Italia

Bambini a congresso contro lo sfruttamento

Alice, 15 anni, vive ad Abidjan, in Costa d’Avorio. Ha iniziato a lavorare all’età di sette anni, in una discarica pubblica, raccogliendo rifiuti ospedalieri.Shiv, indiano, ha oggi 16 anni, ma ne aveva solo dieci quando un uomo lo rapì con l’inganno e lo ridusse in schiavitù. Hermia arriva dalle Mauritious, lavora da quando a 13 anni perse la madre e fu costretta ad abbandonare la scuola.Alice, Shiv ed Hermia sono alcuni dei ragazzi che hanno avuto il coraggio di raccontare in prima persona la loro storia di sfruttamento minorile in apertura del Children’s World Congress on Child Labour ospitato al Palacongressi di Firenze dal 10 al 12 maggio.

«Lavoro da quando ho sei anni – racconta anche Ana Luisa Bustamante Ardòn, 16 anni, dell’Hondorus –. Faccio la spazzina, pulisco e lavo le strade, lavoro sette ore al giorno e guadagno 40 centesimi di lempiras», ovvero un paio di centesimi di euro.

«Ho cominciato a lavorare quando avevo sette anni – incalza il quindicenne peruviano Ruth Tiffany Acevedo Cruses –: mio padre aveva perso il lavoro e mia madre era incinta».Sono oltre 250 milioni, nei Paesi in via di sviluppo, i bambini di età compresa tra i 10 e i 14 anni che lavorano (120 milioni dei quali impegnati a tempo pieno). Il 61% sono in Asia (soprattutto in India, Pakistan, Bangladesh, Thailandia, Indonesia), il 32% in Africa e il 7% in America Latina. La stragrande maggioranza è impegnata nell’agricoltura e nei lavori domestici. Ben 80 milioni di bambini, secondo i dati ribaditi a Firenze dall’Organizzazione internazionale del lavoro, faticano nelle miniere, nell’edilizia, in attività tessili, nelle concerie a contatto con solventi e mastici tossici, nella tessitura di tappeti. Secondo la stessa stima il 5% dei bambini al di sotto dei 15 anni lavora per le multinazionali.Non è estranea al fenomeno nemmeno l’Italia, dove secondo recenti dati Istat sarebbero economicamente attivi circa 144 mila bambini in età tra i 7 e i 14 anni.

Eppure, «per dare istruzione a tutti i bambini del mondo che oggi ne sono privati, basterebbero 11 miliardi di dollari, pari a tre giorni di risorse mondiali spese per gli armamenti o ad un quinto di quanto gli Stati Uniti spendono in sigarette in un anno o a quanto, in 12 mesi, si spende in Europa per i cosmetici». Lo ha detto Kailash Satyarthi, fondatore della Global March against Child Labour, che per quanto riguarda l’Europa è da quattro anni coordinata da Mani Tese, e a cui si deve, insieme ai sindacati Cgil, Cisl e Uil, l’organizzazione del congresso fiorentino, che a conclusione della «tre giorni» al Palacongressi ha avuto il suo momento più ufficiale nel pomeriggio di mercoledì in Palazzo Vecchio seguito, nella mattinata di giovedì, da una manifestazione pubblica per le strade della città (da Piazza della Signoria a Piazza della Santissima Annunziata) con le centinaia di ragazzi provenienti da ogni parte del mondo per dar vita a questo primo Congresso mondiale dei bambini contro lo sfruttamento del lavoro minorile.

Ma Firenze non è stato il punto d’arrivo, anzi «è stata – dicono gli organizzatori – una nuova partenza per la Global March against Child Labour, che intende promuovere «il protagonismo» dei ragazzi, «aumentare e rafforzare la loro partecipazione a tutti i processi decisionali che li riguardano», fare pressione sui governi e sulle organizzazioni internazionali «affinché sostengano concretamente i programmi finalizzati all’eliminazione dello sfruttamento del lavoro minorile, alla riduzione della povertà e alla garanzia dell’accesso all’istruzione gratuita, universale e di qualità per tutti i bambini e al lavoro dignitoso per gli adulti». Concetti ribaditi nel documento finale del Congresso assieme ad una rivendicazione dei giovanissimi delegati: «Noi siamo il presente e la nostra voce è il futuro!».A.F. Così in ToscanaIn base alle rilevazioni dell’Inps, in Toscana nel 2003, a fronte di 7.329 lavoratori in nero, i minori erano 55. Nel 2002, su 8.271, erano 43. Per arginare il fenomeno è stata firmata un’intesa tra Regione e sindacati. Tra gli obiettivi del protocollo (sottoscritto dal presidente della Toscana e dai segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil), rafforzare le procedure di controllo e di sanzione nei confronti delle aziende che utilizzano, direttamente o indirettamente, il lavoro minorile; sostenere le politiche di diritto allo studio; promuovere, attraverso le famiglie, attività educative, ricreative e formative per il tempo libero di ragazze e ragazzi. Il lavoro minorile nella nostra regione riguarda soprattutto la comunità cinese tra Prato e Firenze. Una cronaca dalla parte dei bambiniIl congresso mondiale che si è svolto al Palazzo dei Congressi di Firenze in tanti ci hanno parlato dello sfruttamento del lavoro minorile. Ce ne hanno parlato il sindaco di Firenze, Leonardo Domenici, il presidente della Regione Toscana, Claudio Martini, il presidente di Mani Tese, Filippo Mannucci, i rappresentanti dei sindacati Cgil, Cisl e Uil e di altre organizzazioni internazionali. Ognuno di loro ha espresso il proprio parere riguardo lo sfruttamento del lavoro minorile. Ad esempio, hanno spiegato come tanti bambini lavoratori vivono senza avere contatti con il mondo esterno.

Una sindacalista ci ha fornito alcuni dati sulla situazione mondiale dei bambini: un bambino su sei è sfruttato ed un bambino su otto è sfruttato sessualmente, schiavizzato o mandato a combattere in guerra. Il presidente di Mani Tese ci ha detto che se i soldi investiti per le guerre fossero usati per l’istruzione, in vent’anni non ci sarebbero più analfabeti nel mondo.

Poi, su uno schermo, sono stati proiettati dei filmati che facevano vedere i principali lavori di sfruttamento dei bambini, come costruire oggetti da lavoro di ferro. Dopo una pausa, il congresso è ripreso con le testimonianze di ragazzi che devono lavorare per poter guadagnare da vivere per loro e la famiglia. Alcuni ragazzi, fin dall’età di sei o sette anni, devono alzarsi molto presto la mattina, lavorare un po’ di ore per le strade e poi hanno il tempo per poter giocare e studiare. Ma ci sono anche bambini sfruttati che si alzano presto la mattina, lavorano fino a ben 16 ore al giorno e non hanno un’alimentazione corretta e medicine; si ammalano molto spesso e non vengono quasi mai curati, ed inoltre non hanno il tempo per studiare.Nel pomeriggio, ci siamo divisi in gruppi per approfondire il lavoro minorile e abbiamo pensato a come si potrebbe rimediare. All’interno del Palazzo si sono svolti i dibattiti dei ragazzi e degli adulti per trovare una soluzione per cancellare dal mondo lo sfruttamento del lavoro infantile. Questo congresso per me è stato molto interessante perché mi ha fatto capire di più il grave problema dello sfruttamento minorile e quello che si può fare per rimediare, come dare più fondi per costruire scuole e quindi per l’istruzione.La parte del congresso che mi è piaciuta di più è stata quando abbiamo discusso insieme per cercare di abolire lo sfruttamento. Mi sono piaciute anche le testimonianze dei ragazzi che hanno vissuto in prima persona il lavoro, perché mi hanno fatto capire di più che cosa significa lavorare per un ragazzo che ha meno di 15 anni.Sara Longinotti11 anni

LAVORO MINORILE: DICHIARAZIONE FINALE DELEGATI RAGAZZI A PRIMO CONGRESSO A FIRENZE