Italia

COMMERCIO ARMI; ADDIO ALLA 185: P.ZANOTELLI, VERGOGNA ITALIA

“L’approvazione della riforma della legge 185 sull’esportazione di armamenti italiani all’estero è una vera e propria vergogna nazionale”. E’ il commento di padre Alex Zanotelli, che insieme a Nigrizia è stato tra i promotori della Campagna in difesa della legge 185, dopo l’avvenuta approvazione di ieri, alla Camera dei deputati, della riforma della 185 che amplia la possibilità, per l’Italia, di esportare armi riducendo i controlli. La Campagna, che aveva inviato al Parlamento italiano quasi 150.000 firme, organizzato conferenze e azioni di mobilitazione, esprime profonda delusione e rilancia proponendo “la costituzione in Italia di un network stabile sul controllo delle armi capace di operare un’azione di monitoraggio nazionale ed internazionale in materia di commercio e produzione di armi”. Padre Zanotelli critica anche l’opposizione per essersi astenuta in massa dal voto (189 deputati non erano presenti) e ricorda due fatti “gravissimi” nell’ambito della riforma: “la modifica alla legge 185 toglie l’end use, cioè sapere dove le armi vadano davvero a finire, permettendo le cosiddette triangolazioni, che ho personalmente testimoniato quando ero direttore a Nigrizia, e che tante morti hanno causato; non c’è più l’obbligo, per il governo, di presentare la relazione annuale sulle esportazioni autorizzate. Questa è un’altra maniera per nascondere i loschi traffici di armi. È altrettanto grave il fatto che le armi potranno essere esportate in paesi dove ci siano violazioni dei diritti umani, purché non ‘gravi'”. Padre Zanotelli si dice “esterrefatto da questo comportamento dei deputati”. “Ora dobbiamo ammettere – conclude -, da parte di questo movimento che c’è alla base, che abbiamo fatto ultimamente troppa poca pressione a questo livello. Tutto il movimento che si è mosso contro la guerra in Iraq doveva con altrettanta forza muoversi contro le modifiche alla 185: questo non è avvenuto. Non basta più l’indignazione, dobbiamo impegnarci”. Il missionario comboniano ricorda che la Conferenza episcopale italiana “si era data da fare perché queste modifiche non avvenissero”. Sir