I vescovi si sono fatti voce delle situazioni di grave sofferenza in cui versa il Paese», ha detto ancora il cardinale Angelo Bagnasco, richiamando poi il comunicato finale sui lavori in cui si parla di «disorientamento psicologico delle famiglie, alta percentuale di disoccupazione specie giovanile, delusione a fronte di promesse di legalità sistematicamente disattese, inaccettabile sperequazione di risorse tra iper-garantiti e nuovi poveri, degrado delle carceri, condizione esposta degli immigrati». «In questo senso – ha precisato il cardinale – le parole che il Papa ci ha rivolto ieri circa il nostro compito di dialogare con le istituzioni culturali, sociali e politiche sono quanto mai impegnative, specie in un momento difficile come questo». Ha poi voluto anche ribadire l’appello ai responsabili della cosa pubblica, anch’esso già contenuto nella prolusione, «perché pensino al Paese alla gente senza ulteriori distrazioni né populismi inconcludenti e dannosi, ma ponendo ciascuno sul tavolo le migliori risorse di intelletto, competenza e cuore». A proposito delle aumentate richieste di aiuto che giungono alle Caritas e alle parrocchie, ha sottolineato che «la Chiesa non può ridursi a essere una presenza puramente sostitutiva dello stato sociale», benché «sia evidente la generosità crescente di parrochi e fedeli verso chi si trova in difficoltà».

Altro tema trattato dal presidente dei vescovi italiani quello del dibattito suscitato dal prossimo referendum a Bologna sui finanziamenti alle paritarie. «È sbagliato parlare di ‘scuola privata’, riferendosi alla scuola cattolica, perché bisogna parlare di ‘scuola paritaria’ in quanto inserita a pieno titolo, accanto alle scuole statali, nel sistema scolastico pubblico del nostro Paese», ha osservato. «I genitori hanno il diritto, fondamentale e inalienabile – ha proseguito -, di poter educare i propri figli scegliendo le scuole che meglio incarnano i principi in cui credono e che siano riconosciute nel sistema pubblico. Con la crisi odierna tuttavia succede sempre più spesso che tale diritto di fatto viene negato, perché le famiglie non ce la fanno più a pagare le rette, specie le famiglie più povere. E così capita di vedere che in molti di tali asili, ad esempio, le suore pur di non togliere il loro servizio, tengono in piedi la scuola usando le loro pensioni». Durante l’assemblea, che si è conclusa oggi, si è parlato molto di scuola paritaria e della crisi che sta vivendo. È stata così decisa una grande mobilitazione da attuarsi nella primavera 2014 in piazza San Pietro a Roma, alla presenza del Papa, «per ribadire – dicono i vescovi nel comunicato finale – l’interesse della Chiesa in Italia verso le tematiche educative e scolastiche».

Testo integrale del comunicato