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CAMORRA: GRASSO, SCOPERTO PRIMO RADICAMENTO IN TOSCANA

Per la prima volta e’ stata scoperta una organizzazione di stampo camorristico radicata in Toscana, in particolare in Versilia, da almeno dieci anni. E’ quanto spiegato dal procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso durante una conferenza stampa a Firenze, assieme al procuratore facente funzioni di Firenze Francesco Fleury, al pm Pietro Suchan della Dda e ai vertici della Gdf toscana e fiorentina riguardo l’operazione che ha portato all’esecuzioni di 14 ordinanze di custodia cautelare e di tre obblighi di dimora. I reati contestati vanno dall’usura, all’estorsione, al sequestro di persona, al riciclaggio, alla raccolta di scommesse illegali. Al vertice dell’organizzazione ci sarebbe stato Vincenzo Saetta, ex organico del clan giugliano di Forcella. In Versilia, “anziché la solita infiltrazione sotto il profilo soltanto economico – ha spiegato Grasso – abbiamo riscontrato la stabilità di un’organizzazione criminale con provenienza camorristica”. “E’ stato colpito un tentativo di ulteriore colonizzazione della Camorra nell’ambito della Versilia – ha detto Grasso – attraverso un’attività che si rivolgeva soprattutto all’ambito affaristico ed economico, dopo attività di usura e di scommesse clandestine. Era un mondo che si rivolgeva al massimo sfruttamento, in un contesto di alta redditività per i profitti illeciti”. Durante l’operazione sono stati scoperti contatti con altre organizzazioni criminali, in particolare siciliane e il clan Santapaola. L’attività di indagine ha portato, l’anno passato, all’arresto del latitante Antonino Finocchiaro, considerato un personaggio di spicco della criminalità organizzata catanese. “E’ normale – ha spiegato Grasso – che nell’ambito della criminalità organizzata, come la Camorra e Cosa nostra siciliana, ci sia uno scambio di servizi”. In questo contesto, l’organizzazione versiliese, “avevano fornito una struttura logistica che favoriva la latitanza di un esponente del clan Santapaola”. “Si dice normalmente – ha aggiunto il procuratore fiorentino Fleury – che in Toscana le organizzazioni criminali storiche non abbiano radicamento stabile e controllo del territorio. Alla luce di questa operazione, questa considerazione non è più attuale. Questa organizzazione derivava dal clan Giuliano e si era stabilita in Lucchesia, in particolare in Versilia, con la forza dell’intimidazione e dell’omertà”. Per il magistrato della Dda Suchan, “un tentacolo della camorra si era insediato in Versilia. Emerge come ritenessero che Saetta avesse in mano la Versilia per conto del Clan Giuliano, almeno fino a quando non si è dissociato”. Le infiltrazioni iniziarono nei primi anni Novanta, poi, nel 1998, la svolta, con il radicamento vero e proprio, il primo in Toscana, di un’associazione per delinquere di stampo camorristico. L’organizzazione avrebbe iniziato con l’usura, con tassi fino al 9 mila per cento, per poi passare, grazie a “intimidazioni e omertà” a scommesse clandestine, riciclaggio, estorsione, investimenti in attività economiche e finanziarie. L’operazione è stata ribattezzata “Dedalo”. Diciassette le misure restrittive: 9 in carcere, 5 ai domiciliari e tre obblighi di dimora. Si tratterebbe di persone da tempo legate alla criminalità organizzata e di toscani. A capo dell’organizzazione ci sarebbe stato Vincenzo Saetta, 37 anni, di origini napoletane, ‘inviato’ in Toscana negli anni Novanta dal clan napoletano Giuliano, da cui poi si sarebbe dissociato. I contatti fra la criminalità organizzata napoletana e siciliana, comunque, non si sarebbero mai interrotti, con ‘mutuo soccorso’ e il rifugio a latitanti. L’usura – quasi 2 milioni di euro i prestiti in 4 anni, secondo quanto spiegato – e le scommesse clandestine erano coperte anche da una ricevitoria Lotto, che avrebbe facilitato l’avvicinamento ai ‘clienti’, circa una ventina. Fra questi, professionisti dediti alle scommesse ma anche imprenditori e persone in difficoltà economiche. Con le vittime dell’usura, l’organizzazione ricorreva a sequestri e minacce a mano armata. I proventi erano investiti in attività apparentemente lecite, come una concessionaria di auto, e in immobili. In tutto, sono stati sequestrati beni per oltre 6 milioni di euro, a Viareggio e in Campania. (ANSA).