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CEI: CARD. BAGNASCO, LA CHIESA VUOLE AIUTARE IL PAESE A RIPRENDERE IL CAMMINO

“Una incondizionata e cordiale condivisione” nei confronti del Santo Padre e il rinnovo di una “comunione affettiva ed effettiva” a pochi giorni “da un grave episodio di intolleranza” che lo ha indotto “a soprassedere rispetto alla visita da tempo programmata alla Sapienza”: si apre con questi pensieri la prolusione (testo integrale) del card. Angelo Bagnasco, presidente della CEI, pronunciata questa sera a Roma in occasione dell’avvio del Consiglio permanente che si svolgerà fino al 24 gennaio. Bagnasco ha sottolineata che tale “rinuncia” è stata “tutt’altro (dunque) che un tirarsi indietro, come qualcuno ha pur detto, ma una scelta magnanime per non alimentare neppure indirettamente tensioni create da altri e che la Chiesa certo non ama, pur dovendole spesso suo malgrado subire”. Il presidente Cei ha poi notato che “l’assenza forzata all’incontro è presto diventata una presenza assai più dilatata del previsto. L’importante discorso non solo è stato letto alla Sapienza, ma è stato anche pubblicato su numerosi giornali, guadagnando allo stesso un ascolto incomparabile”. Ha poi notato che “la straordinaria folla di fedeli e di cittadini che ieri, domenica, sono convenuti su invito del Cardinale Vicario in Piazza San Pietro per la recita dell’Angelus, è la testimonianza fedele dei sentimenti forti che albergano nel popolo italiano. Il che ci induce, nonostante tutto, a guardare avanti e ad avere fiducia”.

Dopo aver richiamato l’enciclica “Spe Salvi” di Benedetto XVI, nella quale il Papa “conduce un serrato ragionamento in cui storia, filosofia e teologia si intrecciano per decodificare il desiderio di vita buona e felice che c’è nel cuore dell’uomo e di ogni epoca”, il card. Bagnasco evidenzia la “riconsiderazione che il Papa fa dei Novissimi” ponendo l’Enciclica “come una concreta risorsa di rinnovamento della nostra pastorale: dal battesimo alla cura delle realtà ultime”. Di fronte alla “paura del futuro” e al “senso di fatalistico declino” messo in luce dal Rapporto Censis 2007, Bagnasco afferma che “a noi Vescovi interessa, se possibile, guardare più in profondità, alla crisi interiore che è in parte causa e radice della stessa crisi pubblica”. A questo riguardo, “l’offerta della Chiesa al nostro Paese” è una forma di amore e servizio per l’Italia, in quanto “la Chiesa non vuole e non cerca il potere … la Chiesa vuole aiutare il Paese a riprendere il cammino, a recuperare fiducia nelle proprie possibilità, a riguadagnare un orizzonte comune”. Questo servizio è svolto – ricorda Bagnasco citando la nota dopo il convegno ecclesiale di Verona – dicendo “sì alla cultura magmatica eppure vitale in cui (la stessa Chiesa) è a sua volta inserita” e pronunciando a volte “anche dei leali no” che costituiscono “un sì più grande alla vita, alla persona intera”.

Entrato poi nel vivo delle questioni sul tappeto, il presidente Cei ha fatto cenno alle “unioni civili”, rilevando che “la Chiesa, ad esempio, dice sì alla famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Per questo si oppone alla regolamentazione per legge delle coppie di fatto, o all’introduzione di registri che surrogano lo stato civile”. “Non la muove il moralismo, – ha precisato – o peggio il desiderio di infliggere pesi inutili o di frapporre ostacoli gratuiti. Al contrario, abbiamo a cuore davvero il futuro e il benessere di tutti. Conferendo diritti e privilegi alle persone conviventi, apparentemente non si tolgono diritti e privilegi ai coniugi, ma si sottrae di fatto ai diritti e ai privilegi dei coniugi il motivo che è alla loro radice, ossia l’istituto matrimoniale che nessuno – a questo punto − può avere l’interesse a rendere inutile o pleonastico, o a offuscare con iniziative, quali il divorzio breve, che avrebbero la forza di incidere sulla mentalità e il costume, inducendo atteggiamenti di deresponsabilizzazione”. A questo proposito ha poi aggiunto che “la struttura della famiglia non è paragonabile ad un’invenzione stagionale” per “l’indubitabile complementarietà tra i due sessi” e per “il bisogno che i figli hanno, e per lunghi anni, di entrambe le figure genitoriali”.

Dopo aver espresso “la contrarietà (della Chiesa) all’equiparazione tra tendenze sessuali e differenze di sesso, razza ed età”, Bagnasco ha definito la tendenza all’affermazione della cultura gender “un deprezzamento alla fin fine della stessa corporeità che si vorrebbe unilateralmente esaltare”. Sulla “moratoria contro la pena di morte”, ha sottolineato la “fruttuosa complementarietà” tra la società civile e i responsabili politici” che “ha procurato all’iniziativa diplomatica il più vasto consenso popolare”. Ad essa ha poi collegato la proposta di “moratoria contro l’aborto”, ricordando che per il Concilio esso “è abominevole di per sé, ed è un’ingiustizia totale”. Ha quindi affermato: “come non esser grati a chi per primo, da parte laica, ha dato evidenza pubblica alla contraddizione tra la moratoria che c’è e quella che fatichiamo tanto a riconoscere?”. Sulla legge 194, ha ricordato “che l’amore umano è sempre associato a una responsabilità” e ha aggiunto che “quella della vita è una grande causa, la causa che ci definisce e ci qualifica”, invocando l’adozione di provvedimenti per una reale “tutela della maternità” senza “escludere l’aggiornamento di qualche punto della legge”.

Dopo i riferimenti agli operai morti alla ThyssenKrupp di Torino, alla vicenda delle immondizie in Campania, della lotta alle mafie e al “pizzo”, col richiamo al 60° della Carta Costituzionale, la prolusione si è addentrata nelle tematiche etico-sociali, ribadendo i valori della dottrina cattolica, volti a “servire la formazione della coscienza nella politica”. Bagnasco ha poi ricordato l’aggravamento delle condizioni economiche per molte famiglie, i provvedimenti del Governo nella Finanziaria, invocando più profonde misure a “sostegno della famiglia nei suoi compiti di allevamento e cura dei figli”. La parte finale della prolusione è stata dedicata agli aspetti dottrinali dell’insegnamento più recente di Benedetto XVI, specie in tema di evangelizzazione e promozione umana. In particolare Bagnasco ha citato il messaggio papale per la 45° Settimana Sociale di Pistoia e lo ha collegato al “Progetto culturale cristianamente ispirato”, rilevandone il ruolo di stimolo per la “dimensione intellettuale” e di “esercizio delle attitudini proprie di chi fa vocazionalmente cultura”. Ne ha quindi auspicato “un ulteriore sviluppo” perché possa promuovere in forma ancor più allargata “momenti pubblici di elaborazione e di proposta ad alto livello”.

Sir