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CAMALDOLI, CONVEGNO  SUL FUTURO DEL CATTOLICESIMO: CHIESA POPOLARE MA CON SEGNI DI DIFFICOLTÀ

“L’Italia mantiene una realtà di Chiesa popolare che è ormai difficile registrare altrove. E le molte esperienze di ridefinizione territoriale delle strutture pastorali di base, sperimentate in molti Paesi europei, non hanno dato i frutti sperati, confrontati con la continuità e la forza delle parrocchie in Italia”. Tuttavia “i segni di difficoltà non sono né pochi né di superficie”. Lo ha affermato oggi pomeriggio a Camaldoli (Arezzo) p. Lorenzo Prezzi, direttore della rivista “Il Regno”, aprendo il convegno su “Il futuro del cattolicesimo italiano” (in corso fino a domenica 16). Da una parte il laicato, ha osservato, “dopo la stagione del confronto, critico ma anche positivamente e reciprocamente condizionante, fra associazioni e movimenti ecclesiali, conosce oggi una difficoltà evidente”; dall’altra “gli organismi interassociativi come Retinopera, Scienza e vita, il Forum delle associazioni familiari e similari rispondono a esigenze serie di comunicazione pubblica e di visibilità mediale, ma più difficilmente a quella paziente e pervasiva opera di formazione di cui il laicato sente necessità davanti alle sfide del postmoderno”. Gettando uno sguardo sul “futuro possibile” del cattolicesimo italiano, Prezzi ha individuato tre linee di fondo. Dapprima il nuovo Lezionario “motiva il rinnovato apprezzamento per un’alimentazione biblica” della comunità cristiana. Si tratta, ha precisato, di un segnale “importante sullo sfondo di una sfida davvero enorme: far entrare la Scrittura nella pratica cristiana comune e nel dibattito culturale e civile”. In secondo luogo, “sul versante della carità vale la pena sottolineare la nuova attenzione al tema della città, come nuova sfida e opportunità per l’annuncio e per la testimonianza cristiana”. Infine, “sul versante della catechesi”, “è in atto un approccio catecumenale”. “L’apparire di nuove figure come quelle dei catecumeni, dei convertiti, dei ricomincianti – ha evidenziato – costringe le comunità parrocchiali a non limitarsi più al sostegno della fede già in atto, ma a interrogarsi su come generare alla fede”. Da ultimo, il direttore de “Il Regno” ha affrontato “il tema dell’eredità del cattolicesimo democratico”. “L’adeguato funzionamento e il valore morale della democrazia sono condizione essenziale per un esercizio e una ricerca del bene comune”, ha sottolineato, vedendo nel “moltiplicarsi di spezzoni «cattolici»” un segnale “della scarsa laicità dei partiti, ma anche della settarizzazione e parcellizzazione delle componenti cattoliche in politica”.

La laicità è “il valore identitario dell’Europa”, “ne rappresenta la travagliata esperienza storica e, insieme, ne caratterizza in modo unico la vita civile”. Ne è convinto lo storico Fulvio De Giorgi, intervenuto oggi pomeriggio al seminario organizzato a Camaldoli (Arezzo) dalla rivista “Il Regno”. Lo storico si è interrogato su “un modello di laicità” in Europa che possa essere “condiviso da credenti e non credenti, cristiani e non cristiani”. La riposta, ha affermato, sta in “una laicità negativa” e in “una neutralità positiva”, termini che richiamano “una neutralità dello Stato”, la quale tuttavia non significa “eliminazione di ogni riferimento religioso o valoriale”, quanto piuttosto sottende una “compresenza pluralistica e dialogante di tutte le posizioni religiose o valoriali realmente professate”. In questo senso, ha precisato, “la laicità negativa si oppone al confessionalismo, ma anche ad ogni forma di religione politica dello Stato”, nulla avendo a che fare, però, con un “relativismo dei valori”. Infine, ha osservato De Giorgi, “la laicità implica la libertà religiosa”, ma pure un rapporto tra Stato e comunità religiose che protegga “il potere politico dalle ingerenze dei fondamentalismi religiosi” e difenda “l’individuo da indebite e oppressive costrizioni”.

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